Capitolo 5

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L’immobilità della macchina mi svegliò, mi voltai verso il sedile del guidatore ma non c’era nessuno. Perfetto. Stavo per saltare dietro al voltante ma venni fermata a causa di una corda che mi legava le mani. I miei occhi balenarono intorno a me. Un distributore di benzina. Se non fosse stato per il fatto che quel posto era desolato avrei provato a scappare.

Prima che me ne rendessi conto, la portiera del guidatore venne aperta con uno strattone ed entrò Harry.

“Sveglia gattina.” Sogghignò. “Parcheggio l’auto sul retro e possiamo entrare.”

“Dentro il distributore di benzina?” chiesi con la gola secca.

“Sì, la tua nuova casa.” I miei occhi guizzarono verso i miei polsi legati insieme. “Mi dispiace per quello, non potevo permetterti di scappare mentre liberavo il posto, giusto?” Poi si allungò verso di me, liberandomi le mani.

Una volta che Harry parcheggiò l’auto sbloccò la mia portiera e mi guardò attentamente mentre scendevo dalla macchina. Ero rimasta bloccata nell’auto per così tanto tempo che non appena i miei piedi sostennero il peso del mio corpo, le gambe si trasformarono in gelatina e crollai al suolo. Mi misi seduta, per un po’ di secondi, cercando di trovare l’energia per sollevarmi. Stranamente una parte di me sperava che Harry sarebbe intervenuto e mi avrebbe aiutato, tuttavia quando guardai verso di lui sul suo viso c’era un’espressione di impazienza.

“Alzati.” ringhiò.

“N-Non ci riesco, le mie gambe sono troppo deboli.”

Prese un profondo respiro, “Immagino che dovrai gattonare come una vera gattina.”

I miei occhi si spalancarono per il disgusto alla sua idea, vidi i suoi stivaletti marroni avvicinarsi a me nel fango. Si fermò accanto a me e agguantai i suoi stretti jeans neri per tirarmi su ma lui mi afferrò la testa, gettandomi nel fango.

“Ho detto di gattonare.” mi derise, ancora una volta mi sono comportata da testarda e ho disubbidito.

Improvvisamente sentii Harry portare una mano verso il basso e impugnare strettamente i miei capelli, strattonandoli in avanti, obbligandomi a gattonare dietro di lui. Anche se il tragitto non fu lungo, le mie ginocchia cominciarono a dolermi e mi sentii ancora più sporca a causa del fango, che veniva schizzato sul mio viso e sui miei vestiti dai passi pesanti di Harry.

Harry si fermò quando fummo davanti a un portone di metallo arrugginito, afferrò la parte inferiore e lo sollevò. Per un secondo mi sentii confusa perché dietro il portone c’era solo un box vuoto e buio, grande quanto una stanza. I miei capelli furono strattonati per l’ultima volta, quando venni gettata in mezzo alla stanza e lasciata nel buio mentre Harry abbassava il portone.

Ad essere sinceri non mi dispiaceva essere rinchiusa lì dentro, mi teneva lontana da Harry, quindi mi sentivo alquanto al sicuro, e ormai i miei occhi si erano abituati all’oscurità; una delle mie paure.

I miei occhi vagarono per la stanza cercando una via di fuga, ma non c’era nulla. Mi appoggiai alla parete e mi sorressi in piedi, poi mi avviai verso il portone. Provai a sollevarlo sperando che fosse aperto, ma Harry non è stupido, l’aveva chiuso a chiave. Poi sperai, sperai davvero che ci fosse qualche porta segreta, come nei film; così provai a cercare tastando le pareti. Ma niente.

Rinunciai. Per il momento comunque, come diavolo ho fatto a lasciarmi rapire. Solo perché non avevo nient’altro di meglio da fare, mi rannicchiai a palla e mi addormentai.


~

Un forte rumore stridulo mi svegliò, era Harry, stava aprendo il portone. All’inizio, riuscivo a stento a vederlo perché l’improvvisa luce del mattino mi aveva accecato gli occhi, ma si abituarono in fretta.

Kitten➢h.s au [Italian Translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora