* 8 ore dall'arresto *
" Noi stiamo bene. Gli affari procedono. " origliai la conversazione che Don Salvatore stava tenendo al telefono " Nun te devi preoccupà. Sarai 0'principe e'Napoli." Disse mentre un sorriso amaro gli si formò sul viso " è Ciro al telefono ? " chiesi facendo irruzione all'interno della stanza " Devo andare. Stammi bene. " Don Salvatore si voltò nella mia direzione, chiuse la chiamata e con un gesto rapito della mano mi lanciò un piccolo pacchetto sigillato con del nastro adesivo che afferrai velocemente, impedendogli di schiantarsi al suolo.
" quante vote'te teng ritt che nun devi interrompermi mentre parlo o'telefono." Assottigliò gli occhi in uno sguardo che ne sapeva solo di minaccia " vai a faticà. Vendi tutto ciò che c'è lì dentro o puoi anche non tornare. " indicò il pacco tra le mie mani " È non pensare più a mio figlio. " disse mentre mi allontanavo dalla stanza.Non dovevo più pensare a Ciro.
Non avrei più dovuto pensare al ragazzo che, per la prima volta, aveva fatto battere il mio cuore.
Non avrei più dovuto pensare al sentimento che provavo vicino a lui.
La cosa mi sarebbe dovuta riuscire facile, Ciro non era più al mio fianco da dieci lunghi mesi.
Mi aveva promesso che sarebbe tornato ma quella fu l'ultima volta che lo vidi.
Don Salvatore avrebbe dovuto tenerlo al sicuro eppure Ciro fu arrestato qualche ora dopo, Mi fu impedito di partecipare al processo, non potevo chiamarlo, Non potevo vederlo.
Secondo Don Salvatore sarebbe stato più facile dimenticarlo così, sarebbe stato più facile rimuoverlo dal mio cuore e invece Ciro era ancora lì: ad occupare quel piccolo posto che si era preso e che sarebbe rimasto sempre per lui." Sono 50 €" dissi all'uomo con la barba, Prima di allora non avevo mai visto. " 50?" Chiese inarcando le sopracciglia "sì, ho detto 50... Prendere o lasciare."
Usai un tono leggermente acuto, Non mi capitava spesso di contrattare così tanto per vendere delle dosi, lo scorrere del tempo mi rendeva particolarmente nervosa. Vidi l'uomo fare un sorrisetto furbo e con un gesto veloce estrasse qualcosa fuori dalla tasca della sua giacca, solo qualche secondo dopo averlo analizzato mi resi conto della situazione in cui mi trovavo: " Ti dichiarò in arresto." Disse riponendo nella tasca il distintivo, provai a fuggire ma la strada era sbarrata da altre pattuglie di polizia, di cui precedentemente non mi ero accorta, distratta dai miei pensieri... Avrei dovuto notarlo prima, quell'uomo era troppo curato per abusare della sostanza che mi facevano vendere." Erano mesi che eravamo sulle tracce di una ragazzina che spaccia droga. " Disse l'uomo facendo avanti e indietro all'interno della piccola stanza buia in cui mi avevano fatto accomodare per l'interrogatorio " E non una droga qualunque. " Arrestò la tua camminata frenetica concentrando il suo sguardo sul mio " Dunque mi rimane da chiederti, dove l'hai presa? O meglio per chi lavori?." Inarcò un sopracciglio in attesa della risposta che non tardo ad arrivare "Non lavoro per nessuno, la roba è mia." Mentì stringendo i denti, Mentre i ricordi volarono a quando, per la prima volta avevo incominciato a lavorare per la famiglia Ricci.
E ricordati, qualunque cosa succeda tu non mi conosci. Se ti fai beccare la responsabilità è tua. Se confessi qualcosa alla polizia non ci metterò molto a farti uccidere.
Le parole di Don Salvatore risuonarono all'interno della mia testa, per ricordarmi che la verità non mi avrebbe portato a niente di positivo.
" E la roba tua? Da qualche parte devi pur averla presa. Non so se ti rendi conto della situazione ma rischi di finire in galera e di non uscirci per i prossimi anni. Quindi non te lo chiederò un'altra volta, E se la risposta sarà soddisfacente potrei garantirti uno sconto di pena. " Si avvicinò pericolosamente al mio viso per poi pronunciare un'ultima volta quella domanda " Dove hai preso la droga?..." Aspetto per qualche minuto la mia risposta, Certo di avermi convinto a sputare il rospo " Sbattetemi pure in cella. Non vi dirò dove l'ho presa." Dissi strafottente, Certo, avrei potuto evitare qualche anno di galera ma a che prezzo? La mia vita era in gioco comunque, qualsiasi scelta avessi preso. "Bene... i tuoi genitori saranno avvisati.
In attesa del processo verrai trasferita in carcere." Furono le ultime parole che sentì pronunciare da quell'uomo, All'interno della stanza fece irruzione un donna con indosso la divisa, venni presa con la forza ed accompagna all'interno di una cella " Resterai qui finché non verranno a prenderti." Disse la donna, mi spinse leggermente dietro le sbarre per poi chiuderle accuratamente.
Mi guardai intorno, Un giovane ragazzo con indosso una maglietta bianca, macchiata di sangue
era seduto sulla panchina, posta all'interno della grande cella, aveva gli occhi tristi, fissi sul pavimento sporco che alzò qualche secondo dopo, Quando provai a parlarli "posso sedermi?" Gli chiesi indicando il posto vuoto vicino a lui " c-cosa?" chiese confuso " Ho chiesto se posso sedermi." dissi alzando leggermente il tono della voce, lo vidi annuire distrattamente. Mi chiesi il perché fosse lì, Una cella non era di certo il posto adatto per un ragazzo così giovane ma forse lui si stava facendo la stessa domanda su di me.
Non ebbi nemmeno il tempo di sedermi che la porta della nostra cella si riapri nuovamente " Entra." Disse un poliziotto spingendo un ragazzo dai capelli ricci, che a giudicare dall'apparenza aveva la stessa età mi e del ragazzo sulla panchina. Anche esso aveva la camicia sporca di sangue Ed alcune goccioline di sudore gli bagnavano il volto
"tu cambiati la maglietta." Disse il poliziotto lanciato una maglietta azzurrina al ragazzo dagli occhi tristi che in meno di qualche secondo si levò la maglietta sporca per mettersi quella pulita, non badando alla mia presenza " Tu va'a sederti " Il poliziotto continuò a dare ordini, Invitando il ragazzo riccio a sedersi sulla panchina e dopo averci lanciato un'ultima occhiata chiuse nuovamente la cella.
Ci fu un silenzio assordante, spezzato ogni tanto dei pianti dei due ragazzi. Si respirava un'aria di angoscia, di tristezza, ogni tanto ci guardavamo intorno ed i nostri sguardi si incrociavano, Avrei voluto rassicurarli, dirgli che sarebbe andato tutto bene ma quella notte le parole non mi uscirono di bocca e lì, seduta su quella panchina pregai di riabbracciare il ragazzo che amavo, pregai per il futuro dei due ragazzi di cui non conoscevo neanche il nome ma che stavano condividendo con me un momento che mai si sarebbero scordati nella loro vita.L'alba non tardo ad arrivare, spezzando il buio della notte. La cella era sempre dannatamente silenziosa, avevo passato la notte seduta sul freddo pavimento per permettere al ragazzo dagli occhi tristi di sdraiarsi e cadere nelle braccia di Morfeo. L'altro ragazzo aveva passato tutta la notte sveglio, come feci io, a fissare un punto indefinito della stanza, ogni tanto i nostri sguardi si incrociarono ma nessuno dei due si azzardò a proferir parola.
Vide arrivare frettolosamente tre agenti indivisa, uno dei due apri la cella " Ragazzi uscite.. forza." Ci alzammo tutti e tre in contemporanea " muovetevi." Disse uno dei poliziotti, Ci fecero mettere in fila e frettolosamente ci misero le manette ai polsi.
Venimmo condotti all'interno di un camioncino,
di proprietà della polizia penitenziaria " Dritti in carcere." Commentati sarcastica la situazione, ricevendo gli sguardi dei due ragazzi
" Scusate.. Abbiamo passato una notte insieme ma non ci siamo presentati, sono Luce." Dissi, Mi fissarono senza darmi una risposta ma poi dopo alcuni secondi il ragazzo dagli occhi tristi si presentò
" Carmine." Sussurrò il suo nome " Filippo." Anche il ragazzo dei capelli ricci prese coraggio presentandosi con il nome di Filippo.
Sentimmo il rumore di un cancello metallico aprirsi E qualche istante dopo anche la porta del furgoncino si aprì, venni colpita dal sole cocente di Napoli, prima ancora di rendermi conto di essere all'interno di un carcere.
Fecero scendere per prima i due ragazzi avvolti dalle guardie " We, waliking dead." Senti urlare da una voce a me sconosciuta, seguita da altri schiamazzi.
Presi finalmente il coraggio di uscire dal furgoncino, mettendomi al fianco dei due ragazzi intimorita dalla situazione, Il fruscio di voci che sentivo si fece improvvisamente silenzioso. Mi guardai intorno cercando di focalizzare il posto in cui avrei passato probabilmente i prossimi mesi della mia vita, o almeno fin quando avrei compiuto la maggior età visto che mi trovavo in un istituto penitenziario per minori. Notai subito la grandezza del posto, che vantava di un cortile veramente ampio, posto al centro del cortile vi era un campo da calcio, al suo interno dei ragazzi ci guardavano curiosi, Diedi una rapida occhiata a quest'ultimi finché i miei occhi si incontrarono con quelli freddi del ragazzo che avevo desiderato per mesi, Lo vidi lì, Con le mani appoggiate alla rete che circondava il campo.
Si accorse qualche istante dopo della mia presenza e quando mi notò sulle mie labbra si formò un ampio sorriso, frenai l'impulso di correre da lui e di stringerlo tra le mie braccia, cercai di contenere la gioia del rivederlo e di fermare i battiti del mio cuore divenuti irregolari ma poi tutto si spense quando mi voltò le spalle ignorando la mia presenza.⭐️È piaciuto il capitolo lasciato una stellina e/o un commento per farmelo sapere.
Ciao a tutti.
Ho scoperto da poco che ci sarà la seconda stagione di mare fuori, cosa pensate che accadrà in questa nuova stagione? Ma soprattutto siete emozionati?.
( io si !)
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Stu core t'apparten// Ciro ricci
Teen FictionCresciuta da un padre criminale a cui non interessa niente della sorte della sua primogenita, Luce si ritroverà a lavorare per una delle famiglie mafiose più potenti di tutta Napoli ma si sa, non tutto va sempre per il verso giusto.