céline ³

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«kkyu».

nessuno aveva mai chiamato jungkook in quel modo. «kook» e «kookie» erano sempre stati all'ordine del giorno, taehyung lo chiamava sempre «jungkookie».

erano piccoli soprannomi che sembravano venir naturali a tutti, forse perché si circondava di persone più grandi di lui, che finivano per affezionarsi a causa della sua innata timidezza, forse perché lui stesso, sin da piccolo, aveva la pessima abitudine di dire «a kook piace» quando chiedevano cosa pensasse di qualcosa.

aveva preso quell'abitudine da sua madre, che quand'era ancora un bambino gli chiedeva con voce dolce «e a kookie? a kookie piace?», spingendolo a rispondere con un ampio sorriso che metteva in mostra i suoi incisivi troppo grandi e un «sì, a kookie piace».

stava tentando di abbandonare tale vizio, di comportarsi come un ragazzo della sua età, ma talvolta, soprattutto quando era nervoso, non poteva evitare di ricaderci.

taehyung l'aveva sempre preso in giro per quel suo piccola abitudine. inizialmente l'aveva fatto con un sorriso divertito, prendendogli il volto tra le mani, poi con una smorfia, chiedendogli con stizza quando sarebbe cresciuto, comportandosi come una persona che ha superato la cinquina.

c'era rimasto male, jungkook. il giorno prima taehyung gli toccava con dolcezza la punta del naso, baciandolo e inondandolo con il suo dolce profumo, il giorno dopo lo guardava con sguardo annoiato, controllando se ci fossero nuove notifiche sulla schermata di blocco del suo cellulare.

«il mio jungkookie» era divenuto un severo «kook», solitamente seguito da uno «scrollati di dosso» quando si accoccolava a lui, cercando conforto nell'incavo del suo collo.

poi era arrivato quell'altro ragazzo, appena trasferitosi a daegu da bordeaux, dov'era cresciuto a causa del lavoro della madre, e jungkook aveva scoperto che il nuovo comportamento di taehyung nei suoi confronti forse non era così normale.

si era abituato a quel «kook» detto con sdegno, con uno sguardo torvo, in tal modo che quando jimin si avvicinò a lui la prima volta, con un coreano perfetto e gli sorrise calorosamente, chiamando il suo nome con interesse.

un lavoro in coppia per inglese, jungkook si era ritrovato a prendere ripetizioni da jimin, che in francia aveva studiato quella lingua meglio di lui, e dopo la prima settimana in cui studiavano insieme gli era sfuggito quel piccolo soprannome.

aveva socchiuso gli occhi, disteso le labbra piene e «kkyu!».

dopo mesi, jungkook aveva sentito di nuovo quel fragile fluttuare nel petto, lo stesso di quando taehyung l'aveva chiamato «kookie» la prima volta.

e, sempre con quel suo gran sorriso, gli faceva fluttuare il cuore in petto ogni giorno, quando al mattino lo salutava con un «ciao, kkyu» e gli arruffava i capelli.

𝐂𝐄𝐋𝐈𝐍𝐄 . jikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora