Erano passati circa cinque anni, cinque anni da quando io e il mio ragazzo eravamo fidanzati, ma purtroppo segretamente, si sa, per loro noi siamo sbagliati.
Ormai era normale vederlo scendere le scale di mattina, nella nostra casa, e salutarlo con un bacio. Ma non andava tutto bene, anzi, ogni cosa ormai sembrava dividerci; se non avessimo litigato potrei dire per certo che a quest'ora saremmo sotto le coperte ad abbracciarci.
Era metà ottobre, e quella mattina faceva abbastanza freddo, ero in cucina che bevevo il mio caffè col silenzio che mi circondava; sentii qualcuno scendere, e non sapevo come comportarmi, da un lato ero felice per poter vedere il ragazzo di cui mi ero innamorato, ma dall'altro ero stanco, perchè sapevo che avremmo dovuto affrontare un'altra discussione. Lui arrivò, con i soliti ricci scompigliati e un'espressione sul volto che non portava nulla di buono; dissi freddamente "Buongiorno", Harry rispose tirando un profondo respiro, poi disse "Buongiorno? Lou, sei serio? Dimmi tu che buongiorno è se appena mi alzo e leggo il giornale, vedo questo!" lanciandomi quell'ammasso di fogli di carta addosso. Sulla copertina c'era una foto di me ed Eleanor, dato che ieri sono stato ad una festa, con persone importanti, che magari mi avrebbero aiutato con la mia carriera da cantante; quasi mi misi a ridere, "E tu saresti geloso di lei? Quanto altro devo fare per farti capite che questi occhi erano, sono e saranno soltanto a te?", penso che stesse imprecando, mise la mano fra i capelli e iniziò: "Allora lou" rimase zitto per qualche secondo, dopodichè continuò "lo so, ma io non ce la faccio più, capisci? L'unico che soffre qua sono io" finì quasi urlando "capisci?" e andò via sbattendo la porta.
Sospirai, quel ragazzo era davvero irrecuperabile, ma in fondo, era per questo che lo amavo.
Presi la giacca e mi diressi fuori a cercarlo, ogni angolo della città mi ricordava di lui, il ristorante dove mi portò il primo anniversario, il London Eye, in cui andammo al primo appuntamento, e persino una moto, blu, con cui girammo l'Italia alcuni anni fa, abracciati.
Dopo una lunga passeggiata pensai a dove potesse essere andato Harry, naturalmente lì, nel nostro posto, dove mi portò qualche anno prima, dietro un tronco incidemmo pure le nostre iniziali. Corsi immediatente, era poco distante e in men che non si dica lo vidi per terra, seduto sull'erba che guardava verso il basso.
Senza esitare andai ad abbracciarlo e rassicurarlo, lui rispose stringendomi più forte. Appena lo lasciai una lacrima rigò il mio viso, ma mi pulii appena in tempo per non farmi vedere.
Lui fu il primo a parlare: "Lou..." iniziò a mordersi il labbro e a giocherellare con le dita; poi alzò lo sguardo e i suoi profondi occhi verdi penetrarono nei miei, deglutii.
"Scusami, sono un idiota".
Io proseguii "Ma io amo quell'idiota, e lo amerò sempre", fece un mezzo sorriso.
"Ma io non ce la faccio più, tutti pensano che io sia un donnaiolo, che cambi ragazza ogni sera, quando amo la stessa persona da ben cinque anni..." fece un respiro. "E ho deciso di mollare, Lou, io me ne vado, basta, se non ho te, cosa potrò mai avere che mi renda felice?"
Mi sedetti accanto a lui, pensando a cosa potessi dire, mentre guardavo le nostre iniziali ancora intatte sul tronco. "Allora Harry, lo so che è dura, solo il primo a dirlo, ma ricordi le promesse che facemmo? Che non avremmo mai abbandonato l'altro? Non mi interessa che non possiamo far sapere al mondo che ci amiamo, ma che interessa, se lo sappiamo noi? Tu sai benissimo che io una vita senza te, i tuoi occhi che ridono, il tuo sorriso non potrei viverla, e che sei tutto ciò che ho sempre aspettato. Okay? Magari non saremo una di quelle storie d'amore che verranno ricordate per sempre, ma a chi importa? Se siamo noi due, il resto del mondo non lo vedo nemmeno, ricorda, siamo io e te contro tutti."
A quelle parole scoppiammo a pianger entrambi e colsi l'occasione per baciarlo, un bacio lento, pieno di passione e d'amore, in quel momento eravamo solo io e lui, il resto del mondo l'avevo scordato.
