Cosa ti ricordi della guerra?

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Della guerra mi ricordo, gli occhi della mia mamma quando delicatamente mi posava le mani sulle orecchie per non farmi sentire gli spari.

Mi ricordo la schiera di tedeschi che attraversavano puntualmente tutto il paese fino al bosco per fare rastrellamento, ricordo la mia mamma che mi diceva piano piano che le uniche cose che si leggevano sul volto di quei ragazzi erano i desideri di non trovare nessuno tra i rami secchi e di tornare il più presto possibile dalle proprie famiglie.

Ricordi, non solo immagini, ma anche profumi e sensazioni, che rimangono vividi nella mia mente da sempre, che mi fanno emozionare ogni volta che ne parlo, come se fossero accaduti ieri.

Il profumo del tabacco dei partigiani che di notte si nascondevano nel fossato davanti a casa mia e si diffondeva silenziosamente in tutte le stanze.

Ricordo mia mamma che accendeva la radio appena tornava a casa, ad un volume abbastanza alto che gli operai della Bember, seduti sotto la finestra, la sentissero, ma abbastanza basso che i tedeschi la ignorassero.

Il pane bianco, lo vedo per la prima volta in quegli anni, ricordo il sapore, un sapore nuovo, e anche se ora il pane bianco lo posso mangiare tutti i giorni, non è più così speciale.

Mi ricordo, che i più grandi ci raccontavano di una vita senza guerra, una vita fantastica, che neanche mille desideri bastavano per farle prendere forma.

Mi ricordo però quello che la guerra mi ha tolto e che neanche tutti i trattati di pace del mondo mi hanno ridato, il mio papà.

Perchè io alla sera lo aspettavo il mio papà, non capivo le lacrime della mamma e non comprendevo perchè tutti alla sera giocassero fuori con i loro genitori e io no e solo dopo ho capito, ho capito che anche se si tornava vivi dal fronte, la guerra ti uccideva.

Della guerra mi ricordo le caramelle che una volta un tedesco mi passò, anche se ero vestito da partigiano e mi ricordo le danze, la musica e la felicità che ormai quasi più nessuno può capire, perchè troppo complessa per lasciarla scrivere da una semplice penna.

Questi ricordi però non sono i miei, ma quelli di mio nonno Vittorio.

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