Terzo Atto
Quinta scena
Il sipario si aprì di nuovo.
Nella cucina di Maria era stato allestito un bel presepe tra la finestra e il focolare. Il tavolo era apparecchiato e Maria stava finendo di preparare il pranzo sui fuochi a gas.
«Totò, sta arrivando papà!»
Poco dopo la porta della cucina si aprì ed entrò Pinuccio, che era tornato a casa per il pranzo.
«Ah, che buon odore!»
Disse, salutando la moglie con un bacio.»
«E Totò?»
«Vedi un po' che fa. Stamattina ogni tanto ha cacciato qualche strillo: si è accorto che stavo facendo il presepio. Veramente gliel'ho detto io e voleva essere preso in braccio pe' guardà, ma ho potuto prenderlo solo per cambiarlo. Quindi gli ho cantato le canzoni di Natale, poi ho accesso la radio e alla fine si è addormentato.»
«Dici che voleva guardare mentre facevi il presepio?»
«Sì, è più curioso di un gatto!
Mi guardi come se fossi pazza, ma ti dico...»
«Mai ho pensato una cosa simile di te! Sono solo un po' incredulo; ecco, voi mamme state sempre a esagerà, quando si tratta dei figli.»
«No, no, ti dico che è vero!
Certe volte lo vado a guardare, pe' controlà se dorme e invece sta zitto, zitto e c'ha gli occhi attenti e le orecchie come se sta ascoltando.»
«Bah! Per ora dorme.
Una cosa è certa però: quanto è bello il bambino nostro! Somiglia tutto a te!»
Disse il papà.
«A me sembra che gli occhi sono i tuoi.»
Rispose la mamma.
«No, è te, fatto e finito! Lo dice pure mia madre e pure zia Isabella. E poi si sa che i figli maschi "matrizzano". Forse se avremo una figlia femmina, somiglierà a me. Si dice, che le femmine "patrizzano". Ma allora chissà come verrà brutta! Forse è meglio tutti maschi, così saranno belli com'a te».
«Che dici? Sei l'uomo più bello del mondo e le nostre figlie, se Dio vuole, saranno belle com'a te!» Ribatté Maria.
«Si, vabbè! È venuto bene pure il presepio, è vero? Meglio di quello dell'anno scorso.
Mari', tutto ciò che tocchi è bello. Quando mangiamo? Devo raccontarti che è successo da Pierino e po' pure altro: quando parlo con te delle cose che devo fare, tutto si chiarisce nella mia testa.»
«Succede pure a me, se c'ho un pensiero che mi disturba e te lo racconto, poi trovo la soluzione. Metto i piatti in tavola. Comincia a parlare.»
«E allora...da Pierino ho guardato dentro e fuori dal vivaio. Sopra i banchi del capannone, che tengono i vasi, non c'è una pianta.
In fondo al capannone ci sono sacchi di terriccio. Quelli li hanno lasciati. Io, Pierino e Andrea abbiamo guardato per terra palmo a palmo: non c'è l'ombra di una cosa portata da fuori.
Invece all'esterno, come ha detto lui, ho trovato il vaso rotto con la mimosa a terra e sulla colonna, che teneva il vaso ho trovato una striscia di colore blu. Pierino mi ha detto che la colonna era senza quella striscia fino alla sera prima del furto.»
«È chiaro come il sole che l'hanno fatta i ladri: andavano di fretta, era scuro e sono andati dritti sulla colonna, invece di si ferma' allu cancielle.» Commenta Maria.
«Sò d'accordo! Ho guardato su tutto lo spiazzo e pure intorno. Ci sono impronte di scarponi e di pneumatici. Ho domandato a Pierino, se le aveva viste e mi ha risposto, che sì, le aveva viste, ma non ci ha badato là per là, perché quella che va dalla strada proviciale al capannone suo è 'na strada sterrata, che d'inverno soprattutto ha il fondo bagnato e allora chi arriva a piedi lascia impronte di scarpe e chi arriva con una macchina o un furgone, lascia impronte di copertoni sullo spiazzo.
"Si chiove po', non ne parliamo!" Mi ha spiegato.
"Mo' proprio mi hai fatto venire in mente, che la sera prima del furto, quando so' tornato a casa i figli miei guardavano la televisione. Ho detto:
"E mamma?"
'È sul balcone, papà. Mamma dice che tra poco deve piovere e sta prendendo i panni stesi.'
Ha risposto il grande e mia moglie non sbaglia mai, quanne si tratte du tiempe."
«Quanti anni tiene il grande?» Ho chiesto io. Ha risposto che tiene nove anni. E così tanto pe' parlà, ho domandato pure degli altri due e mi ha detto, che il secondo tiene sette anni e Sofia, la piccola, cinque.
Dopo 'ste chiacchiere, gli ho domandato nata vota, se la notte del furto era piovuto.
Ha confermato che sì, con 'na faccia lunga, che mi ha fatto dispiacere assai. Chissà quando gli passa, mo'! Non vuole mettere a posto e non tiene core de fa' niente. Comunque i segni che ho trovato cominciano a darme 'na strada.»
«Ah,si? Mi pare 'na bona cosa.
A sto punto che intenzioni tieni?»
Domandò Maria, già sicura che qualcosa bollisse in pentola.
«Forse ti devo dare una seccatura.»
Fece un po' impacciato Pinuccio.
«Cioè?» Volle sapere Maria.
«Insomma, abitano tutti qua intorno...» Continuò il marito.
«Ma chi?
«Gli amici che hanno avuto il furto.»
«E allora? Che vuoi che ce ne andiamo dal quartiere? Hai paura che derubano pure a noi?»
«Ma, no! È, che aggia sape'. Se no come li capisco i fatti?»
«Vuoi che vado da ognuno e ci parlo io?»
«No, ci mancherebbe!»
«Pinu', non fare come il marito di donna Vituria, che pe' dice 'na cosa, comincia a parla' del nonno.»
«Allora?»
Insistette Maria.
«Ho detto a tutti i derubati di venire qui oggi pomeriggio, così parliamo di quello che è successo a ognuno di loro.»
«Ah, questo è tutto? Credevo che era?»
Esclamò Maria.
«Viene pure don Antonio; a lui hanno rubato i soldi dalla cassetta delle elemosine.»
Concluse tutto d'un fiato Pinuccio.
«Gesù, mi dispiace, mi dispiace assai! Ma, pe' turna' ai nostri vicini e amici: com'è?
Non volevi dirmi che li vuoi invitare qua, per paura che mi scocciasse? Io so' più che d'accordo: i cauzuncielli ci sono e so' tanti, bastano pe' loro e pe' noi. C'è vermouth, lacrima christi e scrippelle. Ti preparo tutto sulla tavola, poi io e Toto' ce ne andiamo da tua madre, che non vede l'ora di tenerci a casa sua. Chiamiamo zia Isabella, Carmelina e qualche altra vicina e facciamo 'na bella festa. Tua madre pure lei, ha preparato le scrippelle e i cauzuncielli e c'ha pure il lacrima christi!»
Concluse Maria tutta contenta.
«Sicura che non ti secca, Mari'?»
«E che ho detto fino a mo'? Anzi è meglio: non è buono che vai in giro per i negozi freddi degli amici tuoi. Meglio qua, no?»
Maria, si alzò da tavola e cominciò a sparecchiare insieme a Pinuccio.
In poco tempo rimisero tutto in ordine continuando le chiacchiere.
Poi Maria attraversò la porta della cucina, che nella finzione scenica andava nelle altre stanze della casa e dopo un po' ritornò con una tovaglia bianca con ricami rossi. La stese con cura e apparecchiò. Per finire posò sul tavolo i vassoi con
i dolci, le bottiglie i bicchieri,
i piattini e i tovaglioli.
Si allontanò e guardando con occhi attenti, controllò che tutto fosse in ordine.
«Pinu', sai che ho pensato?»
Disse al marito.
«Che forse è meglio se vado ad annaffiare le piante del balcone di sopra. Le ho annaffiate ieri sera, ma il terreno dei vasi si è già asciugato.»
«No, vai pure da mamma, ci penso io.»
«Vabbe'!»
Maria sparì ancora all'interno della casa e mentre il marito si sedette finalmente vicino al camino, tornò pronta per uscire con Totò in braccio, coperto fino agli occhi da una copertina azzurra e con un berretto azzurro anche quello, calato fino sulle piccole orecchie.
I due sposi si salutarono con un bacio e con la raccomandazione di Pinuccio alla moglie di portare i suoi saluti alla madre e alle sue ospiti.
Maria uscì.Sesta scena
Pinuccio sempre seduto vicino al camino si rivolse al pubblico:
«Intanto che aspetto gli amici,
ne approfitto per parlare con voi, signore e signori.
Allora, penso che siete d'accordo se mi faccio dire che è successo nel negozio, nell'azienda di ognuno, che ha avuto il furto, no? Lo so, non ho nessun diritto di fare domande, ma ricordate, che sono state le vittime ad autorizzarmi, dunque mi devono dire pure, che mezzo di trasporto hanno e di che colore è. Se hanno trovato, dove c'è stato il furto, cose che prima del furto non c'erano.
Quando sono andato da Pierino, ho fotografato l'impronta dei pneumatici e dei scarponi.
E siccome da qualcuno devo cominciare ad indagare, comincio dalle vittime dei furti. Ma come faccio a mettere a paragone le impronte, che ho fotografato dal fioraio con le suole delle scarpe e i pneumatici dei derubati?
Ma poi i ladri sono tra loro? Forse si e forse no, magari vengono dai paesi vicini.
Mi chiedo da giorni e giorni se i colpevoli sono tra le vittime. Non ci credo, eppure la mente non si vuole levare 'sto pensiero. Sapete come si dice qua? Chi ti conosce ti rapina.
Si sentì il suono del campanello.
Pinuccio si alzò.
«Sono loro. Scusate se vi lascio. Devo andare ad aprire.»
Uscì dalla cucina e il sipario si chiuse sul terzo atto.
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È SEMPRE INSOLITO IL LUOGO DEL DELITTO
Narrativa generaleSerie in corso La storia copre un arco temporale di cinque anni, dal 1967 al 1971 e segue le vicende di un gruppo di ragazze di provincia, che per frequentare le scuole superiori diventano ospiti di un collegio di suore.