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giulia

Sanremo, la città della musica, delle possibilità e della felicità.
Amo questa città.
Mi mette sempre così di buon umore ogni volta che pongo i miei piedi su questa spiaggia. Vengo qua da un po' di anni, un po' per amore, e un po' per lavoro (ormai mi muovo principalmente per questo) ed ogni volta che la vedo mi luccicano gli occhi, neanche fosse la prima volta che vengo. La gente tende a darmi un po' per scema, ogni volta che mi stupisco per tutto, ma loro non sanno, che tutto ciò, in realtà mi permette di pensare ancora una volta alle belle parole della nonna: "le persone, spesso, non si accorgono delle potenzialità delle piccole cose che vediamo ogni giorno, le quali riempiono le nostre giornate continuamente, ma tu lo devi fare, sempre". La nonna me lo diceva in continuazione, lei era sempre presente ad insegnarmi ad apprezzare tutto e tutti, da lei ho preso la mia solarità e bontà, e a lei devo tutto, non sarei così oggi se non avessi avuto lei al mio fianco.
Ma torniamo a noi, che ci faccio qua a Sanremo oggi? Beh, anche quest'anno sono stata chiamata per partecipare al corpo di ballo del Festival. Si, il Festival di Sanremo, pazzesco! Non ci credo nemmeno io, nonostante mi chiamino da anni ormai, da quando nel 2017 Carlo Conti e Maria De Filippi decisero di introdurre questa novità, permettendo a tutti noi ballerini di esibirci e di farci conoscere, perché no, da compagnie estere.
Erano le 9 del mattino, il treno si era fermato, il sole splendeva in alto e io ero stranamente in orario.
Nah, non ci credete nemmeno voi.
In realtà ero parecchio in ritardo, come sempre, e il tempo non era dalla mia parte. Correvo. Avevo valigie, borse varie e il telefono che continua a suonare, quasi non sapessi da sola del mio ritardo. Ero un disastro perenne. Attorno a me, il mare, solo il soave rumore delle onde che sbattevano sugli scogli. Ero troppo concentrata al rumore delle onde e a pensare di essere la più ritardataria di tutti, che non mi accorsi dello scalino davanti a me, inciampando e cadendo, in piazza, davanti a tutti.
"mannaggia a me" dissi.
Iniziai disperatamente a raccogliere il tutto da per terra, ero di fretta e in ansia, avrei solo voluto vedere quel maledetto scalino ed essere già in Teatro con gli altri, invece no, ero lì, a lamentarmi in continuazione, come sto facendo ora con voi.
"Sono incredibile, davvero" balbettavo tra me e me. Ad un certo punto però (per volere di Dio, non lo so) vidi davanti a me due scarpe che si avvicinavano sempre di più:
"Dammi che ti aiuto io, Giulietta"
Giulietta? Chi è che mi chiama Giu... oddio, al solo sentire quella parole mi venne in mente solo una persona, solo lui poteva chiamarmi così.
"Sam!" urlai davanti a tutti.
Non lo vedevo da un sacco e inevitabilmente gli saltai addosso per salutarlo.
"Pensavo mi avresti aspettato in albergo, infatti stavo venendo giusto ora verso di te, e invece, eccoti qua!" Samuele mi conosceva benissimo, e sapeva che oltre ad aver fatto ritardo, probabilmente mi sarei pure persa in giro per Sanremo, così era venuto in mio soccorso.
"Giulia, Giulia, sei sempre la solita" sorrisi all'esclamazione del ragazzo, che ancora stavo abbracciando.
Sam era uno dei miei migliori amici, lo avevo conosciuto anni or sono ad uno stage di Kledi, e da li avevamo subito stretto. È sempre presente per me, ma soprattutto crede in me, ed è questo che me lo fa apprezzare ancora di più: era qualche anno più grande di me e infatti era decisamente più maturo, più riflessivo e credeva in tutto ciò che faceva. Era un po' l'opposto di me che ero decisamente più sbadata e continuamente insicura delle mie capacità.
Assieme raggiungemmo l'hotel assegnatoci dal cast. Era veramente un gran hotel, con vista magnifica sul porto di Sanremo.
"Ecco a lei la stanza 416" mi disse il portinaio mentre mi porgeva le chiavi.
Presi l'ascensore, dato che la stanza era al quarto piano.
"Allora che mi racconti Giulietta?"
"Che te posso dire Sam, sono felice di essere oggi qua, dopo un lungo periodo di viaggi per l'Europa con la compagnia, ritornare a casa è sempre bello! Tu, com'è andata in America?"
"Ah, l'America! Sensazionale, è stata un'esperienza assolutamente importante e funzionale per me. Ho conosciuto tantissimi artisti e coreografi, che mi hanno insegnato di tutto! Giuro che dopo Sanremo ti porto con me, non te ne pentirai"
"WOW, ma che bello, mi piacerebbe tantissimo venire, poi se ci sei tu ancora meglio" a quest'ultima frase, iniziai a ridere come solo io so fare e nel mentre si aprirono le porte dell'ascensore, lasciando spazio ad un volto un po' imbarazzato nel sentirmi ridere. Mi misi subito una mano davanti alla bocca, cercando di smettere di ridere ed evitando di sollevare ancor più quell'aria di imbarazzo che si era creata.
"scusami" dissi cercando di interrompere quello scambio di sguardi.
"tranquilla, mi piace il tuo essere così solare, non è da tutti" mi rispose
"grazie e comunque piacere sono Giulia"
"io sono Giovanni" mi disse per poi prendere l'ascensore e andarsene.
Giovanni? Non mi è mai piaciuto questo nome, eppure a lui donava molto.
Aveva due grandi occhi azzurri, che venivano un po' oscurati dai suoi bellissimi ricci che cadevano lungo il viso. Era giovane, pensai, probabilmente aveva pure la mia stessa età, eppure che ci faceva lì? Era un turista? Non rimasi così tanto a pensarci, in realtà, poiché fui subito interrotta dalle stupide battute di Sam: "da quanto tempo non ti frequenti con qualcuno, Giulietta?" mi chiese, alzando un sopracciglio.
"Smettila, lo sai anche tu che sono fidanzata con Cristian" gli dissi
"Ah perché è ancora vivo lui? non me lo aspettavo" mi disse ridendo sotto i baffi.
"vaffanculo Sam, ti odio. Ma ora muoviti che dobbiamo posare le mie cose in stanza e non abbiamo molto tempo" dissi frettolosa.
Aprii la stanza e posai le varie cose che avevo portato, e poi andammo in direzione del Teatro.
Usciti dall'hotel imbocchiamo per il lungo viale adornato di palme, nonché simbolo della Riviera dei Fiori: questo viale mi sorprende sempre per la varietà floreale che impreziosisce l'area, nonostante sia inizio febbraio. In realtà, mi basta pensare al soprannome di Sanremo, ossia la "Città dei Fiori", per capire che ciò sia naturale. Raccolgo due margherite da quelle piccole aiuole che ci accompagnano durante il tragitto; una me la metto poggiata su un orecchio, e l'altra la regalo a Sam, il quale mi sorride. Da una parte il bellissimo lungomare Sanremese, mentre dall'altra la via verso il centro della città. Imbocchiamo così, Via Matteotti e davanti a noi, si apre il Teatro Ariston, nonché la Casa del Festival della Canzone Italiana e simbolo della città di Sanremo. Dopo qualche minuto per poter realizzare il tutto, entrammo.
Era sempre un'emozione entrare dentro quel Teatro: la maestosità, la grandezza che trasmette a chi entra è da lasciar tutti senza parole. Quel rosso delle poltrone che predomina su tutto il teatro, e quel palco pieno di sensazioni positive, che ti fa ricordare tutte le volte che vedevi i più grandi personaggi salirci sopra e desideravi poterli incontrare pure tu. Le grandi e spaziose balconate che vedevi alzando la testa e ti pareva cadessero da un momento all'altro, talmente sporgevano verso l'esterno. Era tutto fantastico, tutto si racchiudeva in un momento di felicità e gratificazione per essere presente lì dentro.
Fui risvegliata da Sam, che mi incitò a sbrigarmi a passare attraverso il palco per non disturbare troppo gli artisti, intenti a provare i loro pezzi uno alla volta. Erano tanti gli artisti nuovi e giovani che da poco avevano fatto ingresso nel mondo della musica e che si ritrovano su quel palco per la prima volta ad esibirsi; molti invece erano i grandi artisti italiani, quasi increduli per essere lì su quel palco di nuovo affianco a dei giovincelli, che a parer loro, troppo giovani per sopportare un palco del genere.
"Ciao a tutti!" dissi rivolgendomi al corpo di ballo. Riconobbi subito, molti ragazzi che già da anni lavoravano con me lì dentro e li salutai uno a uno.
"Serenaaaa, che bello vederti" mi stupì vedere Serena li presente, dato che l'ultima volta che l'avevo contattata mi disse di star lavorando al Balletto di Roma e che era troppo impegnata per partecipare al Festival quest'anno.
"Giulia, non sai quanto sia io felice di sentire la tua risata un altra volta; sono riuscita a liberarmi e a correre qua a Sanremo per condividere un altra edizione del Festival con te e tutti gli altri."
Amo questa ragazza, è così semplice e genuina; avevo stretto tantissimo con lei e tutt'ora spesso ci chiamavamo per parlare del più e del meno. Ma come troviamo le notizie positive, troviamo pure quelle negative e infatti, proprio dall'altra parte del palco, vidi arrivare lei: presuntuosa, antipatica e di una sfrontatezza incredibile. La persona che più non sopportavo (e c'è ne vuole) era arrivata davanti a me: "Ma chi si rivede, anche quest'anno sei venuta per far spaventare tutti con la tua faccia, e con annessa la risata?" mi disse con tono altezzoso.
Stavo per risponderle perché non avevo più intenzione di trascorrere un altra edizione con una papera affianco che continuava a starnazzare destra e sinistra, ma fui interrotta da Sebastian.
"Dai Giulia, non perdere tempo a rispondere dietro a Rosa e al suo gregge" disse davanti a Rosa, rimando totalmente indifferente alla sua presenza.
Sebastian era mio fratello maggiore, direi fratello adottivo, dato che era stato adottato prima della mia inaspettata nascita; è grazie a lui che ho iniziato a ballare da bambina, vedevo lui andare alle lezioni di ballo, ed io dal passeggino lo guardavo, emozionata nel vederlo muoversi da un passo ad un altro.
A 3 anni iniziai a ballare seguendo le sue orme, e da lì tutto ciò divenne la mia passione che continua a crescere man mano, sempre più grande ogni giorno.
"Ciao ragazzi, anche quest'anno siam di nuovo tutti qua presenti per una nuova edizione e nuove coreografie. Sarà un periodo difficile e molto impegnativo, dati i numerosi artisti che parteciperanno. Faremo tantissime cose, tutte diverse fra loro, tra assoli, balli di gruppo o passi a due. Ho in mente tantissime idee per ognuno di voi. Abbiamo circa un mese per imparare tutti i passi, per cui bando alle parole, direi di iniziare a distribuire le varie coreografie e da domani inizieremo a lavorare intensamente per tutto il giorno. In bocca al lupo a tutti e credo in ognuno di voi!"
A quelle parole del coreografo/direttore artistico, Giuliano Peparini, mi emozionai tantissimo e non vedevo l'ora di scoprire i pezzi che avrei dovuto fare e iniziare subito a lavorare su di essi. Mi avvicinai a Sam e agli altri e iniziammo a discutere sul da farsi.
"Chissà chi saranno i nuovi artisti che si presenteranno quest'anno" si chiese Serena ed effettivamente aveva ragione, non sapevamo nemmeno con quale artista avremmo dovuto esibirci, era tutto ancora un mistero.
"Sicuro ci saranno tantissimi ragazzi della nostra età, o comunque giovani" risponde Sam.
"wow, wow, mi state dicendo ragazzi della nostra stessa età?" aggiunge entusiasta Martina, che si era appena unita al gruppo.
"Magari ci becchiamo qualche bella ragazza, fra le artiste, che dici Riccardo?" scherzava Alessandro.
"Devo dire che è da un po' che mi manca il contatto con le ragazze che cantano, per cui speriamo di sì" risponde Riccardo.
"Lesssgo" dissi quando ci chiamammo per andare a scoprire i nomi degli artisti e delle coreografie assegnate.
Ci incamminammo verso i tabelloni, attaccati sulla porta laterale dell'aula e a turno iniziammo a leggere. Erano veramente tante le cose da preparare per un gruppo di soli 30 ballerini, ma di primo impatto non c'è ne accorgemmo, continuando a ridere e a confrontarci fra noi sulle canzoni o coreografie proposte.
Ero troppo felice in quel momento, per tutto, e niente mi avrebbe fatto cambiare umore, almeno fino a quando non mi fermai, sbalordita, e lèssi sul fondo del foglio...

***

angolo autrice:
ciao a tutti, sono molto emozionata nel pubblicare la mia prima storia, spero piaccia a tutti.
vi voglio bene,
bea💗

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