Parte 1

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Guardai il mare e le sue svariate sfumature che andavano a toccare tutti i toni del blu e del rosso, a causa del tramonto. Mi calma sempre guardare come il vento smuove leggermente l'acqua che m'incanta, creando giochi di luce, mi dà l'illusione che sia fatto di porporina e mi invita a farsi toccare. E ne sono davvero tentata, ormai non ricordo più la sensazione che si prova a contatto con l'acqua del mare, quando la si sfiora con il palmo della mano, ma ogni volta che mi avvicino mi sale un senso d'angoscia che non mi fa respirare e mi paralizza.

Molte volte mi domando come possa una cosa affascinarmi e spingermi ad odiarla al tempo stesso. Ho sempre amato il mare, mia madre mi ci portava sempre, passavamo giornate intere sulla spiaggia a parlare ma soprattutto in acqua a nuotare e, come diceva lei, a vivere davvero. Io e lei eravamo molto unite, era la mia migliore amica, e quando tre anni fa quello stesso mare che tanto amavamo me la portò via, non riuscii più ad avvicinarmi; potevo solo ammirarlo dalla collina che celava la baia da occhi indiscreti. Non riuscivo neanche più ad avvicinarmi alla spiaggia, potevo solo guardare tutto da una certa distanza.

Da quando mia madre era morta mi recavo tutti i giorni alla baia a guardare il sole che tramontava sull'acqua fredda, priva di sentimenti e pietà, o semplicemente a guardare il mare oltrepassare l'orizzonte. Non so perché, forse nella speranza di vedere mia madre in lontananza che tornava da me. Mi raccontava che, quando si ama davvero qualcosa, si può diventare parte di essa: lei che viveva solo per il mare non sarebbe mai morta ma avrebbe fatto per sempre parte di quel mondo che tanto ci incantava. Una parte di me sperava davvero che la sua storia fosse vera e che lei non fosse morta, ma erano tre anni che mi recavo quotidianamente alla baia, anche tre o quattro volte al giorno, ma non l'avevo mai vista, per quanto il mio cuore ci sperasse.

Guardai l'orologio e decisi di tornare a casa, ormai il sole era quasi totalmente tramontato e la luna piena era già alta in cielo. Guardai la mia borsa, non era mia ma di mia madre, era l'unica cosa che mia nonna aveva tenuto di lei, dice sempre che io era talmente distrutta dalla morte di sua figlia che si disfò di tutto ciò che era appartenuto a lei, tutto tranne quella borsa. Me la regalò il giorno prima per il mio diciottesimo compleanno, come voleva mia madre. Prima di andare decisi di leggere la lettera che vi trovai all'interno, la dovevo leggere lì, nel nostro posto.

Mia cara Morgan
Oggi è il tuo diciottesimo compleanno. Lo so, ti sembrerà strano che io ti scriva queste parole ma, come tu sai, me la cavo meglio con le parole scritte.
Immagino che tu conosca bene questa borsa che, come sai, me l'ha portata il mare. Voglio che sia tua, che ti ricordi sempre che io e te non siamo solo unite dall'amicizia e dalla parentela, ma anche dal nostro amore per il mare.

Ti voglio tanto bene,
mamma.

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