II

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La mattina dopo mi svegliai sola nel letto, di Tommy nessuna traccia. Alzandomi mi venne da sorridere perché mi resi conto che quella notte non avevo avuto incubi. Andai a prendere mia figlia dalla stanza di Ada, dove la trovai addormentata e tornai in camera per cambiarmi, poi scesi in cucina.

Ada e Polly erano entrambe in piedi vicino al tavolo, la colazione lasciata a metà. «Che succede?» chiesi piano con il presentimento di interrompere qualcosa di serio. Nessuna delle due rispose, ma dopo un breve scambio di sguardi Ada corse fuori dalla stanza. Feci passare lo sguardo dalla porta a mia zia, ancora più confusa di prima e aspettai che Polly si decidesse a rispondermi, ma capii che non lo avrebbe fatto quando riprese in mano il giornale e si mise a leggerlo. «Va bene...» mi sedetti a tavola e iniziai a fare colazione ignorando la tensione presente nella stanza.

Finita la colazione tornai da mia figlia, Ada mi raggiunse poco dopo, desiderosa di passare del tempo con la nipote appena conosciuta. Le lasciai giocare assieme e tornai da zia Polly per chiederle del falò del giorno prima. Presa com'ero dai miei sentimenti lo avevo notato a malapena, nonostante fosse ben visibile al centro della via.

Quando un'ora più tardi Ada tornò in cucina vestita da giorno, le chiesi dove fosse mia figlia. «È con John, l'ha portata a vedere il nuovo cavallo di Tommy.» mi rispose tranquilla.

La ringraziai, presi cappotto e cappello e mi diressi verso il deposito di Charlie Strong, sicura che la cavalla, e di conseguenza mia figlia, fossero lì. Raggiunto il cancello, una voce mi sorprese alle spalle. «In giro si vocifera che la più bella degli Shelby sia tornata a casa, vedo che per una volta le voci sono vere!» non fu difficile per me riconoscere quella voce. Mi girai con un sorriso e lo abbracciai di slancio «zio Charlie!» lo salutai. «Ciao bellissima, cosa ci fai qui?» mi chiese sorridendo a sua volta. «Oh sai, passavo di qui...» scherzai mentre lui mi mise un braccio sulle spalle e mi spinse verso il box dove intravidi Curly prendersi cura di alcuni cavalli. Salutai anche lui e procedetti verso il suono della voce dei miei fratelli.

La scena che mi trovai davanti mi fece ridere di gusto. «John, guarda che forse a quattro mesi sarebbe preferibile un poni alla cavalla» scherzai, facendo ridere i presenti. Il mio gemello stava tenendo Chloe in groppa alla cavalla bianca di Tommy mentre questo la teneva ferma. Il buonumore era generale.

Tommy si voltò verso di me senza però perdere d'occhio mia figlia. «Tu da quanto tempo non cavalchi?» mi chiese, forse notando il modo in cui guardai l'animale. Con nostalgia ricordai l'ultima volta che lo avevo fatto. Risaliva probabilmente a cinque anni prima, poco prima che i miei fratelli partissero per la guerra. «Probabilmente quando siamo usciti io e te a cavallo in campagna, giusto qualche primavera fa.» risposi sincera. Mio fratello alzò le sopraciglia e mi si avvicinò facendosi seguire dalla cavalla. «Dobbiamo assolutamente rimediare, uno di questi giorni usciamo a cavallo io e te, come ai vecchi tempi.» promise puntandomi con il dito. «Scommetto che non si ricorda nemmeno come si fa» si intromise John, prendendosi gioco di me. Sembravamo tornati bambini.

«Spiritoso caro, davvero. Io invece scommetto che so ancora cavalcare meglio di te! Quindi, mi piacerebbe molto Tommy, grazie.» risposi a entrambi i miei fratelli, dopodiché mi avvicinai a Chloe per darle un bacio. Lei sorrise con quel suo sorriso sdentato e spensierato.

Passammo così ancora un po' di tempo, finché la piccola non iniziò a piangere affamata. John me la passò e una volta nutrita si addormentò sulla mia spalla. Quando mio fratello mi fece segno di sedermi vicino a lui sulla paglia come facevamo da bambini, accettai volentieri, mettendomi comoda tra le sue braccia.

Tornammo tutti a casa qualche ora più tardi, richiamati da Finn.

Durante il tragitto affiancai Tommy e aspettai di avere la sua attenzione. Si voltò con il busto verso di me, continuando a camminare. «Grazie per stanotte.» Non servì aggiungere altro perché mio fratello capì il vero significato. «Non devi ringraziarmi.» mi rispose serio «E invece sì!» conclusi piegando la testa di lato con un mezzo sorriso. Gli baciai la guancia e raggiunsi John poco dietro.

A casa Arthur ci riunì attorno al tavolo e oltre agli Shelby, Charlie e Curly notai la presenza di Scudboat e Lovelock.

Mio fratello maggiore iniziò a parlare. «Ho convocato questa riunione di famiglia per discutere delle novità, ma andiamo per ordine. Per prima cosa ti do ufficialmente il bentornato a casa Lily» mi indicò con la mano sorridendo sghembo e io lo ringraziai ricambiando il sorriso.

«Come seconda cosa accogliamo il nuovo membro della famiglia Shelby, Chloe.» in quel momento mi passò in mente che eccetto Tommy nessuno di loro aveva ancora conosciuto mia figlia di persona, sapevano di lei solo grazie alle mie lettere.

Sollevai leggermente la piccola dalla mia spalla in modo che potessero vederla tutti e partì un applauso generale, accompagnato dalle urla degli uomini presenti. Non mancò nemmeno il brindisi fatto da Tommy che mi guardò fiero. «Una Shelby è per sempre. Bentornata Lilian e benvenuta al mondo Chloe.» alzai il bicchiere con lui in segno di ringraziamento.

Calmato lo spirito generale Arthur ricominciò a parlare. «In realtà Lily questa riunione serve a metterti al corrente di ciò che sta succedendo ultimamente. Meriti di sapere.» lo guardai seria, in attesa che continuasse. «Innanzitutto non credere alle voci, Danny Wizz-Bang è vivo e vegeto, ora fa ufficialmente parte dei Peaky Blinders.» fu Tommy a prendere parola. Lo guardai confusa, in realtà non avevo sentito nulla riguardo alla morte di Danny. Continuò con il discorso.

«Ma ora veniamo alle cose importanti. Poco tempo fa abbiamo scoperto che gli sbirri reclutano protestanti irlandesi per inviarli qui come agenti per ripulire la città. Pensavamo fossero a caccia di comunisti, ma non era solo questo.» aspettai che continuasse, ma fu Arthur a riprendere parola. «L'abbiamo capito quando l'ispettore Campbell mi ha pestato a sangue per carpirmi informazioni riguardo un furto dicendo di essere stato mandato a Birmingham per l'interesse nazionale.» al mio sguardo preoccupati si affrettò a specificare il suo stato di salute.

«Bene Arthur, c'è altro?» domandò Tommy, probabilmente voleva raggiungere il pub il prima possibile.

«Sentiamo zia Polly.» fu la risposta di Arthur. Nel frattempo John, che probabilmente notò la mia stanchezza, mi raggiunse e mi fece appoggiare a lui per stare più comoda.

«In questa famiglia ci diciamo tutto. Non hai niente da riferire, Thomas?» chiese zia Polly con tono ironico. L'espressione di mio fratello non mutò. «No. Nulla da riferire alle donne.» disse lapidario. A quella frase mi staccai da John, tesa come una corda, pronta a prendere a schiaffi mio fratello ma Polly mi precedette.

«Quest'attività l'abbiamo mandata avanti noi donne, quando voi eravate al fronte. Cos'è cambiato?» il tono gelido e ironico allo stesso tempo. Se uno sguardo potesse uccidere, Thomas sarebbe morto, notai.

«Ora siamo tornati.» rispose alzando le spalle, non curandosi della cosa. «Bene, se abbiamo finito...» fece per andarsene, ma lo fermai. Passai mia figlia ad Ada e in quel momento decisi di non tenermi più dentro ciò che pensavo.

«Oh no caro, fermati immediatamente, non è così che funziona. Non puoi dirmi che in quanto donna non ho il diritto di sapere, perché quel cazzo di diritto me lo sono guadagnato nel momento in cui sono entrati in casa mia e hanno ucciso mio marito a causa del mio nome.» calò il silenzio nella stanza, potei anche giurare di aver sentito John e Ada trattenere il respiro. Non mi fermai.

«Come ha detto Polly siamo state noi donne a mandare avanti l'attività mentre voi eravate in guerra. Non hai idea di cosa significhi non sapere se mio marito tornerà, se i miei fratelli torneranno.» avanzai verso di lui con le lacrime pronte ad uscire e il dito puntato vero la sua faccia. «Quindi ora vuota il sacco Tommy, o me ne vado e questa volta per sempre.» conclusi il discorso.

Restò immobile a fissarmi senza aprire bocca, così presi mia figlia da Ada e mi girai verso la porta, pronta a uscire dalla stanza. Tommy capì che non scherzavo e mi fermò nel momento in cui posai la mano sulla maniglia. «E dai Lily... va bene, torna qua.»

Lo guardai da sopra la spalla e lui mi fece segno di avvicinarmi. Io mi girai, niente di più, ma lui capì l'antifona e iniziò a parlare.

Forever a Shelby - Peaky BlindersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora