Capitolo 4

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«Manca solo Cappuccetto Rosso»


Ci sono visi i cui angoli fanno sperare l'impossibile, occhi che sono linee aperte sul mare, labbra che si vorrebbe seguire fino a dove si incurva l'ultima parte del mondo

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Ci sono visi i cui angoli fanno sperare l'impossibile, occhi che sono linee aperte sul mare, labbra che si vorrebbe seguire fino a dove si incurva l'ultima parte del mondo.

Fabrizio Caramagna


2  gennaio 2016


«E così sarebbe questo il mio letto?» Domandai cercando di nascondere il filo di incredulità nella mia voce.

Ero sempre più convinta di voler scappare il più lontano possibile, ma considerando il posto in mezzo al nulla nel quale mi trovavo, avrei dovuto accontentarmi di quella brandina che sembrava tutto fuorché comoda.

Non appena eravamo entrati nell'accampamento, mio padre si era allontanato, probabilmente per rintanarsi nel suo ufficio, seguito da uno dei suoi tirapiedi. Avevo cercato di ignorare lo stupore di tutti gli altri - decisamente molto elettrizzati rispetto alla mia delusione - e avevo continuato a fare i raggi X a quel luogo.

La prima cosa che aveva attirato la mia attenzione era stata la lunghissima fila di container dai quali continuavano ad entrare ed uscire soldati in divisa. Erano posti su un lato dell'accampamento, mentre dall'altro ero riuscita a distinguere nitidamente un pezzo di terra recintato da una rete con uno spiazzo adibito a palestra con alcuni attrezzi, una piazzola dove alcuni soldati stavano parlando e un enorme tendone bianco.

Il soldato che si era preoccupato dei miei bagagli mi aveva scortato fino ad uno dei container più a nord, mostrandomi l'interno dello stesso che avevo scoperto essere il luogo adibito alle camere. La sezione ovviamente era femminile, in totale vi erano sei letti singoli, divisi tra loro con delle tende color crema raccolte alla parete, probabilmente per creare - o tentare per lo meno - di ricavare una parvenza di privacy. Le strutture dei letti erano di metallo e i materassi sembravano davvero sottili, quasi da sentire le assi del fondo premere sulla propria schiena al solo sguardo. Davanti ad essi vi erano sei grandi bauli, dove probabilmente sarebbero finiti i miei vestiti.

«Sì, signorina Jhonson», replicò lui poggiando a terra la mia sacca.

Sospirai ormai sconfitta da quella assurda e ancora incomprensibile situazione. Come diavolo era saltato in mente a mio padre di trascinarmi in quel luogo dimenticato da Dio? Non poteva essere un genitore come gli altri e al massimo spedirmi in collegio nei mesi estivi durante la mia ribelle adolescenza? No, doveva svegliarsi una mattina e decidere di farmi iniziare l'anno in Afghanistan, nel pieno di una guerra.

«Se non ha bisogno di altro, io andrei. Tra poco conoscerà le sue colleghe».

Deglutii leggermente spaventata. Ero stata costretta a partire e mai e poi mai sarei rimasta se si fosse trattato di una mia scelta, mentre loro erano qui per loro volere. Cosa poteva aver mai spinto altre cinque donne a servire da mangiare e pulire i bagni di un centinaio di soldati, tutti i santi giorni?

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