Prologo

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Spesso, quando ci viene chiesto di fare silenzio, si intende di voler vivere qualche istante di tranquillità: per avere la possibilità di schiarirsi le idee, prestare bene attenzione a qualcos'altro o più semplicemente rilassarsi; si parla, perciò, dell'assenza di suoni attorno a noi. Il Silenzio, però, non è semplicemente questo, in quanto, a parer mio, non esiste in tutto il creato un suono più assordante del Silenzio stesso. Solo Lui sa quanto riesce a nascondere. In un singolo, minuscolo secondo di quiete potrebbero insinuarsi mille lamenti, pianti, suppliche, ricordi che ti assalgono il cuore; mille pensieri che neanche tu hai la benché minima idea di come siano piombati in quell'ammasso caotico e confuso che è la tua mente.
L'altro giorno i miei occhi vagabondavano, malinconici e curiosi, dalla finestra della mia classe. Ero solita farlo ogni giorno. Consideravo guardare l'orizzonte l'unico modo per la mia mente di sentirsi, in qualche modo, libera. La matita dondolante fra le dita, il foglio bianco, vuoto, in attesa di parlare anche lui con qualche animo voglioso di raccontare, le perle candide del mio bracciale proiettanti riflessi talvolta arcobaleno sul banco grigio. Il mio sguardo si ferma su una realtà immaginata sul momento: un palazzo corroso dal tempo, che sembra deserto, desolato anche, per quanto il Silenzio regni in esso. Si trovava su di un rilievo in una contea disabitata, così vuota di vita che sembrava fosse stata completamente dimenticata ormai. Ma è proprio nei posti più remoti, in cui il tempo pare fermarsi, che accadono le cose più inaspettate, le cose più strane, oserei dire, dalle quali l'uomo tenta spesso di allontanarsi.
Il palazzo era circondato da una nebbia fitta, densa: era complicato vedere cosa ci fosse in essa. Nonostante ciò, il cancello si intravedeva anche da fuori. La sua torre più alta fuoriusciva dalla nebbia e sembrava toccare il cielo, quasi a perforarlo. Spostai lo sguardo dal palazzo e lo diressi per il sentiero che lo precedeva: una stradina scoscesa, circondata da vegetazione, umida a causa della tempesta da poco cessata. Guardando bene si poteva scorgere lungo il percorso una ragazza che correva, scappava, più in fretta che poteva. Le gambe si muovevano da sole, a una velocità a cui non erano mai andate. Il cuore le batteva forte nel petto, il sudore le colava lungo il viso per la fatica e la tensione del momento. Sentiva dolore, ma non aveva intenzione di fermarsi. Non l'avrebbe fatto per nessun motivo, nessuno che non ne valesse la pena. I capelli al vento, i vestiti quasi totalmente impregnati per il sudore e la pioggia. Chiuse le mani in pugni serrati per convincersi a non mollare. Non l'avrebbe fatto. Non aveva altri se non se stessa. Di niente sarebbe valsa talmente tanto la pena da fermare quella corsa per la libertà, per fuggire dal tempo, per trovare qualcosa, qualsiasi cosa, per cui valesse vivere. Intravide il castello. La nebbia si faceva sempre più fitta man mano che si avvicinava. Si mise una mano sulla fronte per focalizzare l'immagine. Si inoltrò nella foschia, affiatata, stanca, dolorante, ma non voleva arrendersi. Sentì l'aria intorno a sé farsi sempre più densa. Sentì l'erba sfiorarle con aggressività le caviglie scoperte. Sentì l'odore di pioggia alleviarsi al sopraggiungere di quello del fango calpestato dai suoi piedi nudi. Iniziava a sentire le palpebre pesanti, i muscoli deboli. Rallentò di poco il suo passo, affannandosi a respirare, e alzò lo sguardo: davanti a sé vide un'immagine più chiara del castello. Quando fu a soltanto pochi passi da esso, rallentò ancora. Cadde a terra. La stanchezza la costrinse a chiudere gli occhi. Non voleva arrendersi, ma sembrava fosse giunta al capolinea. Pur essendo allo stremo delle sue forze, non rilassò i muscoli, serrò i pugni, aprì con decisione gli occhi e guardò verso l'alto; le prime luci dell'alba cominciavano debolmente a splendere, sentì un brivido percorrerle l'intera lunghezza della schiena. Forse ce l'aveva davvero fatta.
Magari c'era ancora una speranza.

Ciò che mi disse il SilenzioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora