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Dazai aprì gli occhi e sorrise debolmente alla vista della cascata di capelli focosi sparpagliati a creare quella che sembrava un'opera astratta sul cuscino, a pochi centimetri dal suo volto. Con una delle mani coperte di bianco fino a metà palmo, sfiorò con delicatezza quel tappeto di onde morbide, vi incastrò le dita sottili, beandosi della consistenza setosa di quelle ciocche.
E richiuse gli occhi.

Come troppo spesso succedeva, si lasciò cullare dal pensiero del ragazzo accanto al quale si era addormentato e svegliato innumerevoli volte, il cui profumo di fiori di pesco sembrava ancora inebriargli le narici.
Quel ragazzo che, quattro anni prima, aveva scelto di lasciarlo indietro, preferendo dare la priorità al proprio futuro piuttosto che alla loro storia d'amore.

LA TORRE

- Buongiorno, dormiglione - fu una voce dolcissima a ridestarlo dal dormiveglia, una morbida voce femminile.
- Di nuovo a giocare con i miei capelli? - domandò la ragazza già sveglia al suo fianco, il cui sonno era stato interrotto dal tocco, seppur lieve e prudente, di Dazai.

- Ti ho svegliata? Perdonami, ogni tanto dimentico che tu hai il sonno leggero -

- Non ti preoccupare, amo quando lo fai -
La ragazza, di nome Haruko, si sporse in avanti e gli stampò un piccolo bacio sulle labbra, per poi sgusciare fuori da sotto le coperte e avvolgersi in un maglione per contrastare il fresco ancora presente in quella mattinata di fine aprile.

- Oggi sarò in biblioteca tutto il giorno, devo preparare un esame insieme a un'amica - aggiunse mentre sceglieva i vestiti dall'armadio.
Dazai si limitò a rivolgerle un sorriso d'approvazione prima che si fiondasse in bagno, lasciandolo da solo a crogiolarsi nel calore che il piumone aveva mantenuto, mentre le guance e il naso ora esposti gli si stavano gradualmente raffreddando.
Quando il rumore dell'acqua scrosciante della doccia giunse ovattato alle sue orecchie, il ragazzo decise di lasciare che conciliasse il vagabondare libero dei propri pensieri. Quel mattino aveva infatti portato con sé un'inspiegabile malinconia, filtrata dalle finestre insieme alla luce dorata dell'alba, dal sapore di ricordi passati e vecchie ferite mai cicatrizzate, nascoste sotto i metri di candida stoffa che abbracciavano la sua esile figura.

Dazai aveva conosciuto Haruko un annetto prima nella biblioteca della facoltà di Belle Arti, la stessa che lui frequentava. Era da subito rimasto colpito dalla sua determinazione, così spiccata nonostante la sua giovane età. Lei lo adorava, viveva per lui e, oltre a riservargli la sua dolcezza, era matura; così non era passato molto tempo prima che avessero iniziato a convivere, dopo soli quattro mesi di frequentazione.
Dazai le voleva un gran bene, era sereno insieme a quella ragazza, che lo faceva ridere e acconsentiva a lasciargli tutti gli spazi di cui avesse bisogno.
Tuttavia, non si può dire che ne fosse innamorato.

Aspettò che uscisse da casa, prima di alzarsi e buttarsi a sua volta sotto la doccia, dopo essersi liberato degli innumerevoli strati di bende che avvolgevano il suo busto fino al collo e le sue braccia quasi prive di muscolatura, esponendole alla luce, lasciando che l'acqua tiepida scivolasse sulla sua pelle pallida e resa sensibile dal tempo in cui era rimasta nascosta ai raggi solari e agli sguardi indiscreti. Quella pelle che solamente una persona era stata autorizzata a scoprire e ad accarezzare.

Dazai, quel giorno, non aveva voglia di studiare. Non che fosse una novità, dal momento che nemmeno ricordava quale libro avesse aperto l'ultima volta.
Era così che viveva la propria vita, ormai: oscillava tra la mancanza di stimoli per intraprendere anche la più semplice delle azioni e il senso di colpa a fine giornata per non aver concluso nulla di buono e aver raccontato, per un altro giorno ancora, la stessa bugia a sé stesso e alla persona che, senza che lo meritasse, più lo rispettava.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 14, 2022 ⏰

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