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– Allora che si fa, eh? O planetario, ma che si fa?Ero piantonato sul davanti del disco-butik del Van, mica molto convinto d'aver fatto cosa buona e giusta allontanandomi da casetta.
Ma ormai ero lì, e per com'ero fatto le cose lasciate a metà non mi si facevano, fratellini. Così scricciai al planetario:
– E allora si entra o si entra, o no? Sei un malcico fatto e finito, e coi venti e sette anni sul groppo. E allora che sguana di cosa t'aspetti, se indugi e non ti ci smuovi? Ci entri alla disco-butik o no?
- e gli ci aggiunsi che gli sarebbe pure convenuto di darsi una mossa e agire sul punto, ma nel mentre ancora le mie patte prendevano come su il peso come del piombo, e come fosse già poco e niente far la figura del babbeotto indeciso, poco mal e molto cico, e non mi veniva idea d'un rimedio di sbroglia alla matassa - nemmeno un lampo che suonasse di genio alla Ein e Stein, né mi garbava di sentirmi le granfie mezze date alla voglia di gran festoni sui primi martini a tiro di biffa in pieno giorno, e con Zio e Tutti gli Angeli a locchiarmi e ammonirmi magari allampo a suon di cerini e Billibestia bleah.
Più che Melodia - questo il nome del commerciante di musica in padellami ai Miei tempi d'oro e argento -, già friggibuco come nome, e poi Van, il nuovo cambio di gestione alla cassa e alla vecchia maria suonava d'un rutto meschino e intollerabile, né cinebrivido se snicchiato a mente anche solo per un azzardo. Vogue era proprio un nome da bigia, e di quelle che ci passano le intere ore a rifarcire il truglio raffazzolettato senza il rimedio e coi specchi tutti rotti per la vergogna tipo, se capite cosa intendo, e al solo pensiero mi ci scardinavo tutto al centimetro quadro della perfezione geometrica da sculscuola e anche il plotto si vedeva costretto allampo all'affloscio delle sue antiche Virtù.
E odiavo Zio, in ciò, per esser ben sordo di snicchio e tipo mai dirmi la sua, tanto per dirne una e dirne tante - ma non c'era mica ragione che mi facesse odiare in peggio la nuova insegna con tanto di logo friggibuco del Van che adesso si chiamava Vogue, perché era una gran fregnona d'insegna e di situazione, potete starne certi, rari amici, e il sottoscritto poco amante dei compromessi e del cosiddetto e sempre inetto porgitor d'altra guancia.
I miei fari tornarono in frappé, e quasi per una volta pensai che in fin dei conti ogni sosto sarebbe stato cento sguane meglio di un locale ormai ridicolo come quel sostaccio, cioè anche un sosto sgualcito come la rozzeria centrale. Ed era tutto motto.
E mentre ancora scricciavo al planetario di trovare una maniera per farmi di coraggio e di berte, stupendomi instupidito di quanto certe volte i sogni dicano il vero e potevo anche confermarlo, fratellini, e che non trarne poi tutta una tragicomica da gedia avrebbe migliorato in parte il bel pome che tutto sommato era caldo e spumante, più invece le mie granfie pigliavano a rovellarsi ancora fra di loro, e ci facevo pochi passi che quasi subito mi rovellavo di non oltrepassare la soglia con le patte a un metro dalle porte dell'astronavavigante.
O locchiavo a destra e a manca per tutta Taylor Place e anche perdiritto nel caso, coi fari cinebrivido e severi, ma dentro ero atomico,giuro,e molto Boeing Bi-Venti-e-Nove.
Ci passò molto altro tempo di un-due-tre-stalla o giù di lì; poi le mie gambe si fecero finalmente di forza in avanti e mi decisi a procedere verso il rivenditoriale che pensavo di conoscere come le mie tasche, e superai persino l'insegna buzzurra e semprepiùdipiù poco karashò del Van che ora si chiamava Vogue (che nome friggibuco, per Zio e tutti i Santi e le Vergini Martiri di questo porco mondo!) e ci entrai con gli zughi da finto ghigno ammollo e malcico quiete sbarbato e lavato, e almeno sulle ultime due c'era del vero.
Le mode, anche se poco cinebrivido quando e in quanto poco karashò, cambiano.
Ma Vogue era proprio un nome friggibuco e non mi pentirò mai di scricciarlo all'infinito dell'infinito infinito se possibile, peggio del primo nome di Melodia, e Van-non-più-Van-ma-Vogue a questo punto Leggenda da tramandare coi fari da piagnisteo e dei fiori tipo condoglianze vivissime, cari. Delitto! In cinque o sei anni di assenza del Vostro Umile Narratore tutti mi ci avevano tipo ballato alle spalle alla maniera dei ratti che ballino alla scomparsa del Gatto, e la rabbia mi prese un piccolopoco.
Locchiai male il primo capitato a tiro di aere e festone e ci trovai perbene il pensiero che forse se lo sarebbe pure meritato e da cinebrivido bombo sulla biffa, altro che indugiare per il pugno dei rozzi e dei cerini coi parazzucchi, e allampo per evitargli il brutto quarto d'ora d'ultraviolenza dal sottoscritto mi portai lontano e m'infilai a far perlustrazione per gli scaffali dandogli un'ultima locchiata di fari sempre cinebrivido e sempre molto soma per evitarmi almeno la figura del Bamba che si pigli la coda alle gambe come i cagnacci, se ancor mi ci capite, O fratellini.
Le mode cambiano, ma la musica no. Ci si deve accontentare nella vita, perché Zio ha da fare e non può sempre soffocarti la granfia con la sua salda d'acciaio e vino e ostie e dirti di ritentare che la prossima volta sarai un malcico fortunello e nato.
E almeno la bella musica - quella vera, se capite - non era cambiata, ma nemmeno di poco, e locchiato alla buona per semplice curiosità alla stregua del maso una decina o una dieci-e-due di scomparti di dischi affloscia-plotto con le solite biffe dei malcichi friggibuco di turno suggerendo al planetario di darci fuoco in onore dello Zio, anche se assente lo Zio, abbracciai le sezioni della classica coi fari appannati dalla gioia e col cuore pronto a far di nuovo di bumbumbum e rovistai subito alla ricerca del grande, maestro-dei-maestri, insuperabile, impiacentitor di carni e budellami e bassi ventri, Ludovico Van.
La musica mica ci cambia, se sapete dove andare e cosa cercare con la dovizia di un tedesco spia della galassia galattica e compagnia bella, fratelli, né un buon amico vi tradisce e certo si fa ascoltare e amare con gli Arcangeli e le Trombe che van su e giù e giù e su per i bassi intestini e per i sosti con impianti e tenuta buona. Guarito potevo permettermelo, un tale esercizio di potere.
Mentre il mio gulliver tornava alla filosofia forse contorta forse dovuta, e il mio plotto si drizzava ritrovando l'amicizia molto karashò del Grande Van, la mia attenzione si distaccò dal vinile prescelto e la locchiai.
Non potevo sapere mica di tutti quegli effetti collaterattivi o quell'altre sguane lì dei disturbi di traumi postumi, O fratelli, e poi ormai l'avevo locchiata e avevo già deciso di attirarmela in qualche modo.
Non c'era freno che potesse fermarmi. Nemmeno il Bog innominato.
Nemmeno me medesimo, un Bračny che un po' se la poteva meritare la sguana. O forse no. O forse sì.
Se siete e sempre amici miei esser vorrete no, ma se crude, insensibili e imperiture sguane certo siete e sempre sarete, sì...
E perciò la pagherete, forse prima forse poi o forse prima ancora di poi e di prima.
Smisi di rovellarmi il cardine e feci di flash flash con gli zughi, o meglio fissai i fari allampo e sorrisi da malcico-baccaglia ostentando su di lei, bella mammola d'urlo, sapendo d'averla in buona parte incuriosita o per dirla tanto e dirla giusta inquietata, e allungai il truglio come beffardo. Eppure un'ombra soltanto dell'antico brio.
– La mia fama mi precede o mi son sporcato il ceffo, Sorellina? O forse hai letto il mio pensiero, come in quegli sceneggiati fantascientifici che ci vanno giù pesante con le più strane tramuccole e vorresti riavere il Van? -, dissi tipo allampo e ancora tutto fari per lei. – Ma no, certo che no, Sorellina, né temi le brutture della nostra epoca, ora che ambedue ci troviamo in un luogo pubblico e non ambisco a destare altri scandali alla pubblica opinione di figli cinti di fiori alla porta. – Dopo tutti questi anni ne faccio a meno, fidati di un drugo ormai perbene!
Ebbi un guizzo volpino.( Note autrice: da rivedere)
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|| Missing moments: Un'arancia a orologeria / Arancia Meccanica.
Short StoryNon più cinebrivido Non più estatico brio. Non più . . . Rating +16/18 Omaggio a Un'arancia a orologeria e allo slang nadsat di Anthony Burgess e alla pellicola 'Arancia Meccanica' di Stanley Kubrick; Serie (forse) di racconti pseudo-epistola di A...