QUINTO CAPITOLO

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                Quarto Atto

                Settima scena

Gli ospiti del padrone di casa avevano preso posto intorno al tavolo come ognuno aveva preferito. Don Antonio a capotavola, dal lato opposto Pinuccio.
«Mia moglie ha preparato scrippelle e cauzuncielli, che ne dite se li assaggiamo?»
«E come no?» Approvò con entusiasmo Giovanni.
«Dicono: "Mangia-mangia!"»
Tutti risero.
Pinuccio si alzò e aiutò gli ospiti a servirsi.
«Purtroppo non ci siamo riuniti per giocare a carte come facciamo di solito prima di Natale e anche dopo.»
Mentre parlava per sciogliere il ghiaccio, porse i piattini agli ospiti. «Dobbiamo cercare di capire che sta succedendo nella nostra cittadina.»
«Eh, sì! Chi l'aveva mai vista una catena di furti come questa!» Intervenne Assunta interpretando il pensiero di tutti.
«Assunta, dicci che è successo da te.»
Le chiese Pinuccio.
«A tutti noi,» raccontò Assunta, «è successa più o meno la stessa cosa: una mattina siamo andati ad aprire il locale e l'abbiamo trovato senza merce. A me hanno lasciato le stoffe in pezza, quelle tarlate però. Tutto l'assortimento di abbigliamento e biancheria sparito!»
«E la porta del negozio come l'hai trovata?»
Chiese Pinuccio.
«Aperta, tutta rovinata, come se hanno messo qualcosa per forzà.»
«Hanno messo il piede di porco per entrare.»
Spiegò Pinuccio.
«Pure io ho trovato la porta rotta.» Disse Giovanni.
«C'erano due abiti da uomo e tre tailleurs da donna pronti.
Se li sono presi. Le spolette di filo, non ne hanno lasciata una! Pure tre o quattro forbici e due macchine per cucire si sono presi. M'è rimasta solo una gonna e una camicetta imbastite da cucire.»
«Avete trovato qualc noosa che non è dei negozi vostri?»
Chiese Pinuccio anche a loro come aveva fatto con Pierino.
«Che so io... Mozziconi di sigaretta, fazzoletti, qualche chiave, una striscia di colore su un muro, impronte di scarpe e pneumatici. Qualunque cosa che nel vostro negozio e davanti al negozio, secondo voi non c'era prima del furto.»
Tutti risposero che non avevano trovato niente di particolare.
«E per caso vi hanno rubato pure un furgone? Il furgone che ci andate a fare rifornimento.
Ce l'avete tutti un furgone, no?»
«E certo!»
Cominciò a dire Giovanni.
Seguì un coro di assenso.
«Io non ho nessun furgone,
ma una giardinetta.»
A parlare fu don Antonio con la bella voce baritonale, indispensabile strumento delle sue omelie.
«Ma, ringraziando Dio, è ancora davanti alla chiesa.
Domani vado con Michele a visitare quelle povere famiglie di Mauro, il nostro quartiere più povero e la giardinetta mi serve. Come porto, se no, i doni di Natale per alleviare la loro indigenza? A questo proposito,» continuò don Antonio rivolto a Pinuccio, «vuoi chiedere a Maria e a tua madre se vengono anche loro?
Sapete com'è,» proseguì don Antonio rivolto a tutti,
«le donne e i bambini, che andremo a visitare, si sentono più a loro agio, se vedono arrivare in casa altre donne e non soltanto due anziani come me e Michele.»
«Ma che dite, don Antonio, non siete anziano e nemmeno Michele è anziano. Siete ancora tutt'e due nel pieno delle forze e così vi vogliamo tenere sempre.»
«Grazie, Assunta, ma " Il tempo passa e non s'arresta un'ora." Diceva Petrarca. Pero' faremo sempre con tutto il cuore quello che possiamo. Domani mando Michele a chiedere, quando è possibile per tua moglie e tua madre accompagnarmi a Mauro.» Concluse don Antonio senza omettere la citazione colta.
«Dunque la giardinetta di don Antonio è al posto suo e il furgone tuo, Giovanni?»
Ricominciò Pinuccio.
«La mattina dopo il furto era vicino al negozio, ma non proprio come l'avevo lasciato io. Era chiuso, ma sapete che il mio negozio è vicino alla fontana della piazza e più in là oltre il negozio c'è l'aiuola con il monumento ai caduti e io il furgone lo lascio sempre tra la porta del negozio e il monumento. Però quella mattina stava con il paraurti verso la piazza.
Il furgone non era accostato al muro come lo metto io.»
«Di che colore è il furgone tuo, Giova'?» Chiese Pinuccio.
«Bianco.»
«Matteo, il tuo?»
«È verde chiaro. E il tuo? E la tua azienda come mai non è stata presa di mira?»
Domandò con una certa aggressività Matteo.
«Me lo chiedo da qualche giorno pure io, Matteo. Per ora non c'è l'ho una risposta, ma stai certo che prima o poi la trovo.»
«Assunta? »
«È blu.»
Pinuccio abbassò la testa guardando nel piatto, per nascondere la sorpresa dopo la risposta di Assunta, quindi prese una bottiglia di moscato bianco domandando:
«Che ne dite di bere qualcosa? Assunta dammi il tuo bicchiere e poi fai passare la bottiglia, per piacere.
Don Antonio raccontateci che è successo in chiesa.»
Pierino si alzò di scatto:
«Pinu', ma hai sentito?»
«Lascia stare. Mo' fai parlare don Antonio!»
Gli rispose Pinuccio fulminandolo con lo sguardo.
«Ah, è presto detto! Due giorni fa Michele è entrato in chiesa e come tutte le mattine è andato davanti all'acquasantiera per segnarsi e controllare la cassetta delle elemosine che, come sapete, si trova sotto di essa, ma non c'era.»
«L'avete detto ai carabinieri?»
«No. È la cassetta delle elemosine e allora chi ha bisogno si può servire.»
«Pierino, il tuo furgone è beige, no?»
Pierino in preda a qualche pensiero, non riuscì a spiccicare parola e fece solo cenno di sì con il capo.
«Vito, il tuo di che colore è?»
«Celeste. A che ti serve sape' quale ie' u' colore du furgone?»
«Mi pare che si so' presi in prestito qualche furgone pe' arruba'.»
Gli rispose Pinuccio.
«Vuo' dice che si so' presi u furgone di qualcuno e nuje pe' arruba' e po' l'hanno restituito?
«Eh, mi pare, sì! Ma non so' sicuro,Vito.»
«A sentì tutte 'ste cose,» s'intromise Assunta, «m'è venuto in mente che il giorno dopo il furto ho trovato il furgone parcheggiato sotto la piazza e invece a me mi pareva che lo avevo lasciato in piazza, la sera prima. Però siccome vicino al negozio è difficile a trova' posto, quando arrivo mi metto dov'è libero e allora ho pensato che avevo confuso un giorno con l'altro.»
«Qualunque cosa pò servi' pe' trovà il capo della matassa.»
Commentò Pinuccio.
Don Antonio a questo punto si alzò.
«Pinuccio, togliamo il disturbo. Ti ricordi di dire a Maria della visita a Mauro?»
«Non vi preoccupate, don Anto', appena torna glielo dico. So che ha messo da parte varie cose da portare là.»
Si alzarono tutti, seguendo don Antonio, che ormai era arrivato alla porta.
«Ringrazia Maria per i cauzuncielli e le scrippelle veramente buoni. Tua moglie è proprio una brava cuoca!»
Disse Assunta. Gli ospiti parteciparono ai ringraziamenti di Assunta e augurando la buona sera uscirono.
Pierino rimase nelle retrovie con lo scopo di avere un chiarimento da Pinuccio:
«Hai sentito Assunta? Ha detto che il furgone suo è blu.»
«L'ho sentita.»
«Ebbè? Non tieni niente da dire? La striscia di colore sopra la colonna del cancello mio non è blu?»
«Non putime parlà, ci pone sente. Ti dico tutto appena sacce qualcosa.» Pinuccio cercò di rabbonire Pierino che finalmente se ne andò.

             Ottava scena

   Poi rientrato in cucina,
si chinò sotto il tavolo. Guardando in corrispondenza del posto occupato da ogni ospite.
Uscì da sotto il tavolo e rivolto al pubblico disse:
«Scusatemi, signore e signori, non sono uscito pazzo e non sto nemmeno facendo ginnastica. Se avete un attimo di pazienza, vi spiego.» Esce dalla cucina e torna subito dopo con delle fotografie.
«Ecco, queste sono le fotografie che ho fatto delle impronte dei scarponi e dei copertoni, che ho trovato sullo spiazzo del vivaio di Pierino. La stanza da letto mia e di mia moglie è su questa cucina ed ha un balcone che dà sulla porta di casa.
Ieri sera ho chiesto a Maria di annaffiare le piante, che ci sono sul balcone e di far uscire dai vasi l'acqua insieme al terriccio.
Maria mia mi ha guardato come se dicevo di buttare immondizia davanti alla chiesa.»
"Che dici? Pinu', lo so che ogni tanto ti fai qualche bicchieruccio di vino da Sansone con gli amici. Non è che stasera hai esagerato?"
«M'ha domandato. Ho risposto che non era accussì. E le ho spiegato che mi era venuto nu belle pinsiero e cioè che, se davanti alla porta di casa nostra, facevamo cadere l'acqua con il terriccio delle piante e poi ci camminavano sopra gli amici, che dovevano venire a trovarmi l'indomani pomeriggio, le impronte delle scarpe loro le dovevamo avere in cucina e poi sotto il tavolo e io potevo metterle a paragone con le fotografie delle impronte che avevo preso da Pierino.
Ecco, questo le ho detto e lei ha fatto una faccia che sembrava il sole splendente.
È andata a prendere l'annaffiatoio, l'ha riempito d'acqua e si è precipitata al piano di sopra nel balcone e ha annaffiato le piante. Io sono uscito sulla porta d'ingresso e a un certo punto ho visto cadere l'acqua e il terriccio dai vasi. Quando si è fatta una bella pozzanghera, Maria ha smesso. È tornata giù e ha detto:
"Che dici basta?"
Vieni a vede' tu stessa. Ho risposto. Sulla porta Maria ha visto.
"Sì po' basta'; secondo me funziona 'sta cosa ca te s'inventato pe' vede' le impronte delle scarpe e forse ci prendi i ladri così."
E mo' vediamo se ha funzionato veramente.»
Così dicendo, Pinuccio si mise di nuovo sotto il tavolo con le fotografie in mano. Poi ne emerse sconvolto:
«Sacce di chi so' i scarponi che hanno fatto le impronte sope u spiazze di Pierino!»
Dopo questa dichiarazione il sipario si chiuse. Non si sentiva volare una mosca, il pubblico sembrava allibito e poi uno scroscio d'applausi ruppe l'apnea dei presenti.

È SEMPRE INSOLITO IL LUOGO DEL DELITTO Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora