Il Patto

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Una giornata estiva, la brezza che soffiava portava con se aria di  cambiamenti, nella piccola città di  "Ruth", nessuno avrebbe mai immaginato le novità che erano in arrivo.

Il sole già era nel cielo e splendeva alto quando Angel uscì di casa, un ragazzo fragile,carnagione chiara, corporatura molto snella, capelli neri, occhi rossi come il fuoco.

Era emarginato da tutti, nessuno gli stava vicino, nemmeno i suoi stessi fratelli che lo evitavano e lo deridevano.

Andò a scuola ma fu un inferno come sempre, picchiato, deriso da tutti, soprattutto dal capitano della squadra di calcio, quello che gli faceva più rabbia è che nessuno voleva aiutarlo solamente perché era diverso dalla maggior parte dei ragazzi.

Non era Atletico, era bravo a scuola mentre il resto della scuola a malapena stava sopra la sufficienza luì era con un voto massimo ad ogni verifica.

Quel giorno Angel stava camminando lungo il marciapiede da solo, osservando gli alberi alti e secolari, tanto alti e folti da coprire persino la luce del sole, ogni volta che lui passava li, pensava sempre:" magari se fossi forte come questi alberi non si prenderebbero gioco di me."

Si fermò davanti casa.

"Non ci voleva entrare per paura, iniziò a toccarsi la spalla sinistra dove il giorno prima suo fratello Josh gli aveva fatto un ematoma, gli faceva male e lo rendeva furioso allo stesso tempo."

Dopo diversi attimi di titubanza aprì finalmente la porta di casa  in vetro, entrò, davanti a lui c'era la solita lunga scalinata che lo portava al piano di sopra dove c'erano le camere dei suoi fratelli e sua sorella, chiuse lentamente la porta e si avviò verso la cucina, i muri di casa erano bianchi con tanti quadri di diversi artisti comprati da sua madre.

Voce femminile:" Finalmente sei a casa, io devo uscire bada alla casa."

Si girò ed era sua madre Clara, alta, capelli neri, pelle liscia come la seta perché si curava molto della sua apparenza, occhi azzurri, indossava un vestito molto scollato, verde con un copri spalle nero.

-"Hai capito ?."
Con il suo solito tono severo gli chiese la madre.

Angel:" Si mamma."
Rispose abbassando lo sguardo.

La madre uscì sbattendo la porta di casa, lui entrò in cucina e cercò nel frigo qualcosa da mangiare e trovò un pezzo di bistecca cucinato a pranzo, lo tirò fuori ed apparecchiò per lui sul tavolo di legno intagliato che stava al centro della cucina.

La cucina era una delle stanze più grandi e ampie della casa, infatti era pieno di armadi per riporre i pensili ( piatti e altre posate per eventi importanti) nelle mensole erano stati messi i bicchieri in cristallo di cui suo padre andava tanto fiero.

Finì di mangiare, lavò il suo piatto, lo ripose e si avviò verso camera sua, mentre faceva le scale sentì la porta di casa aprirsi e il suo cuore iniziò ad accelerare, si girò e vide Josh.

Josh era l'opposto di lui, 19 anni aveva solamente un'anno più di Angel ma sembrava molto più grande, capelli biondi, occhi azzurri, pelle chiara e una corporatura molto robusta e possente, due anni prima era diventato il capitano della squadra di rugby, nelle  partite che Angel era andato a vedere con la famiglia osservava sempre suo fratello che lanciava in aria i suoi avversari come se fossero birilli.

Josh chiuse la porta e osservò Angel.

-" Ciao fratellino, non si saluta?"
Disse guardandolo dritto negli occhi, contento di metterlo a disagio come sempre.

-" Si, scusa."
Abbassò lo sguardo mentre rispondeva, si mise a giocare con la manica della sua felpa rossa nervoso per lo sguardo del fratello.

La Rivincita di un perdenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora