Atto 1: quando inizia il caos

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-finalmente sei tornata! Ti mancavo,forse?- l'uomo sorrise. La sua pelle era di un color grigiastro, di qualche tono più scuri erano i capelli, tendenti al nero. Gli occhi ambrati risaltavano sullo scuro di quel viso dai tratti spigolosi.-da quant'è che non dormivi?- chiese di nuovo. La ragazza non rispose. Lei portava dei corti capelli corvini, taglio carrè, e una grande felpa verde scuro.
-non avevo voglia di vederti- sibiló -ma non volevo nemmeno morire per deprivazione di sonno-
-Oh? Melop..-
L'altra lo interruppe bruscamente -non chiamarmi così,lo sai che non lo sopporto.-
L'uomo non smise di sorridere, e le si avvicinó. Si trovavano in un luogo buio, spoglio, attorno a loro il vento soffiava rapido, creando degli ululati.
-Melisse- si corresse lui -Non ti va nemmeno di guardarmi ?-
Lei si voltó, sospirando. Quando vide l'interlocutore in viso, i suoi lineamenti si irrigidirono.
-così va meglio..-disse dolcemente, mentre il suo sorriso si allargava. Adesso i suoi denti erano in mostra, stranamente aguzzi.
Le si avvicinó ancora, prendendole il mento tra due dita.Melissa ghignó, arrogante -che mi dici di Persefone?-
Il sorriso dell'uomo venne incrinato da una smorfia per una frazione di secondo, mentre faceva scivolare via la mano.
- penso sia ora che tu ti svegli...- sussurró. La ragazza sentì qualcosa di granuloso scorrerle sulla pelle. Si guardó le braccia, le quali stavano lentamente disgregandosi in sabbia finissima.

Melisse aprì gli occhi, per poi tirarsi a sedere sul letto. -che idiota- borbottó, per poi dirigersi in cucina. Mise l'acqua sul bollitore, esaminando il suo riflesso sulla superficie del piano da cucina. Corrugó la fronte, notando le profonde occhiaie che le solcavano il viso. Dopo aver versato il tè nella propria tazza, si diresse alla finestra, ammirando i movimenti frenetici della Francoforte mattiniera che lei amava. Qualcuno bussó alla sua porta.
Sbuffando, Melisse andó ad aprire. Davanti al suo uscio, si presentó una ragazza trafelata, col fiatone. Aveva lunghi capelli biondi, dai ricci ribelli. Il viso lentigginoso era contratto in una espressione di terrore. La sconosciuta sgranó gli occhi castani, per poi abbracciare la ragazza.
-oh cielo Melisse, oh cielo!- mormoró -grazie agli dèi hai aperto, oh cielo!- preoccupata, l'ospite allontanó la biondina.
-Eugenìe? Quando sei arrivata?!-
-un paio di ore fa, è tutto un macello!- articoló, con un forte accento francese
Melisse la lasció entrare, per poi farla accomodare sul divano.
-ho preso il primo volo da Nizza. Mi hanno trovata, Meli, non so che fare!- mormoró
-ti hanno trovata?- ripetè l'altra, quasi in uno stato di strance
-mi hanno trovata.-

Un paio di ore prima.

Eugenìe Fournier suonava il suo violino. Indossava una camicia da notte bianco latte, ed era in piedi di fronte al suo leggìo. Il suono del campanello interruppe la sua sinfonia. Quando aprì la porta, un uomo sui quaranta le si paró difronte. Indossava una divisa blu da manovale, e portava con sè una cassetta degli attrezzi. Si sollevó appena il cappello.
-buongiorno signorina, sono qui per le tubature!- salutó cordiale l'uomo.
La ragazza assunse un'espressione perplessa: non ricordava che il condominio avesse impostato un controllo per quel giorno. Confidando nel proprio portiere, scrolló le spalle e lo condusse verso la cucina -chiedo scusa per il disordine- sorrise -mi sono svegliata da poco..- l'altro non disse nulla, e inizió ad armeggiare col sifone del lavandino.
Eugenìe ammiccó: c'era qualcosa di strano in lui. Ma non riusciva ad inquadrare cosa. Con orrore, fece un passo indietro: l'idraulico non aveva ombra. per errore urtó un bicchiere, che si fracassó a terra. L'operaio si alzó,osservando la ragazza -tutto apposto?- lei annuì, a disagio, iniziando a raccattare i cocci di vetro con le mani tremanti. L'uomo le si avvicinó -ha bisogno di aiuto? -
La francese notó che le scarpe dell'uomo stavano lentamente disfacendosi in un liquame nero. Strinse lentamente uno dei frammenti nel palmo della mano.

Quello che accadde dopo fu repentino e fulmineo. Con uno scatto, la ragazza infilzó il vetro nella rotula dell'idraulico. Egli si accasció a terra, mentre il suo urlo si sdoppiava in decine di altre voci diverse. La ragazza corse in salone, infilandosi le scarpe con rapidità, e agguantando la custodia contenente il violino. Dei tonfi annunciarono che l'intruso era di nuovo in piedi. Diede un'ultima occhiata alla sua casa, per poi precipitarsi in strada.

-e la parte peggiore è che il povero Fernande era... Il povero Fernande...- un singhiozzo taglió la frase a metà
-senti, mi dispiace per il tuo portiere...- Melisse si sentiva a disagio. Faceva schifo a consolare la gente.
-ma come hanno fatto a...-
La francese urló -non ne ho idea! Io non... Non me lo aspettavo!- poi abbassó la voce -certo, Arty mi aveva detto qualcosa di confuso al riguardo durante un pisolino ma non ci avevo dato molto peso...-
-La tua guardianae ti ha avvertita e tu non hai fatto nulla!?-
La ragazza era incredula. Eugenìe era la protetta di ben due Dèi, Artemide ed Apollo. L'avevano avvertita per tempo, come era possibile che non avesse reagito?!
-io... Ok, senti avevo un concerto tra due giorni e non subivamo attacchi da quando... Dal 1978? Non volevo crederci, io...- sospiró -...mi sono comportata da stupida..-
-nessuno ti ha seguita, vero?!-
-no,no tranquilla!-
-dobbiamo avvertire le altre- sbuffó Melisse. -ti organizzo la camera degli ospiti.-

Passando per il corridoio, riportó lo sguardo su Francoforte. Chiunque tra quelle persone poteva essere il nemico adesso. La città a cui era affezzionata non era più sicura come credeva.E la confusione era più vicina che mai.

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