Capitolo 14 - Sempre venerdì

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Sempre venerdì


La sua seconda cioccolata fondente piccante aveva un sapore diverso pur essendo la stessa. Seduto al terzo tavolo dalla porta, proprio al centro della vetrina, Katsuki si sentiva nervoso davvero per la prima volta nella sua vita.

Finalmente aveva una possibilità con l'oggetto dei suoi pensieri (tormenti e sbalzi d'umore) e lo sentiva scivolare via dalle dita come sabbia.

Il ragazzo era semplice e composto, timido e impacciato esattamente come gli era sembrato. Le sue guance erano adornate da un tenue rossore che inghiottiva le sue lentiggini. I suoi occhi vispi e verdissimi guizzavano da una direzione all'altra con nervosismo. Le sue mani martoriate tormentavano la ceramica della tazza senza sosta, come se non riuscissero a stare ferme.

"Di solito leggi a quest'ora." Le parole gli sfuggirono dalla bocca senza che Katsuki se ne accorgesse. Era stato un pensiero, una constatazione sua privata, dunque per quale strambo motivo lo aveva espresso ad alta voce? Praticamente gli aveva pure confessato di averlo spiato per tutto questo tempo.

Il ragazzo però rise garbato estraendo il tomo dalla tracolla ed esibendolo sul tavolo. Adesso che ci faceva caso, era bello spesso. Almeno cinquecento pagine o forse anche di più.

"Già...la mia coinquilina è molto rumorosa e qui trovo l'atmosfera giusta per rilassarmi." Confessò il ragazzo carezzando la copertina rigida. Gli occhi di Katsuki caddero su quelle cicatrici scure e frastagliate che gli solcavano il dorso della mano. Gli provocavano uno strano effetto di fastidio immotivato.

"Tu invece a cosa giochi con il telefono di solito?" Gli domandò a sua volta e Katsuki alzò la testa di scatto tornando a fissare il suo viso angelico. Era così innocente, nei suoi occhi leggeva chiaramente una dolcezza sconfinata. Realizzò solo in un secondo momento che quella domanda implicava che anche quel ragazzo lo avevesse notato.

"Ho scaricato questo giochino stupido dove un'orda di zombie invade la città e ne sono ossessionato."

"Ma dai! Sembra divertente."

"Vuoi provare?" Esordì estraendo il cellulare e allungandoglielo facendolo strisciare sul tavolo.

Gli occhi del ragazzo s'illuminarono di trepidazione.

"N-non sono molto bravo con i giochi virtuali... non vorrei rovinare il tuo punteggio." confessò abbassando lo sguardo, ma Katsuki non si fece scoraggiare e anzi, colse al volo l'opportunità per avvicinarsi maggiormente a lui aggirando il tavolo con la sedia. Adesso le loro spalle si sfioravano e i suoi capelli ricci vaporosi gli carezzavano il viso di quando in quando. Il profumo che emanavano sembrava fruttato e dolce. Delizioso.

"Tranquillo, ti aiuto io." Esordì dopo attimi di catatonia. Non che fosse particolarmente spigliato quando rimorchiava, ma quel ragazzo lo rendeva un perfetto imbecille anche solo per una conversazione stupida e banale.

E, cosa più strana, quel senso di familiarità non lo abbandonò neppure per un istante. Ogni minima informazione che acquisiva su di lui, era come se già la conoscesse e l'avesse archiviata da qualche parte nel suo cervello. Era strano e inusuale. Non gli era mai capitato di sentirsi così frastornato e confuso, ma volle accantonare la cosa in favore del tempo che passavano insieme.

Un'ora e quindici minuti dopo, passata fra risate divertite e maledizioni lanciate contro i creatori del gioco, Katsuki tornò a casa con un sorriso ebete sulla faccia e la testa leggera. Non si era neppure reso conto di quando Mina e Eijirou se ne erano andati tanto era preso dal ragazzo e dalle sue lentiggini.

Si batté una mano forte contro la fronte quando realizzò che, dopo tutta la serata passata a ridere e scherzare, non solo non gli aveva chiesto il numero, ma neppure il nome.

(594 parole)

When the snow falls Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora