"*** Marina, 'na camumilla a 'primma matina"
-Quello che accade nei paesini turistici, piccoli, solitari, sperduti e lasciati a loro stessi è una cosa che in tanti riescono a capire. Ma vi siete mai chiesti cosa succede durante l'inverno?-Marina era il tabaccaio di una località marittima: una di quelle un po' trasandate, che non hanno niente di sfarzoso, non tengono nessuno stretto a loro e che soprattutto sono destinate a consumarsi. Aveva occhi color smeraldo che si riflettevano col mare in discesa e la grande scogliera sotto la pineta le faceva da culla: era lì che abitava, vicino alla piazzetta del paese, vicino al belvedere cosparso di panchine e di sole, dove vi raggiungevano i visitatori da posti più disparati. Lì vicino c'era un asilo e il campanile della chiesa proiettava la sua ombra fino all'ingresso del suo tabacchino: quasi come una linea guida che portasse chiunque a trascinarla verso di lei.
Di quel smeraldo, un giorno qualunque, un turista se ne innamorò; innamorandosi di quella striscia ombrosa percossa dal vizio del fumo; di quel belvedere opposto all'orizzonte del mare.Ma di tutta questa poesia, se ne conserva ben poca nel loro primo incontro:Il sole, scomparso di notte, risucchiò verso di sé il colore del cielo e del mare, lasciando al turista solo il rumore silenzioso delle onde sulla riva: l'eco di quest'ultime sembrava rimbombargli in testa dopo essere uscito da uno dei locali lì vicino. E così le onde diventavano sonore e distorte, il coro della discoteca in cui era stato poco prima ancora lo faceva barcollare con l'acufene che iniziava a farsi sentire sempre di più. Infatti, seguendo la pineta lungo la scogliera si arrivava ad una ripida salita dove sontuosamente sorgeva "Eucalipto": una casa della musica scavata proprio nella foresta delle strane piante da cui prendeva il nome. Furono le narici impregnate di questo strano odore pungente che ripercorreva le vene sgonfie e vuote che alimentarono in lui il vizio del fumo. Arrivato al paesino, a notte inoltrata, solo una fioca luce di una casa fra le tante si avvaleva di illuminare insieme alla luna: era la casa di Marina.Il turista, ubriaco marcio, bussò a più riprese il campanello di quell'attività ormai già chiusa ma, Marina, ancora sveglia, udì il baccano provenire sotto casa e subito si lanciò per le scale in un eventuale soccorso. Appena lo vide, più giovane di lui, più bello di chiunque altro e con la camicia aperta a lasciar intravedere gli addominali, se ne innamorò. Pensò fosse una delle cose più assurde al mondo: la piena consapevolezza che un qualcosa del genere fosse troppo scontata.
"Così come i passanti, anche chi rimane è destinato a vivere una storia d'estate"
Si agitava, mostrava il segno delle mani che tengono le sigarette e nel silenzio in cui si muoveva, Marina capì il problema e l'unica cosa che gli uomini volessero veramente da lei: sigarette. Innamorata e dannata come lui da quel vizio orrendo ed onorevole, con molta grazia gli regalò il suo ultimo pacchetto della giornata con appena 5 sigarette all'interno. Si offrì di accompagnarlo alla sua casa affittata per le vacanze ma il turista gli indicò la via per raggiungerla: dopo le scale, svoltando a sinistra, vicino al chiosco mattutino, si imponeva la casa: erano più vicini di quanto si potesse pensare.
Poi ci fu l'odore dei cornetti al cioccolato appena sfornati; ci fu il cielo terso del mattino e lì, dove Marina fece colazione, s'incamminò verso la ripida opposta: il paesino era una sorta di vallata artificiale tutta in discesa, per allontanarsi o arrivarci si doveva in ogni caso percorrere un'altezza o una discesa. Arrivò alla riserva naturale per poi ripercorrere la strada inversa: il suo jogging mattutino era l'unica consapevolezza che sapeva essere una sola scusa al fumo. Stavolta però, al ritorno, si fermò davanti alla casa vicino al chiosco: la routine fu spezzata e non vi fu che un semplice sguardo verso la finestra che sbadigliava sulla strada con i colpi di vento.Passarono giorni e quel che Marina cercò di fare per un semplice approccio non lo si può certamente raccontare per intero: basti pensare alle serate in piazza quando lo osservava di fronte al belvedere; in spiaggia durante il primo pomeriggio; o ancora sotto la pineta quando il turista si rilassava con la sua esperienza d'estate già ampiamente conquistata. Quel che muoveva Marina era un senso angosciante che celava il suo silenzio notturno alla vista di lui.
E la sera, lo aspettava. Con il satellite alto nel cielo ancora ripensava a quelle ombre della prima sera e si sforzava ad avere le allucinazioni olfattive della colazione del mattino perché sapeva sarebbe venuto da lei a ricevere l'unica cosa che lei potesse mai dargli. Ma era proprio questo l'unico momento in cui non c'era alcuna comunicazione: il turista sorrideva e alzava la mano mettendosela dietro la testa emanando solo un'aura di timidezza. Marina lo attendeva con il pacchetto di sigarette in una mano e il resto in monete già pronto nell'altra. Erano sguardi semplici e intensi quelli che si scambiavano ogni volta; ed ogni volta per lei era la prima luna; era la mattina al chiosco; era il belvedere al tramonto ed era l'ultima sigaretta della giornata.Ma gli sguardi anche da parte del turista non tardarono a mancare: dal fondo della scogliera a scorgerla con gli occhi per notarla affacciata sulle panchine; in mare sul lettino; nei ritorni a casa e lungo il tragitto ed ogni volta, per Marina, il cuore color smeraldo cessava di esistere per farsi trasportare da quel colore soleggiante ed oleoso che gli si attaccava addosso ogni estate.
"Oleosa Marina, che mi irriti il cuore fino a farlo diventare di smeraldo"
Le storie però, hanno sempre una fine ma, come detto già nella premessa, vi è una cosa assai rilevante nelle località turistiche: l'inverno gela e scorda, irrigidisce i cuori caldi e soprattutto porta via con sé l'allegria del mare trasformandolo in una semplice emozione di tristezza che è destinata a potrarsi fino allo sbocciare del primo fiore; e così come il polline del primo fiore vola via nell'aria la storia ebbe fine.
Marina si dedicò al farsi notare, certo, ma non si può certo dire che lo fece in tutti i modi, anzi: il più delle volte, quando ormai la cosa si portò per le lunghe, tendeva ad una completa diffidenza e l'incomunicabilità tra i due destinava ad esserci sempre. Non restava che il semplice vizio che consumava e consumavano entrambi. E in meno di un mese, l'ombra del campanile iniziò a proiettarsi in altre direzioni.Il mare si fece più calmo e il ricordo lontano della luna giostrava le maree a suo piacimento.
"Così è arrivata la fine dell'estate e così ha inizio l'inverno"
Gli ultimi giorni, però, furono di grande sorpresa per Marina. Non solo il turista aveva iniziato a fumare di più ma sembrava quasi stesse per rivolgerle la parola. Il sonno in cui cadde Marina, però, fu troppo profondo per far risalire a galla, dall'abisso profondo del suo cuore, il sentimento d'amore che aveva accarezzato poco tempo prima. E così venne l'ultimo giorno e fu di domenica. Dopo la routine del mattino e l'odore ormai nauseante dei cornetti, Marina entrò in casa velocemente e senza fermarsi, e di quel corpo da venticinquenne sotto la doccia posso solo ricordare che fu consumato dall'interno per sempre, dopo quel giorno.
La sua toilette fu interrotta dal turista che, rosso e contrapposto allo smeraldo degli orecchini che aveva in mano, lasciava proprio quest'ultimi sul bancone con una semplice e simbolica dedica di circa dieci anni fa: "x marina". Lasciati lì e trovati solo dopo la partenza da parte di quel diciottenne mascalzone, Marina, angosciante come non mai, prese a ricostruire i cocci dello smeraldo incastonato dentro se stessa.
"Quel che non si può scrivere, non lo si può neanche dire. Ci si muove solo con i fatti..."
E da quel momento, passarono molti inverni. Quante montagne imbiancate dalla neve, quanti mari congelati dal freddo e quanti pini abbattuti dal vento. Una storia d'estate rimane tale; e quelle d'inverno? Travolte dalla bufera.Ma il grado di siccità, l'aridità, il deserto e l'afa che fanno nascere amori dalla loro terra non sono da sottovalutare mica. Perché fu grande e tale la mia meraviglia quando dopo anni fui incaricato (perché di passaggio) dal turista colto da mutismo di recapitare una lettera a Marina. Lettera che aprii per la tanta curiosità, leggendola e rilegandola un po' alla volta per i lettori come me.
Entrato nel tabacchino, per sacrificarmi in virtù di quel vizio che sembrò essersi impossessato di me, trovai Marina ancora lì, in quella sua posa d'attesa e con gli occhi che rispecchiavano lo stesso colore degli orecchini che ancora portava. Lo scambio fu equo solo per il danno che avesse provocato ognuno all'altro. Il mio cuore ne avrebbe risentito parecchio di tutto quel fumo, ma quello di Marina era destinato a percuotersi ancora più del mio, quando, tra le lacrime, prese a leggere le ultime parole della lettera:
"...L'amore è muto."