Gli attentati e l'arresto

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Tuttavia il 30 gennaio 1992 la Cassazione confermò gli ergastoli del del maxiprocesso e  sancì l'attendibilità delle dichiarazioni rese dal pentito Tommaso Buscetta. Sempre secondo le testimonianze dei collaboratori di giustizia, Riina decise allora di lanciare un avvertimento ad Andreotti, che si era disinteressato alla sentenza e anzi aveva firmato un decreto-legge che aveva fatto tornare in carcere gli imputati del maxiprocesso scarcerati per decorrenza dei termini e quelli agli arresti domiciliari, per queste ragioni il 12 marzo 1992 Lima venne ucciso alla vigilia delle elezioni politichee alcuni mesi dopo, la stessa sorte toccò a Ignazio Salvo[33].

Le deposizioni dei collaboratori di giustizia (su tutti Tommaso Buscetta) scateneranno la ritorsione di Cosa Nostra su precisa indicazione di Totò Riina, il quale autorizzò i capofamiglia a eliminare i familiari dei pentiti "sino al 20º grado di parentela", compresi i bambini e le donne.

L'allora vicecomandante dei Ros, Mario Mori, incontrò nei primi giorni di giugno e nei mesi successivi Vito Ciancimino, proponendo una trattativa con Cosa Nostra per mettere fine alla lunga scia di stragi che insanguinavano Palermo. Mori si difese raccontando di avere avviato i contatti per tendere una trappola volta a stanare qualche latitante, ma Riina rispose con il Papello,un documento di richieste per  ammorbidire le condizioni dei detenuti, degli indagati, delle loro famiglie, la cancellazione della legge sui pentiti e la revisione del maxiprocesso.

L'esistenza della trattativa Stato-mafia è stata successivamente confermata da varie sentenze e dalle dichiarazioni di numerosi pentiti e di Uomini dello stato che per 20 anni avevano taciuto sulla trattativa. La stessa trattativa, secondo l'accusa, si sarebbe svolta per mezzo del papello che Riina avrebbe fatto avere al Ros dei carabinieri. Le richieste del boss Corleonese riguardavano il 41 bis, la chiusura delle carceri di Pianosa e Asinara e l'abolizione dell'ergastolo. 
il12 marzo 2012, poi, nella motivazione della sentenza del processo a Francesco Tagliavia per le stragi del 1992 - 1993, i giudici scrivono che la trattativa tra Stato e Cosa nostra "ci fu e venne quantomeno inizialmente impostata su un do ut des [...] L'iniziativa fu assunta da rappresentanti dello Stato e non dagli uomini di mafia".Nell'estate del 1992 fu il principale responsabile della strage di Capaci e della strage di via D'Amelio. L'8 gennaio 1993, il collaboratore Balduccio Di Maggio rivelò ai Carabinieri di Palermo  dove si trovava il "covo" di Riina, una villa con palme nel centro di Palermo ,che incrociava via Bernini 55, dove aveva trascorso venticinque anni di latitanza.

La casa non era distante dai luoghi nei quali il clan svolgeva abitualmente i propri affari e dove nel 2018 fu scoperto anche il figlio dell'autista e fiduciario di Riina, il mafioso Salvatore Biondino.
L'arresto avvenne a un chilometro e quindici minuti di auto dalla ventennale sua dimora.

Il 15 gennaio del 1993 fu catturato dal CRIMOR (squadra speciale dei ROS guidata dal Capitano Ultimo).
Riina, latitante dal 1969, venne arrestato al primo incrocio davanti alla sua villa, in via Bernini n. 54, insieme al suo autista Salvatore Biondino,a Palermo. Nella villa aveva trascorso alcuni anni della sua latitanza, insieme alla moglie  e ai suoi figli.
L'arresto fu favorito dalle dichiarazioni rese nei giorni precedenti al generale dei carabinieri Francesco Delfino dall'ex autista di Riina, Baldassare (Balduccio) Di Maggio, che decise di collaborare per ritorsione verso Cosa Nostra, che lo aveva condannato a morte.

Totò Rina - La storiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora