Capitolo 1

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* 1 anno prima dell'arresto *

'' ti do un ultima possibilità ''  disse l'uomo davanti a me  '' non lo so !" urlai ad alta voce serrando la mascella,  potevo sentire il nervosismo crescere dentro di me '' non lo sai ?''   fece una piccola risata avvicinandosi ulteriormente al m...

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'' ti do un ultima possibilità ''
disse l'uomo davanti a me
'' non lo so !"
urlai ad alta voce serrando la mascella,
potevo sentire il nervosismo crescere dentro di me
'' non lo sai ?'' fece una piccola risata avvicinandosi ulteriormente al mio corpo '' no '' ribadì
'' è allora pensaci bene, perché se non parli da qua non esci " disse  marcando l'accento napoletano mentre la sua sudicia mano stringeva con forza le mie guance, gli lancia uno squadro pieno d'odio, successivamente sentì la sua presa farsi più leggera fino ad arrivare ad essere inesistente.
Mi fisso un ultima volta, minacciosamente,poi,
Mi voltò le spalle uscendo dalla stanza,
Cercai le poche forze rimaste nel mio corpo e, in un ultimo gesto disperato, provai a rincorrere l'uomo, invano, poiché rimbalzai all'indietro sbattendo la schiena contro la fredda parete alle mie spalle,
Stupide manette  pensai.
Lo vidi voltarsi, probabilmente attratto dal tonfo che avevo creato
''non puoi scappare '' disse beffardo per poi chiudersi la spessa porta di metallo alle spalle.

Guardai la luce che filtrava dalla piccola finestra presente all'interno della stanza, imprecando mentalmente per la presenza delle sbarre
Sarei riuscita a scappare pensai.
Un silenzio assordante era presente all'interno della stanza, non avevo più la cognizione del tempo,
era mattino o pomeriggio ?  mi chiesi senza sapere la risposta.
Cercai di spostare l'attenzione su qualcos'altro, mi ritrovai ad ammirare i miei polsi, per un tempo indefinito,   le spesse catene che li decoravano, come grossi bracciali di metallo, limitavano i mei movimenti.
sarei impazzita ne ero certa.

Il rumore della serratura della porta mi fece istintivamente alzare la testa,
un ragazzo dal viso famigliare fu ciò che vidi qualche istante dopo, lo osservai :  teneva saldamente un piatto nella mano destra e, nell'altra,
un bicchiere stracolmo d'acqua,
si avvicino lentamente a me senza dire una parola
e quando mi fu davanti si piegò per arrivare alla mia altezza, poso il piatto, contenente del cibo, per terra e subito dopo l'acqua,
si rialzò e restò fermo a fissarmi in attesa di una mia mossa '' non mangi ?'' chiese dopo pochi secondi di silenzio '' non ho fame '' risposi con voce flebile. '' devi mangiare '' mi guardò in malo modo
'' che c'è? tuo padre a mandato te per torturarmi ?'' chiesi ironica '' mi conosci ?''
il ragazzo sembrò sorpreso
'' la vera domanda è
chi non ti conosce Ciro ?''  
il ragazzo sembrò pensarci ma poi ignorò completamente ciò che gli avevo appena domandato
'' lo sai che se non collabori mio padre t'ammazza vero?'' chiese il ragazzo,
lo guardai, dirtto negli occhi
senza fornirgli  una risposta,
distolse subito lo sguardo dal mio, come se in qualche modo potesse essere nocivo per i suoi occhi.
Passò qualche minuto ad osservare la mia figura gracile, in totale silenzio e con lo stesso silenzio
lo vidi abbandonare la stanza.

'' ai deciso di fare lo sciopero della fame ?''
il ragazzo del giorno precedente si avvicinò a me, dopo aver fatto la sua entrata nella stanza, prendendo il piatto che non avevo minimamente toccato il giorno precedente
'' te l'ho detto.  non ho fame '' risposi serrando i denti, imposi al mio stomaco di non emettere nessun tipo di rumore, poiché, in realtà, stavo letteralmente morendo di fame,
avrei divorato ciò che stava all'interno del piatto, in un altra situazione, non mi sarei posta nessun tipo di problema ma il mio orgoglio mi impediva di cedere,
dovevano costatare la mia forza, potevo resistere, prima o poi sarei uscita da lì.
Ma da quanto tempo ero rinchiusa in quelle quattro mura  cercai di ricordarmi
Dodici interminabili giorni risposte la mia coscienza.

'' alzete!'' disse il ragazzo dopo pochi secondi di silenzio, sussultai dallo spavento, mi ricomposi subito dopo raccogliendo le poche forze che mi erano rimaste in corpo
'' ca' vuo' ?'' chiesi subito dopo
'' tu lo sai perché sei qui ?''
'' si '' sussurrai
'' volete sapere i progetti di mio padre ''
lo vidi annuire '' ma io non li so ! ''
ribadì per la centesima volta,
era vero,
non li sapevo, o meglio,
con mio padre non parlavo, se ne fotteva di me
Eppure loro non potevano saperlo
'' e noi ti crediamo !'' disse ironicamente
'' per questo hanno messo una taglia sulla tua capa '' continuò riferendosi alla sua famiglia
'' allora me potete ammaza mo "
ero certa che quell'uomo, con cui condividevo gli stessi geni, non avrebbe dato neanche un centesimo per me, nonostante tutti i soldi corrotti che aveva.
- porti solo guai, non ne possiamo più di te ! - la sua voce rauca tormentava tutti i miei pensieri,
forse avevano ragione, I miei genitori,
ammazzavo tutte le loro aspettative,
non ero un ragazzo, non ero destinata a prendere il comando della piazza d'affari.
Ero una delusione.
Ero qualcosa di cui liberarsi, una sanguisuga fastidiosa che prima o poi si sarebbe staccata dalla pelle.

Provai a capire quanto tempo era passato dopo l'ultimo incontro con Ciro
24 ore forse ?
Papà avrebbe pagato per riavermi ?
Sarei mai uscita viva da lì?
Le domande tartassavano il cervello, in attesa delle risposte che non tardarono ad arrivare.
Don Salvatore, il padre del giovane ragazzo Ciro,
Entrò nella stanza accompagnato da due scagozzi che gli coprivano le spalle pronti a dare la vita per proteggere la sua, se c'è ne fosse stato bisogno.
L'uomo non proferì parola, camminò silenziosamente verso di me ''pat't ti odia ''
disse quando fu a qualche centrimetero di distranza ''saje ca' me ha ritt ?''   uno dei due scagnozzi venne verso di noi   '' ca' te pozzo accirt ''  sorrise facendomi gelare il sange nelle vene
È così che doveva finire la mia vita ?  mi chiesi
  '' mo potrei farlo.... ma sai na cosa ?
me potresti essere utile ''   Il ragazzo affiancò a lui mi affero bruscamnete le mani e con un gesto veloce mi levò  le catene che mi tenevano costretta da giorni
'' jamm!'' don Salvatore mi indico la strada, e quando finalmente fui lontano da quella stanza buia e maleodorante mi soffermai sulle condizioni in cui versava il mio corpo  che mi fecero vergognare
'' vedi di non fare cazzate piccire' mo appartieni alla famiglia ricci ''  esordì Don Salvatore.
Aveva risparmiato la mia vita
Provava compassione per me ?  mi chiesi.


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Ciao a tutti!
Spero questo primo capitolo via sia piaciuto, se vi va fatemi sapere cosa ne pensate ❤️

Stu core t'apparten// Ciro ricci Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora