XVIII.

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Quella mattina Heléna aprì gli occhi molto presto, aveva dormito a malapena un paio d'ore, ma era stato indubbiamente il miglior sonno. Aprì gli occhi e il sole non era ancora sorto, ma poco importava, dovevano tornare a Torino e avrebbe dormito una volta tornata a casa. Si alzò silenziosamente e si recò in bagno buttandosi velocemente sotto la doccia; si stava sciacquando lo shampoo quando il corpo bollente di Federico la abbracciò da dietro e le lasciò un bacio sul collo facendola rabbrividire nonostante l'acqua bollente che scorreva sul suo corpo.

-Buongiorno.- le sussurrò appena, prima che lei si girasse mettendogli le braccia attorno al collo e baciarlo sulle labbra. Heléna sentiva ancora la pelle d'oca al solo pensiero di quello che era successo a malapena qualche ora prima -Buongiorno amore.- sussurrò lei. Fino a qualche ora prima non credeva di essere in grado di pronunciare quella parola che sembrava quasi essere velenosa per lei. Federico sorrise sulle sue labbra, anche lui incredulo di quello che era riuscito a fare in qualche mese, passati dall'odio all'indifferenza, di nuovo all'odio e alla rabbia e infine all'amore che non credevano di riuscire a riavere indietro.

-Se non ci muoviamo, arrivi tardi all'allenamento e non giocherai domani.- rise Heléna prima di spingere il ragazzo contro il muro per farsi strada e uscire dalla doccia. Federico rise e si insaponò velocemente per poi sciacquarsi e uscire quando lei stava ancora ad asciugarsi i capelli. -Quasi quasi mi do malato.- rispose lui avvolgendosi un asciugamano attorno al bacino e scatenando subito lo sguardo fulminante di Heléna che quasi lo trapassò e lo fece scoppiare a ridere. -Va bene, facciamo così, non mi do malato solo se poi ti trovo a casa mia.- riprese a parlare abbracciandola nuovamente da dietro e guardandola attraverso lo specchio.

Heléna sorrise e si girò a stampargli un bacio sulle labbra. -Lo scoprirai solo domani sera.- rispose lei lasciandolo in sospeso quando in realtà lei aveva già deciso di andare a casa sua senza pensarci più di mezzo secondo. Federico sorrise e la guardò ancora attraverso lo specchio in quegli occhi di cui ancora non era riuscito a classificarne il colore preciso, l'unica cosa d cui era certo era che lo facevano impazzire -Ti amo.- le disse ancora rompendo il silenzio, guardandola negli occhi e scatenando il suo sorriso, che gli fece battere forte il cuore. -Ti amo anch'io.- rispose lei girandosi verso di lui e unendo ancora le loro labbra.

La torinese si era già vestita quando Federico rientrò in camera e iniziò a vestirsi a sua volta per poi rimettere i vestiti, che aveva ancora fuori, nella valigia. Uscirono dalla camera velocemente e si avviarono verso le scale e la ragazza, prima di scendere si avviò verso la camera di Nieves, decisa a salutarla prima di andarsene, anche se stava dormendo beatamente, l'avrebbe svegliata. Heléna fu frenata soltanto dalla porta socchiusa, buttò un occhio dentro la stanza e vide vestiti sul pavimento e un paio di scarpe che, indubbiamente, non erano della spagnola.

Heléna, da brava amica curiosa quale era sempre stata, si affacciò leggermente e vide due persone nel letto matrimoniale; Nieves e un uomo moro e dalle spalle piuttosto larghe che copriva del tutto il corpo dell'amica, di cui si intravedevano solo alcune ciocche bionde. Heléna sorrise e richiuse piano la porta chiedendosi semplicemente come aveva potuto non sentire nulla, in fin dei conti, quell'uomo doveva essere entrato in quella casa mentre tutti dormivano.

La ragazza si addormentò non appena si sedette nel sedile posteriore della macchina insieme al ragazzo e riaprì gli occhi solamente sei ore dopo, quando il ragazzo la svegliò per lasciarli a casa. -Grazie ragazzi.- li ringraziò lei quando prese la sua valigia dal bagagliaio e Federico scaricò la sua -Ci sentiamo più tardi.- sorrise ancora, prima di avviarsi insieme al ragazzo verso il portone del suo palazzo. Non appena salirono in ascensore, Heléna guardò Federico. -Rimani?- chiese subito e lui annuì con un sorriso. -Ho allenamento solo oggi pomeriggio.- sorrise di nuovo per poi lasciarla uscire dall'ascensore e avviarsi verso la porta di casa.

Nel silenzio di mille parole. | Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora