~Capitolo 4~

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《Abbiamo entrambi il cuore spezzato, cosa abbiamo da perdere?》

Cosa abbiamo da perdere?

Queste quattro parole si ripetevano incessanti nella sua mente, sussurrate dalla voce di Eco.
La ripetitività le faceva girare la testa, ma ciò che più la tormentava di quelle forsennate parole era il fatto che lei non possedeva risposta alcuna.
Non aveva nulla da perdere, ma allo stesso tempo tutto. Perché era proprio in quel nulla materialistico che si celava il suo tutto.

La giovane dai lunghi capelli rossi continuava a mordersi il labbro inferiore senza pietà, cercando di scaricare tutta la tensione che gravitava nel suo corpo.

Si passava freneticamente le piccole mani curate fra i capelli tirandoli leggermente, nella speranza di trovare una via, una soluzione, mentre il suo sguardo guizzava senza sosta fra le fronde danzanti delle querce aggrappolate sui poggi, che oscillavano lentamente al ritmo del tiepido venticello.

Era sempre stata una ragazza indecisionista, fin dalla tenera età.  Viveva nell' indecisione e nell' insicurezza. Non sapeva mai cosa fare. Mai. Le scelte la spaventavano sempre.
Non la intimoriva tanto la scelta in se, quanto le sue conseguenze.

La sua mente aggrovigliata continuava ad analizzare pro e contro pensando con saggezza e senso critico, mentre il cuore la spronava a buttarsi a vivere quella nuova avventura, dai tratti indefiniti.

Era ad un bivio. Due strade all' apparenza uguali si disegnavano sul fondo delle sue palpebre nere, una sull' impronta della logica, l'altra sull' irrazionalità e lei era ferma davanti ad esse scrutandole attentamente nella speranza di trovare un lume, un lume che la guidasse.
Era divisa in due parti in cui il cuore e la mente si combattevano l' un l'altra.
Da una parte la logica, la fermava, le diceva di restare con i piedi sulla terra e di smettere di favoleggiare; e dall' altra l' irrazionalità, la quale la spingeva verso il mondo, verso l' indefinito, verso un futuro dalla forma incerta, dai tratti oscuri.

E, senza un preciso perché i suoi pensieri giunsero, come da repertorio ormai, ad Ashton.
Nella mente si cristallizzò l' immagine sorridente del giovane che guardava al mondo con occhi avidi e pieni di folgore.

Ormai ogni suo pensiero aveva come traguardo lui. Ogni strada conduceva a lui, e lei, nolente o dolente, non poteva farci nulla.

Lui,  il ragazzo dagli occhi verdi e dai ricci scompigliati aveva mollato tutto. Non aveva trovato il coraggio di proseguire. Si era fatto consimare dalla paura che lo maneggiava come un burattino.

Istintivamente una lacrima scivolò giù dai suoi occhi, scontrandosi con la nitida pelle del viso, tempestata di piccole lentiggini, scendendo giù,  fino all' incavo del collo.

Non riusciva ancora ad accettarlo. Gli sembrava quadi irreale che suo fratello non ci fosse più. Era stato tutto così veloce. Tutto così improvviso. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato da un ragazzo come lui. Nessuno.

Eppure era successo.

Sentiva ogni giorno la sua mancanza. Cercava di dimenticarlo. Cercava di imprigionare nella sua mente ogni piccolo ricordo di lui, eppure ogni più piccola cosa conduceva a lui. Ed era estenuante. Angosciante.

Le bastava un profumo, un vestito e tutti i suoi pensieri tornavano a lui.

Tutte le strade aggrovigliate sembravano avere un unica destinazione, un unico punto fisso: Ashton.

Lui, il ragazzo dalle profonde fossette ai lati della bocca aveva lasciato tutti senza parole.

Ashton era l' unica cosa che faceva respirare ancora Christine. Era il suo salvagente il quel mare che le dava solo odio. Di quel mare menfreghista, insensibile alla sua incapacità nel nuotare.

Il profumo della tempesta [l.h]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora