XI.

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Rimanere a casa a guardare le partite in televisione non le era mai piaciuto, non riusciva a trovare il senso di dover stare seduta sul divano, di non sentire quelle sensazioni che sentiva sempre quando era seduta in tribuna, specialmente se doveva guardarla da sola, ma almeno quella sera non la era. Oriana e Georgina l'avrebbero raggiunta per cena e lei aveva deciso di preparare la pizza. La nonna gliel'aveva sempre preparata quando era piccola, ricordava ancora la ricetta di famiglia, ogni sabato a cena si mangiava la pizza e lei aiutava Allegra a prepararla. Nonostante la domestica fosse sempre presenta, la pizza era una delle poche cose che Allegra non le permetteva di preparare.

Il campanello fermò il suo lavoro e lei lasciò andare il condimento della pizza per sciacquarsi le mani e correre ad aprire la porta; le sue amiche le avevano detto che sarebbero arrivate prima, ma non pensava che arrivassero così tanto prima di cena. Il rumore dell'ascensore la risvegliò dai suoi pensieri mentre aspettava Oriana e Georgina, ma il suo sguardo cadde sul soqquadro che regnava in cucina, si guardò addosso e la sua maglietta nera dei Nirvana ormai diventata bianca per la farina che aveva buttato in giro, gliel'aveva regalata il padre quando aveva quindici anni ed era sorpresa dal fatto che ancora le andasse.

I suoi quindici anni erano il periodo della ribellione, con il padre era un litigio continuo e più di una volta si chiudeva in camera vestita della sua maglietta, dei suoi pantaloncini e dei suoi anfibi a fumare sigarette e ad ascoltare musica ad alto volume. Non aveva mai avuto bisogno di una madre, non ne aveva mai sentito la mancanza della madre eppure, in quel momento, a quasi ventiquattro anni riconosceva che forse, in quel periodo, ne avrebbe avuto bisogno.

Le due amiche uscirono dall'ascensore e non appena videro le condizioni dell'amica, scoppiarono a ridere, indubbiamente non erano abituate a vederla in quello stato. -Hai fatto la lotta con la farina?- chiese Georgina una volta entrata in casa. -Si stava ribellando.- rispose semplicemente la torinese per poi tornare alle sue pizze per finire di condirle e iniziare finalmente a cuocerle. -Vuoi una mano?- chiese Oriana guardandola ed Heléna le rispose scuotendo la testa.

-Io e Ori abbiamo pensato di portare del gelato.- esordì Georgina e l'amica alzò subito lo sguardo per poi sorridere e indicarle il congelatore. -Grazie ragazze, ma non c'era bisogno!- rispose completando la prima pizza e accendendo il forno. -Come stai?- chiese Oriana -Da qualche giorno sei immersa di lavoro e ti fai sentire pochissimo...- continuò.

Heléna sospirò e la guardò negli occhi per poi iniziare a parlare. -Dopo la pausa per le nazionali è sempre così, respiriamo due settimane e poi si ricomincia, soprattutto se la squadra decide di pareggiare col Genoa e dopo pochi giorni deve volare a Manchester.- Oriana rise, adorava quando Heléna parlava del suo lavoro si vedeva l'amore che ci metteva, ma anche la rabbia che le scaturiva quando la sua squadra perdeva o pareggiava, il suo animo da tifosa non poteva non uscire fuori.

Un'ora e qualche scottatura più tardi, le tre amiche si sedettero davanti alla loro pizza e alla loro birra, pronte a mangiare per poi guardare la partita, pronte a sostenere, chi i propri amici e chi i propri ragazzi. -La maglia stasera non la metti? Ti ricordo che l'ultima volta ha portato bene...- le disse Oriana -No, stasera no, a casa non la metto mai...- rispose la torinese addentando un pezzo di pizza e rimanendo quasi sorpresa, non era la pizza più buona mai mangiata, ma non era nemmeno veleno.

-Pensavo peggio...- la prese in giro Oriana ridendo e scatenando un amichevole -Ehi!- da parte di Heléna che la stava ascoltando. Georgina stava continuando a ridere mentre cercava di godersi quei momenti, a Madrid non aveva poi così tante amiche, non riusciva ad andare d'accordo con nessuno e, ovviamente, non era mai riuscita a passare così tanto tempo con delle persone che era riuscita a considerare delle amiche. Heléna e Oriana erano finalmente quelle amiche che aveva sempre desiderato, due coetanee con cui condivideva tutto e con cui sapeva di poter parlare di tutto. In pochi mesi era riuscita a costruire quello che a Madrid non aveva costruito in anni.

Nel silenzio di mille parole. | Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora