Versione alternativa di determinati avvenimenti in Thor: The Dark World.
Ho deciso di rimediare all'enorme torto che ci è stato arrecato dalla sceneggiatura.
☆☆☆☆☆☆☆☆☆
Silenzio. Totale, infinito, solitario silenzio. Ansiti. Sospiri. Respiro affannoso, di chi ha trascorso anni di vita a urlare in segreto, dentro di sé, senza essere udito da nessuno, senza disturbare nessuno, e di chi poi all'improvviso è esploso, la voce fuoriuscita come un tuono che fa tremare la terra, potente, devastante, lacerante, messaggera di un dolore talmente profondo e letale da non poter essere espresso a parole ma solo con quell'unico e infinito grido.
Aveva urlato a lungo, ma nessuno lo aveva sentito.
Gola secca, gola in fiamme. Occhi che ardevano, bruciavano pericolosamente. Corpo che tremava, incontrollabile, come preda di un freddo che non poteva realmente ferirlo.
Lacrime.
Lacrime amare, lacrime salate. Lacrime sulle guance, sulla bocca. Lacrime di rimorso, rimpianto, odio verso sé stesso. Lacrime di colui al quale non rimane altro che piangere, perché quando ancora la vita gli aveva offerto delle occasioni, delle possibilità, lui le aveva lasciate andare via, rifiutate, rigettate, una dopo l'altra, cocciuto come un mulo.
E adesso era troppo tardi.
Sangue. Sui piedi, per le schegge dei mobili che lui stesso aveva distrutto in preda alla follia e alla rabbia accecante. Sulle pareti, traccia del suo delirio senza scopo e senza speranza, prove di un amore malsano dimostrato ormai troppo tardi. Sulle mani, realmente e metaforicamente, il proprio, di poca importanza e facilmente rimovibile, mischiato a quello di sua madre, eterno e impossibile da cancellare.
L'aveva uccisa, Loki. L'aveva rinnegata, l'aveva offesa, l'aveva cacciata, e infine l'aveva uccisa. Tutto per uno stupido, stupido, inutile dispetto.
"Ti consiglio di prendere le scale sulla sinistra"
Cacciò un altro grido, le mani tra i capelli, ormai incolti e abbandonati a loro stessi. La sua proverbiale lingua d'argento sembrava averlo abbandonato per sempre, costringendolo a sostituire i suoi carismatici discorsi ammalianti con urla prive di senso.
Ma ben presto la voce gli venne meno di nuovo e lui non poté far altro che abbandonarsi ai singhiozzi, il corpo che sussultava, le lacrime che cadevano sulle sue dita e si mescolavano al sangue.
«Mi dispiace...» soffiò, forse a sua madre, forse a nessuno in particolare, o forse a ogni essere vivente che avesse avuto la sfortuna di incontrarlo. «Io non volevo... non volevo... mi dispiace...»
Aveva urlato a lungo, aveva pianto a lungo. Ma nessuno era venuto a controllare cosa gli fosse successo, perché lui stesso si era assicurato di creare un'illusione che lo nascondesse agli occhi e alle orecchie di tutti. Rinchiuso in una cella decine di metri sottoterra, si era isolato ancora di più dal resto del mondo per poter urlare senza disturbare nessuno. Non c'erano più prigionieri nelle segrete, dopo che gli elfi oscuri li avevano fatti evadere. Lui era l'unico, il reietto, il dimenticato. Ma c'erano pur sempre delle guardie in giro: non voleva che qualcuno fosse testimone del suo dolore.
Ma allo stesso tempo desiderava più di ogni altra cosa che, senza bisogno di essere attirato da grida o singhiozzi, ma solo per puro interesse, qualcuno venisse fin laggiù, lottasse per scorgere oltre l'illusione che lui stesso aveva creato, e lo vedesse per davvero.
Voleva sentirsi dire che non era il mostro che si era ormai convinto di essere. Voleva sentirsi dire che non aveva ucciso sua madre, anche se l'aveva fatto.
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Dreams and Memories: Raccolta one-shot Thor e Loki
Fanfiction~Thorki come brotp~ Oneshot e what if su frammenti della vita di Thor e Loki, dalla loro infanzia ad Asgard fino agli eventi di Infinity War ~aggiornamenti casuali~