SECONDO CAPITOLO

88 32 10
                                    

C'era aria di festa nell'Istituto Santa Maria degli Affranti:
luci accese ovunque e ai vari piani un continuo andirivieni. Nella sala di ricreazione, dove infine era stato deciso di collocare il palco, cominciarono ad affluire le ragazze,
le suore, gli addetti alle varie mansioni dell'Istituto e gli attori. Si avvertiva grande effervescenza, senso di attesa. Ma era il sipario rosso e così sontuoso da fare invidia al teatro della città a catturare l'attenzione di tutti. Il resto dell'ambiente era occupato da file di sedie.
In prima fila le suore, sistemate ai lati di quattro sedie centrali vuote.
Nelle file successive le collegiali. Il chiacchiericcio era elevato e senza interruzioni.
Era la domenica pomeriggio del 5 febbraio del 1967: la domenica designata per l'evento teatrale del Santa Maria degli Affranti e coincidente con il primo giorno di Carnevale.
Sulla porta aperta dell'enorme sala apparvero due figure:
suor Tarcisia Carzaniga e l'assessore alla cultura dottor Mariano Ghezzi.
Le conversazioni si spensero in un istante e i due personaggi avanzarono verso i loro posti. Dietro di loro seguirono don Annibale Scanzi, parroco della chiesa dei Santi Arcangeli e confessore delle suore dell'Istituto e suor Alessandra degli Innocenti, amica di suor Tarcisia e superiora dell'Istituto suore di Santa Elisabetta. Un applauso si levò dalla platea. I quattro personaggi, raggiungendo le sedie centrali, si produssero in un lieve inchino di ringraziamento.
Il mormorio riprese insieme all'animazione delle faccette delle collegiali, piacevolmente colpite dall'aspetto accattivante dell'assessore.
Appena gli ospiti furono tutti seduti le luci in sala si attenuarono e infine il buio fu quasi totale.
La musica salita di tono, divenne sempre più vivace e dalla destra del palco entrò in scena un personaggio vestito da sera: il presentatore, che esordì dicendo:
«Buona sera, signore e signori.
Ragazze, siete uno splendore! »
Dalle ragazze si levò un applauso di entusiastica approvazione.
Qualcuna urlò sorpresa:
« Ma... È Nicolò!»
«Il mio saluto particolare», continuò Nicolò, «va alla superiora suor Tarcisia Carzaniga, che ha voluto questo evento e ai nostri illustri ospiti. Permettetemi di farvi partecipi del programma della serata che presenta un'opera in cinque atti intitolata "Mistero di Natale" di Antonia Bonanno, collegiale di questo Istituto e alunna del quinto ginnasio del nostro liceo classico "Francesco Petrarca" . La storia si svolge in una cittadina del sud dell'Italia.
Vi lascio allo spettacolo, che spero gradirete.»
Nicolò si era appena dileguato dal proscenio, che il sipario si aprì e mostrò una cucina rustica; su una parete un imponente camino con fuoco acceso. Al centro della stanza una giovane donna, affaccendata davanti al tavolo, trasformava la pasta, sistemata sulla spianatoia, in sfoglia per preparare i dolci natalizi tipici del luogo.

Mistero di Natale

Primo Atto

Prologo

Una voce fuori campo cominciò a raccontare:
«In una cittadina del sud dell'Italia, Argone, in questi stessi anni vive una coppia di giovani sposi: Maria e Pinuccio. Hanno un neonato, Toto', di tre mesi e sono molto felici.»
La voce smise di parlare e la porta d'ingresso alla cucina costruita sulla scenografia si aprì ed entrò Pinuccio.
Era il tardo pomeriggio.

Prima scena

«Ciao, Maria, tieni sempe da fa', eh? Lavori troppo. Ti stanchi. Mi fai preoccupare. La prossima settimana cerco una donna, che ti viene ad aiutare con il bambino e la casa.»
«Finalmente è venerdì sera, Pinu'. Hai finito con il lavoro?»
«Tutto chiuso. Ti dicevo...»
«Senti, Pinu', non c'è bisogno di una domestica per i lavori di casa. Sono giovane, posso fare tutto io.»
«No, no, non può continua' accussì! Sai che voglio stare a casa con te e Toto' e darti una mano, ma non posso. Il lavoro all'impresa chi lo fa?»
«Perciò, dammi retta!»
Continuò a insistere Maria. «Facime com'è mo': io lavoro a casa e tu all'impresa tua. Risparmiamo, se faccio da sola qui.»
«No, per quello che riguarda te e Toto' niente risparmio, secondo le nostre possibilità.» Concluse Pinuccio perentorio, mentre Maria gli lanciava uno sguardo di tenera disapprovazione.
«In piazza ho incontrato gli amici, che mi hanno raccontato di un furto da Matteo. Il ladro o i ladri si sono portati via tutto ciò che hanno potuto.»
«Matteo? Non è quello dell'azienda agricola? Il mese scorso non abbiamo fatto da lui le provviste di olio, formaggio e vino per quest'anno?»
«Sì, è proprio lui. E non è mica tutto! Mo' senti: è stato preso di mira pure Giovanni,
il sarto. Poi hanno fatto man bassa da Pierino il fioraio.
Ille, fuori Argone tiene nu vivaie. L'altra matina è giute là come al solito ed è truvate quasi tutt'o chiante sparite.
Ed erano quelle per Natale.
Ad Assunta...»
«Assunta che ha il negozio d'abbigliamento e tessuti vicino alla piazza? Che le è successo?»
«Le hanno lasciato solo il tessuto in pezza tarlato.»
Il resoconto di Pinuccio continuò:
«Ormai mi sono fatto convinto che i ladri sono almeno due, perché le cose rubate so' grandi e pesano.
Hanno risparmiato solo il cantiere dove costruisco io, forse perché c'è il guardiano e pure due pastori tedeschi e Nellina la bastardella mia, che sente gli estranei a un chilometro di distanza e quando abbaia è capace di svegliare tutto il paese.»
«Peppinella, la tabaccaia del corso, per caso pure il suo negozio...» Chiede Maria.
« No!»
«Meno male! È amica mia. Lavora solo lei, il marito è disoccupato da tanti anni e tengono due figli.»
«Purtroppo l'elenco non è finito. A Carlo hanno rubato due divani e due poltrone nel mobilificio suo. Ci tiene il guardiano, ma gli hanno dato una botta in testa, l'hanno legato e buttato in un ripostiglio. Fortuna che da me c'erano i cani. Si vede che facendo il sopralluogo...
Sai che i ladri vanno a ispezionare il posto prima di rubare? Dicevo, che i ladri durante il sopralluogo, avranno visto che non potevano tenere a bada il guardiano e i cani.»
«Pinu', non ti sembra che tutti 'sti furti sono un po' troppi?» Disse Maria esterrefatta da una simile quantità di ruberie.
«Mi sembra proprio fuori dal mondo nostro, tutto 'sto arraffare le cose degli altri.
Qui intorno alla chiesa madre poi non era mai successo,
ma nemmeno in periferia!»
Continuò, mentre andava a sorvegliare il sonno di suo figlio.
«Mah, come dici tu, non era mai successo! Non si erano mai visti dei ladri come questi! Dove sono stati finora 'sti ladri?»
«Capisco che vuoi dire o sono giovani, che hanno appena cominciato la "carriera" o è gente che non ha mai rubato e mo' all'improvviso gli è venuto il desiderio di dedicarsi a "quest'attività".»
Mentre parlava con il marito, Maria, aveva preparato già una certa quantità di dolci natalizi:
«Ah! Pinu', vedi che per fare i cauzuncielli, non ho potuto preparare la cena. Ci pensi tu? Che ne dici di una bruschetta con i pomodori di tua madre? C'è l'ha portati stamattina, sono belli rossi, rossi. Intanto io cambio Toto', lo allatto e lo tengo un po' sveglio per fargli fare il ruttino.»
«Va bene la bruschetta,» disse Pinuccio, «ma sono andato da Caterina e mi sono fatto dare le salsicce.»
«Buone le salsicce di Caterina! Fai così: prendi la graticola, tira avanti la brace e metticela sopra. Poi sulla graticola metti le fette di pane e le salsicce. Stai attento a girarle di tanto in tanto, ché io mo' vado a cambiare e ad allattare Totò e quando torno metto il pomodoro sul pane abbrustolito.
Nel frattempo, marito mio caro, fa' nata cosa: porta il tavolo piccolo davanti al camino, ché mangiamo là.»
Uscì di scena. Quando ritornò, i due sposi decisero di cenare e di dedicarsi poi ai cauzuncielli da friggere.
Durante la cena Maria riprese la conversazione.
«Senti, ma quando ci sono stati i furti?»
«Qualcuno la domenica mattina, quando la maggior parte di noi è in chiesa e altri furti di notte. Tra i derubati c'è pure Vito.
A lui, dalla vigna, hanno portato via l'uva rosa, che mangiamo a Natale.
«Oh, che peccato! Vuol dire niente uva rosa né per la vigilia di Natale né per quella di Capodanno!»
Esclamò Maria, che amando l'atmosfera natalizia cominciava dall'inizio di dicembre a evocarla e quell'anno ci teneva particolarmente, perché era il primo Natale del suo bambino.
«Sai, Mari', che gli amici mi hanno chiesto se cerco di sapere, che si nasconde sotto questi strani avvenimenti.
Hanno chiamato i carabinieri, ma vogliono lo stesso, che vedo io se ci capisco qualcosa e mi hanno fatto promettere che davo una mano. Però ho voluto, che loro tengono gli occhi e le orecchie aperte.
«Gli amici? Cioè quelli che hanno avuto il furto?
Ma, non è che è pericoloso?
Per chi ti hanno preso per il "tenente Scheridan" ?»
«Io volevo rifiutare: devo lavorare. Ma hanno insistito tanto, che alla fine ho ceduto.»
«Ti ricordi, quando hai trovato chi si era presa a Benedetta la capra di Nina? E zia Giulia che di notte sentiva rumori nell'armadio, chi l'ha aiutata a sapere da dove venivano?»
«Vabbè! Quelle erano cose da niente. Questi so' tanti furti uno dopo l'altro!»
Finita la cena e messo a dormire Toto', Maria e Pinuccio cominciarono a friggere i dolcetti.
Finì così il primo atto di "Mistero di Natale".
Gli applausi e i commenti di tutti andarono al bellissimo sipario, alla storia e agli attori.

È SEMPRE INSOLITO IL LUOGO DEL DELITTO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora