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"è un foglio decisamente troppo lungo per essere per soli 30 ballerini" disse Alessandro parecchio dubbioso
"sarà un mese tanto faticoso quanto lungo" aggiunse subito dopo Serena.
Avevo iniziato a leggere la lista delle coreografie, mentre a mano che scendevo tenevo conto delle esibizioni che avrei dovuto effettuare.
"15" dissi con voce affranta.
"hai seriamente 15 esibizioni in totale?" replicarono in coro Riccardo e Sam.
"e io come faccio ad affrontarle tutte? mi spezzo la schiena dopo il primo giorno" dissi scacciando anche una risata.
Nulla da obbiettare perché ero veramente tanto fiera di poter esibirmi così tante volte, era una possibilità in più per me, per poter emergere ancora più di quello che ero già, e poi almeno potevo godermi a pieno il Festival, ballando senza mai smettere. Il problema era la fatica che ci avrei messo nell'affrontarle tutte e quante. Era veramente un serio e duro lavoro.
"in realtà te ne sei dimentica una, guarda qua" indicò Seba sul foglio per poi aggiungere "a quanto pare ti è stato riservato un posto in un passo a due assieme ad una personcina..."
"assieme a chi" chiesi impazientemente
"ehm...assieme a...Rosa"
Rosa? dovetti ripetere dentro di me quel nome almeno altre due volte, prima di comprendere effettivamente ciò che avevo appena sentito. E fu in quel momento che il mondo si fermó. La confusione dentro di me regnava. Non capivo più niente. Perché capitava a me? Perché dovevo passare questa esperienza così bella assieme a lei? Lei che che mi ha fatto così tanto soffrire in questi anni, lei che mi prendeva in giro per i denti, per la risata, per il mio viso o addirittura per il mio essere troppo appassionata al ballo. In questi anni ho subito di tutto da lei dal "sei orrenda", "ma come ti vesti", al "sistemati i denti prima di parlare". Sono stata letteralmente bullizzata da questa ragazza, sempre, e non ero mai riuscita a tenerle testa, forse per il mio essere troppo debole e ingenua. Mi odiavo per questo. Mi odiavo perché abbassavo la testa, invece di reagire a quelle continue provocazioni da parte sua.
"non c'è la faccio, non c'è la faccio".
Uscì dal Teatro, i miei capelli volavano per la quantità di vento che c'era all'esterno, ma non mi fermai e continuai a correre raggiungendo il porto. Ero in lacrime, ma non potei non tirare fuori un mezzo sorriso alla vista di quel fantastico tramonto. Era ancora inverno, per cui si faceva buio prima. Il sole iniziò a tramontare lasciando spazio al colore giallo-arancione che invadeva l'intero cielo. Era spettacolare la vista. Le lacrime cessarono di scendere e io riscoprì il senso di tranquillità che avevo disperatamente cercato quando decisi di arrivare qui a Sanremo. Erano questi i momenti di solitudine che cercavo da tempo, quei momenti in cui ci sei solo tu e dedichi tutto il tuo tempo solo a te stessa e ai tuoi pensieri. Quei momenti in cui rifletti su tutto, dalle cose intelligenti a quelle più stupide. Mi abbandonai a me stessa e per un po' rimasi seduta su un muretto, con gli occhi chiusi e in silenzio.
"ciao" mi disse qualcuno dietro di me.
In quel momento non sapevo se essere arrabbiata perché avevano disturbato il mio momento di solitudine, o felice perché qualcuno si era interessato a me e a come stessi. Decisi così di voltarmi e mai avrei immagino di incontrare proprio lui.
"Giovanni?" dissi incredula.
"Giulia, come mai qua tutta sola? tutto bene?"
A quelle parole rimasi un secondo ferma a riflettere sul da farsi:  dirgli cosa fosse successo o rimanere nel mio e dire che andava tutto bene?
Decisi di optare per per la seconda opzione. Volevo veramente tenere per me tutto, non volevo addossare problemi ad altre persone, o risultare pesante a qualcuno.
"tutto bene Gio, sono solo pensierosa" gli dissi.
"lo sai anche io faccio sempre così"
"così come?" gli dissi confusa, mentre lo guardavo sedersi affianco a me, col volto rivolto verso il mare di fronte a noi.
"questo è il mio posto. Mi piace sedermi al porto e fissare il largo. Non mi piace stare troppo al centro dell'attenzione, non riesco a mostrarmi agli altri per troppo tempo, non riesco a mostrare le mie lacrime a qualcuno" si fermò asciugandomi una lacrima che piano scendeva lunga la mia guancia destra, poi riprendendo il discorso "spesso sto in disparte, viaggio nel mio mondo, rifletto, e cerco dentro di me di dare tutte le risposte alle domande o ai problemi della giornata appena passata. Io sono così, e sono sicuro pure tu, ho i miei momenti di solitudine che apprezzo più di qualsiasi altra cosa, il silenzio mi aiuta ad apprendere tante cose che nella confusione o nel dolore non capirei mai" 
Mi aveva capita. Era il primo ad avermi capita in questo modo. Mi girai verso di lui e sussurrai un "grazie" poi decisi di rimanere in silenzio, pensavo che la cosa più giusta da fare dopo quelle parole fosse proprio il silenzio.
Successivamente mi appoggiai a lui con la testa e rimanemmo così per almeno un'ora.
Penso fosse l'unico momento in cui non sentii affatto il tempo passare; riflettei molto sulle parole che mi aveva dettato prima Gio. A volte penso di voler tornare indietro, in certi miei attimi di vita, forse per rifarli meglio,con più sorriso, più spensieratezza, ma soprattutto con qualche "me ne frego" in più.
Quel piacevole silenzio venne poi interrotto dallo squillare del mio telefono.
"Oi Marti" dissi.
"Oi Giù, dove sei, che fai? È tutto il giorno che non ti sento, mi stavo preoccupando e ho deciso di chiamarti" cominciò Martina.
"sisi, scusami, sto bene avevo solo bisogno di passare del tempo tra me e me"
"tranquilla me lo immaginavo, ho una proposta da farti però, che non rifiuterai assolutamente"
si fermò un secondo per accertarsi che io volessi ascoltare e poi andò avanti "praticamente c'è questa fantastica festa lungo mare, proprio stasera. Ci saranno tante persone, tanto alcool e tanto divertimento. Un'ultima sera prima di cominciare a lavorare duramente per un mese intero, ci stai?"
mi girai verso Giovanni, il quale mi stava ascoltando. Non volevo andarmene, non volevo interrompere quel momento di beatitudine che non avevo da tempo. Ero molto indecisa sulla scelta da prendere, quando lui, aprí le note e iniziò a scrivere qualcosa:
"Ci sono momenti nella vita in cui la convinzione di non farcela ci porta a mollare tutto. Tu non farlo mai. Ricordati che passa tutto, anche quel dolore che oggi ti sembra insopportabile, anche la sofferenza che ti sta uccidendo, anche le cattiverie che hai dovuto subire. Tutto passerà anche se adesso sembra impossibile, per cui mostrami il tuo più bel sorriso e rispondi alla tua amica che avevi giusto pronto il vestito perfetto per questa sera, fallo e non ripensarci due volte, non farlo mai, buttati e divertiti!"
lèssi quel messaggio dalle note del suo telefono, era un messaggio che mi permise di risollevarmi e di prendere consapevolezza di me stessa per poter accettare quella proposta di Martina:
"vengo sicuramente, ho il vestito perfetto nell'armadio, mandami ora e luogo" dissi convinta.
"aaaaa, lo sapevo avresti accettato, ora ti mando tutto, ci sentiamo tra poco. Ah, viene anche Sam per cui verrai con lui" mi disse per poi interrompere la chiamata.
Era lì, davanti a me che sorrideva, aveva un sorriso magnifico, ti metteva felicità, tanta felicità.
"grazie, di nuovo" gli dissi.
"grazie di cosa? quello che ti ho scritto lo penso al 100%, anzi mi sono dimenticata di aggiungere che, nonostante non ti conosca, so di poter dire che sei una persona ricca di caratteristiche che ti contraddistinguono e vorrò un giorno imparare a conoscerle, magari" iniziò a dirmi, abbassando sempre più il tono di voce.
Voleva conoscermi più a fondo? Aveva detto questo vero? Non me lo sono immaginata?
"sarei felice anche io di continuare questa conoscenza con te. Ora però vado, che sennò faccio ritardo e almeno per stasera voglio evitare" dissi un po' timidamente per poi cacciare una risata.
Anche lui rise e accennò un saluto, poi mi voltai e me ne andai lungo le strade del paese.
Il cielo si era quasi del tutto oscurato da quel colore blu notte e la città si era illuminata. Io e la notte avevamo un legame particolare. Sapevo poco della notte ma la notte sembrava sapere di me, e in più, mi curava come se mi amasse, mi copriva la coscienza con le sue stelle. Forse la notte rappresentava la vita e il sole la morte. La pensavo così in testa mia.
Poi c'erano le luci della città che provenivano da quei grandi lampioni che esplodevano come fanali nei tuoi occhi e nella città. Era un esplosione di emozioni, da quelle belle a quelle brutte, e le accoglievo tutte dentro di me, ero felice.
Arrivai in stanza pronta per iniziare a prepararmi per bene: accesi la radio e poi feci una bella doccia calda, all'interno di quel box doccia enorme, in cui c'era spazio per almeno 3 persone. Non rimasi molto in doccia, ma non per una questione di tempo, bensì non ne sentivo la necessità. Di solito mi immergevo nei miei pensieri quando mi facevo la doccia, ma quella sera non ne avevo bisogno, mi sentivo come se avessi trovato un altro posto in cui pensare da sola, all'aria aperta e in modo più efficace.
Il mio telefono iniziò a squillare.
Mi diressi, così, rapidamente a vedere chi fosse. Era Cristian, il mio fidanzato. Era una settimana che non lo sentivo a causa dei mille impegni di lavoro che avevamo entrambi. Anche lui era un ballerino professionista, ballava quasi tipicamente in Spagna. Lo avevo conosciuto in tour, quando avevo girato l'Europa per la mia compagnia di ballo. Erano mesi che ormai stavamo insieme. Era un bravissimo ragazzo, anche se eravamo entrambi consapevoli ormai, che quella relazione non andava bene, esclusivamente a causa della distanza, ma entrambi tenevamo troppo l'uno all'altro e non riuscivamo a chiuderla la. Mi aveva chiamato in video chat, ero in accappatoio, ma risposi ugualmente:
"Ciao Cri, com'è?
"Oh Giù, era troppo che non ti sentivo, mi manchi tantissimo. Io, sto bene, insomma, e tu?"
"Anche io sto un po' così, ma sono felice di essere arrivata qua a Sanremo, finalmente! Tu come mai sei un po' giù di carattere stasera?"
Cristian sapeva tutto quello che facevo, tutti i miei programmi e conosceva tutti i miei amici, e viceversa io con lui. Nonostante fossimo lontani, ci fidavamo ed eravamo sempre presenti in ogni momento di difficoltà. Passammo 20 minuti a chiacchierare: io gli raccontai della giornata, delle coreografie e del periodo no con Rosa, e lui mi raccontò i suoi programmi lì in Spagna. L'unica cosa che tralasciai, solo per me, fu quell'ora passata con Gio, non volevo raccontarlo a nessuno, volevo saperlo solo io. Fu un momento di sollievo risentire la sua voce.
"Ora vado che stasera, come ultima sera libera, vado a divertirmi un po' in spiaggia con gli altri"
"Mi raccomando, ricorda che hai un fidanzato a qualche centinaia di kilometri da te" mi disse maliziosamente, per poi continuare a ridere.
"Tranquillo, lo sai che penso solo a te"
"Ti amo Giù, spero di rivederti presto" mi disse con le lacrime agli occhi e solo nel vederlo mi emozionai anche io.
"Ti amo anche io Cri" dissi chiudendo la chiamata.
Sorrisi, ma durò molto poco quel sorriso, poiché poi mi fermai a guardare l'orologio.
"Sono le 9!" urlai e iniziai a sbrigarmi per il ritardo.
"Giulia devi uscire tra mezz'ora e hai ancora i capelli bagnati e non hai fatto nulla, ti devi sbrigare" parlavo da sola in secondo persona, era ormai un abitudine, che facevo sempre.
Mi preparai in modo molto rapido, riuscendo nel mio intento di prepararmi in mezz'ora: mi ero fatta mossa, mi ero truccata molto bene e avevo indossato quel tubino nero, un po' brillantinato con gli anfibi. Non volevo esagerare e indossare i tacchi mi avrebbero solo distrutto i piedi proprio il giorno prima dell'inizio delle prove. Insomma volevo sia evitare e sia stare comoda.
Presi la borsa, le chiavi e scesi giù per le scale.
C'era già Sam che mi aspettava con la macchina.
Salii sopra e partimmo alla volta di quella festa.

***

angolo autrice:
ciao a tutti, ecco a voi il secondo capitolo di questa storia, spero vi piaccia.
Sono ancora all'inizio e moltissime dinamiche della storia devono ancora avvenire. Se vi va, condividete la storia con più persone.
al prossima capitolo,
bea💗

Una margherita per te Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora