Capitolo quarto
You're burning your bridges down
You're burning them to the ground
You're burning your bridges down
What goes around
Will come around
And you burn your bridges downAll my bridges are falling...
("Burning bridges" – Delain)
Bucky si alzò dal divano. Steve si aspettava che desse in escandescenze, che lo sottoponesse ad un altro fuoco di fila di domande, che si infuriasse, che lo insultasse perfino, magari... ma non avrebbe mai voluto vedere quel dolore immenso e infinito nei chiari occhi del giovane.
Restando in silenzio, Bucky si mosse lentamente per uscire dalla stanza, diretto con ogni evidenza verso la camera da letto.
"Cosa stai facendo? Bucky, dove vuoi andare?" Steve adesso era spaventato. Si alzò anche lui e lo seguì. "Che vuoi fare?"
Bucky si voltò a guardarlo con un sorrisetto storto.
"Ho ricevuto il messaggio, Steve. Non è questo il luogo a cui senti di appartenere e non sono io la persona che vuoi al tuo fianco. Cosa dovrei fare? Prendo le mie cose e me ne vado. No, non pensare a soluzioni estreme, sono ancora instabile ma non fino a quel punto. Prenderò una stanza in un albergo e poi vedrò" rispose.
Il Capitano era sgomento.
"Ma... ma come, Bucky? Non puoi andartene così. Io sono tornato solo per te!"
"Ecco, se possibile questo è ancora peggio" mormorò Bucky, afferrando uno zaino e iniziando a metterci dentro jeans, magliette e felpe. "Non capisci che, se dici così, mi fai sentire un peso? Tu avresti voluto tornare negli anni Quaranta e sposare Peggy, non l'hai fatto e sei tornato indietro per paura di creare un paradosso temporale, come ha detto Strange, e perché ti sentivi obbligato a prenderti cura di me. Non è una cosa che fa piacere sentirsi dire, non ti pare?"
"Ma non è questo che volevo dire!" esclamò Steve. Era veramente esausto, quella giornata sembrava non finire più. Prima il viaggio nel regno quantico per riportare al loro posto le Gemme dell'Infinito... e poco importava che, nel mondo presente, fossero passati pochi minuti, per lui quelle spedizioni nel passato erano state lunghe e faticose! Poi la tentazione, quella di cambiare tutto, di dimenticare Captain America e i suoi fallimenti, di ritornare nel 1948 e cercare di costruire una vita con Peggy. In realtà non sapeva nemmeno se avrebbe ritrovato la donna, né tanto meno se lei lo avesse aspettato o se, nel frattempo, si fosse fatta una sua vita, ma non era così importante: ciò che contava veramente, per lui, era la possibilità di essere un uomo normale, di non doversi più preoccupare per le sorti dell'universo, di poter trascorrere i suoi anni in pace insieme alle persone amate.
Era stata una tentazione molto forte, ma poi aveva pensato a Bucky. E non al fatto che Bucky non avrebbe potuto cavarsela senza di lui, no.
In realtà era lui che non sarebbe riuscito a vivere in pace se non avesse avuto Bucky con sé.
Non sarebbe stato giusto e non lo avrebbe voluto. Bucky meritava di vivere in quel tempo e in pace molto più di lui, aveva sofferto così tanto... e se Bucky non poteva ritornare nel passato e vivere sereno al suo fianco, ebbene, neanche lui ci sarebbe tornato!
Era stato difficile rinunciare alla possibilità di una vita normale e tranquilla nel tempo al quale sentiva di appartenere, ma era stato più facile quando aveva pensato che la scelta sarebbe stata tra quella vita e Bucky. Allora non aveva avuto più alcun dubbio ed aveva fatto ritorno al presente.
E si era trovato invischiato in un'estenuante discussione con Bucky, che aveva voluto sapere tutto, perché aveva tardato, perché aveva contrattato con Teschio Rosso per la vita di Natasha, se avesse pensato di sacrificarsi per lei... e adesso questo.
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Burning bridges
FanfictionCon questa minilong in quattro capitoli proseguo la mia personale risoluzione di quello che non mi è piaciuto in Avengers: Endgame e questa è il seguito naturale della mia precedente minilong "Of Jupiter and moons". Steve deve riportare le Gemme del...