-CAPITOLO 2.

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Il suono fastidioso della sveglia interrompe, ancora una volta, i miei bellissimi sogni.

Mi annuncia che sono le sette in punto.
Vorrei tanto rimare al caldo sotto le coperte ma è praticamente impossibile.

Nonostante il mio letto mi supplica calorosamente di restare ancora con lui, non posso.
Purtroppo devo trovare le forze e alzarmi.

Sono stanca, ieri sera ho dovuto aiutare Lea con le torte, dovevano essere pronte per oggi e da sola non c'è l'avrebbe mai fatta.

Erano circa le due quando finimmo.
A malincuore mi alzo, scendo in cucina, dove ad aspettarmi c'è Aki con Tyler.

«Che buon profumo di caffè, ehm e se il mio olfatto non mente, anche di pancake, giusto?» domando, scendendo lentamente le scale. Di tanto in tanto Tyler, quando ha un po' di tempo libero viene a prepararmi la colazione visto che ha la copia della mia chiavi, come io ho la sua, bisogna ammettere che è davvero un bravissimo cuoco!

«Buongiorno reginetta, che bella vista» annuncia, squadrandomi dalla testa ai piedi, per poi soffermarsi  nelle mie gambe. Abbasso anch'io lo sguardo. Dio, che imbarazzo! Non mi ero resa conto di avere addosso la sua canotta nera che le avevo rubato tempo fa, e che mi arriva poco sotto l'ombellico. 

«Da quando usi le mutandine con i rinoceronti?» chiede scoppiando a ridere.

«Non è divertente, smettila di fare il pervertito! Non pensavo mica che questa mattina fossi onorata di averti in casa mia» sbuffo scocciata. 

«Mi mancavi, così ho pensato di farti una colazione ricca, per affrontare al meglio la tua giornata» risponde dolcemente.

«Come farei io senza di te» dico sarcasticamente.

«Tieni il caffè, bevilo. Sembri uno zoombie, mi fai proprio impressione» reclama per poi scoppiare nuovamente a ridere.

Se non la smette gli butto la tazza del caffe in testa! Non ho voglia di ridere di prima mattina. Non rispondo alle sue provocazioni, mi limito solo a fulminarlo con lo sguardo.

Bevo una tazza di caffè con la speranza di svegliarmi dal coma in cui mi trovo. Una dose di caffeina mi ci vuole proprio per affrontare al meglio la mia giornata. Ma noto con disperazione, che nemmeno il caffè è in grado di svegliarmi. 

«Questi pancake sono davvero buonissimi, dovresti venire più spesso» replico, assaporando lentamente quel ben di Dio. Mangerei pancake tutto il giorno, ma il tempo non me lo permette.

«Io vado a vestirmi, qui sistemi tu, vero? Grazie!» esclamo dandogli un bacio sulla guancia, per poi correre al piano di sopra, senza ascoltare la sua risposta... alla fine lui ha sporcato e lui pulisce, no?

Entro in doccia, e un getto d'acqua fredda mi fa sobbalzare, spero che non mi venga il raffreddore e che almeno mi faccia svegliare del tutto, la mattina è difficile per tutti. A volte mi chiedo come faccia Tyler ad essere così mattiniero.

Finita la doccia, metto i miei jeans a vita alta preferiti, una t-shirt a mezza manica bianca con scritto: ''live and let live'' in nero esattamente sul mio seno prosperoso. Aggiungo al mio outfit un giubbotto in pelle e le mie vans del medesimo colore della maglietta. Scendo al piano di sotto; saluto Aki  e Tyler, ancora in preda alle pulizie, a quella vista mi scappa un piccolo sorrisino. Prendo le chiavi, la mia borsa e salgo nella mia mustang... direzione università! Ho meno di mezz'ora per arrivarci.

Una volta arrivata all'università, mi dirigo dritta in aula, spero di non essere in ritardo. Casualmente è ancora vuota, ma meglio così. Ne approfitto per prendere il mio iphone e mandare un messaggio a mia madre, per avvertirla che dopo le lezioni, andrò io a prendere Ally all'asilo.  Il secondo messaggio della mia giornata, va a Maggie, ossia la mia migliore amica, in cui le comunico che dopo la scuola sarei passata da lei alla casa di cura. Poso il telefono nella tasca della borsa e guardo i banchi vuoti, rotti e penosi, intenta a cercare quello giusto per me. Nonostante sia già un mese che frequenti, qui i posti cambiano di giorno in giorno. Devi essere fortunato per trovare un posto decente.

Tutto d'un tratto sento alle mie spalle tante voci, mi volto è noto che l'aula si sta già palesemente riempiendo, entrano tutti quelli che considero ''i miei compagni'', anche se, in realtà non vado d'accordo quasi con nessuno, mi cercano solo per sapere qualche risposta sui questionari. Prima che l'aula si riempia, decido di affrettarmi per andare a sedermi tra i banchi del primo posto. Sono certa che tra gli ultimi, non capirei un accidenti.

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