Aprii gli occhi lentamente, ero rivolto verso un cielo nero, carico di nuvole, mi sentii come se fossi appena tornato nel mondo dei vivi.
Una pioggerella mi batteva in viso e un lieve vento gelido lo accarezzava, sentivo la nuca bagnata, quasi sporca; avevo il fiato corto, come fossi appena caduto di schiena sulla pietra; braccia e gambe sembravano essere staccate dal mio corpo, erano intorpidite come se ci avessi dormito sopra tutta una notte, con la differenza che non riuscivo a muoverle in alcuna maniera. Girai quindi la testa, spaesato, prima sinistra, poi destra notando delle strane strutture di legno, tutto intorno a me, alcune di queste creavano corridoi, altre sparivano nel terreno per poi emergere poco dopo, altre ancora si alzavano di qualche metro dal suolo. Mentre analizzavo i dintorni la pioggia aumentò il suo ritmo e capii il motivo di quella sensazione di sporco, ero sdraiato su un mare di fango, altrettanto in fretta capii che era il momento di entrare in uno di quei tunnel.
Sentivo freddo, tanto freddo, pareva inverno, le gambe erano ancora intorpidite e pesanti, le braccia invece riuscivo a muoverle, così mi feci forza con la mano sinistra spingendo sul pantano per girarmi di pancia, la pungente sensazione di umido mi fece rabbrividire, ma non potevo fermarmi, lanciai la mano destra avanti usando il braccio per trascinarmi, poi feci lo stesso con la mano sinistra, poi di nuovo con la destra e così via, iniziai a strisciare e scivolare sulla melma che diventava sempre più fredda ad ogni bracciata. La pioggia aumentava incessantemente, le gocce assomigliavano sempre di più ad una moltitudine di aghi, sentivo di essere al limite delle mie forze, le braccia erano doloranti e ghiacciate, la faccia congelata, le gambe zavorra, quel maledetto buco sembrava sempre più lontano.
Una voce si fece strada nella mia testa, poi la sentii come se mi stesse sussurrando all'orecchio
"....dai...arrenditi"
Mi girai di scatto, spaventato, scivolando sul fango
"chi...chi cazzo sei?" gridai con voce tremolante
Silenzio, solo il fruscio del vento lo interrompeva
"fanculo...sto diventando...pazzo" dissi tra me e me ansimando per la fatica, guardando il mio riflesso in uno specchio d'acqua formatosi nel fango.
Poco dopo rialzai lo sguardo e notai, con non poca gioia, che ero a meno di un metro dal sottopassaggio, senza farmi domande feci l'ultimo tratto di fretta e, preso dall'euforia, non prestai attenzione alla discesa che dava accesso al cunicolo. Scivolai al suo interno, incontrollabilmente, istintivamente misi le mani avanti per proteggermi, gli schizzi di fango sollevatisi investivano la mia faccia, non vedevo nulla, poi un dolore atroce alle braccia, avevo colpito qualcosa di molto duro. "che male, spero di non essermele rotte" fu il mio primo pensiero, mi girai usando le braccia, ormai straziate, così da sedermi appoggiato al muro e prendere fiato. Mi pulii gli occhi come potevo, subito dopo controllai di essere tutto intero e di avere ancora sensibilità negli arti, finalmente potevo muovere le gambe, le quali si fecero sentire con un dolore a dir poco acuto; lievemente rassicurato, ma principalmente sofferente, iniziai a guardarmi attorno.
Il muro su cui ero appoggiato sembrava spesso, fatto di cemento, di fronte a me si delineava chiaramente il mio scivolone sul fango e l'entrata del buco, che lasciava intravedere un cielo scuro e temporalesco; alla mia destra si alzava un altro muro, non di cemento, bensì di terra, rinforzato con una sorta di scheletro ligneo, attaccato a questo una vecchia lanterna ad olio, nera, con una fiammella, mentre la guardavo un pensiero mi fulminò la mente...
"sono in una...trincea...?"
Iniziai a cercare una risposta su come questo fosse possibile, ma il freddo pungente e i miei vestiti zuppi mi ricordarono la vera priorità, almeno fino a quando, mentre mi stavo alzando usando il muro di legno come sostegno, udii un suono metallico provenire dalla mia sinistra, dove non avevo ancora guardato, mi voltai di scatto, quasi scivolando nuovamente.
Una porta blindata, massiccia, tutta di metallo, con gli angoli e la base che poggiava sul fango arrugginiti, nella metà superiore del portone, uno spiraglio, qualcuno mi stava guardando.La lanterna sulla sua spalla destra illuminava parzialmente il suo viso, nascosto da una cuffia e una sciarpa, solo gli occhi, verdi, erano visibili, assieme a una cicatrice ormai vecchia e probabilmente più ampia di quel che traspariva, che spuntava da sotto la cuffia e si fermava a pochi centimetri dall'occhio.
"E tu chi diavolo sei? Eh Bastardo?!"
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Pensieri
Mystery / ThrillerPrima storiella su questa piattaforma, frutto di sogni, per la maggior parte. Spero di riuscire a scrivere e caricare un capitolo a settimana...non datelo per scontato però. Spero vi piaccia e grazie.