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giovanni

Il mio primo obiettivo si sarebbe realizzato da lì in breve tempo. Anni di difficoltà personali e familiari verranno ripagati nel giro di un mese a sta parte. Sono deciso nell'affrontare questa strada. La strada del successo personale, prima di tutto. La strada che mi avrebbe permesso di far conoscere la mia arte a più persone possibili. La strada che io considero quella per la felicità.
Ero arrivato la mattina stessa in quella città della sponda occidentale ligure e già mi trovavo in camera d'hotel.
Avevo fatto un viaggio lungo da Vicenza (dove abito) ed ero particolarmente stanco, molto stanco, ma si stava per avvicinare l'ora di pranzo, così decisi di uscire dalla stanza e incamminarmi verso il centro. Chiusi a chiave e oltrepassai il lungo corridoio ricco di dipinti sui muri, un dipinto mi colpí particolarmente: la pittura mostrava nove figure della mitologia classica che incedono su un prato fiorito, davanti a un bosco di aranci e alloro. Dominavano il centro della composizione la dea dell'amore e della bellezza Venere, e Cupido, raffigurato bendato mentre scocca il dardo d'amore. Era la Primavera di Botticelli. Rimasi bloccato a fissare quel quadro per almeno 5 minuti, poi chiamai l'ascensore che iniziò a salire.
Primavera? mi rimbombava in testa il nome di quell'opera che tanto mi aveva colpito, ma questo pensiero si dissolse subito nel sentire una risata, diversa dalle altre, che proveniva dall'ascensore che si era appena aperto.
La guardai. Era una ragazza molto bella, solare e pareva molto imbranata.
"scusami" mi disse  subito, come per interrompere quel momento di imbarazzo creatosi.
"tranquilla, mi piace il tuo essere così solare, non è da tutti" le dissi il più sincero possibile.
"grazie e comunque piacere sono Giulia"
"io sono Giovanni" le dissi per ultima cosa, sorridendo, ma non penso mi abbia notata, dato che le porte dell'ascensore si chiusero subito dopo.
Pensai a lei e a come avessi la costante voglia di poterla conoscere, rimasi come pensieroso per qualche minuto analizzando anche il suo bellissimo profumo che permaneva sull'ascensore: quel profumo mi ricordava la primavera, era floreale, buonissimo e delicato. La rispecchiava a pieno. Venni subito dopo interrotto da Luca:
"Oi sei pronto?"
"sisi, gli altri dove sono?"
"Dennis sta scendendo, mentre Leo e Enula sono fuori che fumano"
Eravamo un gruppetto di amici che condivideva la stessa arte.
Ci siamo conosciuti in giro per l'Italia ed eravamo arrivati tutti a Sanremo con un unico obiettivo comune: la musica.
Quando fummo tutti pronti, partimmo alla volta del centro: mi metteva allegria quella città, c'era il sole, il mare, i fiori, tanti fiori.
Entrammo in una piccola trattoria di mare e ci sedemmo in questo grande tavolo su una terrazza vista mare: il solo limpido e caldo illuminava dall'alto e il venticello ci permetteva di non morire di caldo. Ci godemmo la compagnia per qualche ora.
"vorrei rimanere qua per sempre" disse Enula lasciandosi andare sulla sedia.
"dovremmo venire più spesso qua, anche solo per fare qualche vacanza assieme" propose Leo sorseggiando del vino bianco.
Ci stavamo rilassando tutti, quando...
"Raga sono le 3, siamo in ritardo per le interviste" disse Luca agitato e rapidamente.
Ci alzammo tutti, pagammo e iniziammo a correre per la città. Sembravamo dei matti, ma ci stavamo divertendo troppo soprattutto nel vedere Luca tutto preoccupato e ansioso.
"Daiiiii raga, perché ridete, muovetevi!" ripeteva in continuazione Luca, con il poco fiato che aveva a causa della maratona che stavamo facendo.
Fortunatamente non era troppo lontano e facemmo solo 5 minuti di ritardo.
Arrivammo tutti sudati, col fiatone e arrossati in faccia.
Eravamo i più giovani in quella stazione radio e questo mi fece ancora più ridere del dovuto, nonostante tutti ci guardassero con occhio stolto. Mi sedetti affianco a Dennis e iniziammo a cazzeggiare un po', nel mentre Enula era stata la prima ad entrare per essere intervistata.
"Brody, ma stasera che si fa?" mi chiese Dennis.
"Non so tu che vuoi fa?" dissi.
"Pensavo di andare a qualche festa in spiaggia, qua è pieno, almeno ci divertiamo un po' tutti assieme, che dici?"
"Ci sta, dopo ne parliamo con tutti gli altri e ci organizziamo" dissi concludendo il discorso quando fui chiamato.
"Allora Giovanni, o dovremmo dire Sangiovanni raccontaci un po' di te. Perché ti fai chiamare in questo modo?"
Mi piacevano poco le interviste; il fatto che le persone ti facevano domande andava bene, ma molto spesso la gente tendeva ad entrare troppo nei dettagli e questo mi provocava sempre un fastidio, ma non puoi evitare o rifiutarti di rispondere, perché poi passavi per quello diseducato o menefreghista. In ogni caso rispondevo sempre a tutto, magari con facce stanche o di disapprovazione, ma lo facevo lo stesso.
"Mi faccio chiamare Sangiovanni perché tutti mi hanno sempre detto di non avere la faccia di un Santo ed è per questo che a Giovanni, il mio vero nome, ho aggiunto il prefisso San" dissi tranquillamente
"Sei molto giovane, a che età hai iniziato a scrivere o studiare musica?"
"Solo 1 anno fa. In realtà non ho mai studiato musica, la musica è stata una necessità per poter far conoscere la mia arte. Ho sempre scritto, solo dopo mi sono accorto che non ero male e quindi ho deciso di intraprendere questa strada".
"Parli di far conoscere la tua arte, quanto è importante per te questa cosa?"
"Bella domanda. Per me è importantissimo far conoscere la mia arte. Tutti dovrebbero far conoscere la propria arte. Io amo vivere di arte, ma oltre a vivere d'arte sono tipico ammirare e contemplare l'arte in ogni minimo dettaglio. Per me l'arte è imperfezione. Imperfezione perché è l'uomo a creare l'arte.
L'uomo è dunque imperfetto. Solo l'uomo perfetto può creare cose perfette, ma la perfezione non esiste.
L'arte è essenziale per ognuno di noi perché l'arte ci consente di trovare noi stessi e di perdere noi stessi nello stesso momento. Ci fa scoprire cose nuove di noi stessi e ci fa crescere".
Avevo parlato così veloce che non mi resi conto del discorso che avevo fatto, se era corretto o meno, sapevo solo che era tutto ciò che pensavo e che avevo bisogno di esprimere.
"Una parola per descrivere la tua nuova canzone?"
"Mmm...insicurezza" dissi un po' incerto.
"Sei un ragazzo molto riflessivo, ma dimmi cosa ti aspetti da questa esperienza?"
"L'unica cosa che mi aspetto è libertà. Voglio essere libero di far sentire me stesso agli altri, divertirmi, fregandomene dei probabili giudizi negativi delle persone" le risposi schietto.
L'intervista non durò molto, forse per la scarsità di domande o forse per il mio essere molto riservato. In ogni caso uscì di lì e mi diressi, senza aspettare gli altri, nella camera d'hotel. Ero troppo stanco per poter rimanere lì con loro. Volevo dormire e riprendermi per la serata.
Nel cammino verso la camera mi permisi di osservare la vita del posto: tutti sorridevano, c'erano bambini che correvano da una parte all'altra, anziani seduti che parlavano al bar tutti insieme, adolescenti che facevano ingenuamente le sfilate per le vie, mostrando i loro look.
Arrivato in hotel, mi buttai sul letto e mi addormentai immediatamente.
Avevo dimenticato di lasciare il volume del telefono alto, infatti le persone iniziarono a tartassarmi di chiamate una dopo l'altra.
"Sangioooo" iniziò a urlare qualcuno da fuori la stanza. Il mio nome fu ripetuto varie volte prima di svegliarmi. Mi alzai contro voglia e aprí la porta.
"ma che vuoi?" chiesi assonato.
"ti ho chiamato 20 volte, pensavo fossi morto" mi disse Enula arrabbiata.
"stavo dormendo"
"ho notato, senti Dennis mi ha detto per stasera, e ho trovato un luogo per stasera. Fatti trovare pronto alle 9.30 sotto che andiamo assieme" mi disse.
"ok" risposi e chiusi la porta.
Che due palle. Odio essere svegliato in tale modo.
Mi vestii, presi e uscii per recarmi in un posto isolato per pensare e dedicarmi solo a me stesso.
C'era un bellissimo tramonto fuori e nonostante fosse inverno non faceva nemmeno tanto freddo.
Mi avvicinai sempre più al punto che volevo raggiungere e in lontananza iniziai a scorgere una figura piccola e minuta, seduta rivolta verso il mare, ferma e in silenzio. Non la riconoscevo, non sapevo chi fosse, finché non sentii quel profumo.
"ciao" le dissi riconoscendola.
Avevo paura di salutarla in realtà, sapere che in quel momento avrei potuto disturbarla dal suo momento di solitudine mi fece riflettere varie volte se salutarla o meno, ma lo feci lo stesso.
"Giovanni?" mi disse incredula.
Anche io sarei stato stupito di vedermi la.
"Giulia, come mai qua tutta sola? tutto bene?" dissi per attaccare bottone.
"tutto bene Gio, sono solo pensierosa" mi disse.
"lo sai anche io faccio sempre così" le dissi capendo che in realtà non stava bene. Sapevo cosa aveva, mi era bastato guardala negli occhi per capire tutto.
Infondo ero così anche io.
"così come?" mi disse confusa.
Nel frattempo presi posizione e mi accomodai affianco a lei, sopra quel muretto.
"questo è il mio posto. Mi piace sedermi al porto e fissare il largo. Non mi piace stare troppo al centro dell'attenzione, non riesco a mostrarmi agli altri per troppo tempo, non riesco a mostrare le mie lacrime a qualcuno" mi fermai asciugandole una lacrima che piano scendeva lunga la sua guancia destra, poi ripresi il discorso "spesso sto in disparte, viaggio nel mio mondo, rifletto, e cerco dentro di me di dare tutte le risposte alle domande o ai problemi della giornata appena passata. Io sono così, e sono sicuro pure tu, ho i miei momenti di solitudine che apprezzo più di qualsiasi altra cosa, il silenzio mi aiuta ad apprendere tante cose che nella confusione o nel dolore non capirei mai" le dissi sapendo che avrebbe capito e sapendo che si ritrovava in ogni parola che avevo detto.
Rimasi assieme a lei e parlammo per almeno un oretta.
"grazie, di nuovo" mi disse ad un certo punto.
"grazie di cosa? quello che ti ho scritto lo penso al 100%, anzi mi sono dimenticata di aggiungere che, nonostante non ti conosca, so di poter dire che sei una persona ricca di caratteristiche che ti contraddistinguono e vorrò un giorno imparare a conoscerle, magari" iniziai a dirle un po' imbarazzato, infondo non sapevo nemmeno se volesse o se nel miglior dei casi fosse fidanzata.
"sarei felice anche io di continuare questa conoscenza con te. Ora però vado, che sennò faccio ritardo e almeno per stasera voglio evitare" disse un po' timidamente per poi cacciare una risata.
Era proprio una bella risata.
Rimasi lì da solo per un po', poi mi alzai e me ne andai anche io. Dovevo prepararmi per stasera, per quella festa. Ero molto svogliato, non ne avevo proprio voglia.
Se solo mi fossi ricordato che pure Giulia andava alla festa, forse sarei stato più felice, ma non ci feci proprio caso in quel momento.
Mi vestii coi primi vestiti che trovai nell'armadio, non mi interessava apparire il più figo, mi bastava divertirmi con gli altri. Presi una camicetta a fiori, un paio di pantaloni neri e un cappello da pescatore nero, poi arrivò Dennis a bussarmi.
"Brody, andiamo? Sono tutti giù che ci aspettano"
"Andiamo"
Scendemmo giù rapidamente in modo da raggiungere gli altri che erano già pronti ad aspettarci.
"muovetevi" disse arrabbiata Enula.
Uscii dall'albergo e notai la quantità di persone che c'erano fuori. La sera era il momento ideale per uscire. Tutti si vestivano eleganti e andavano in giro per la città lasciando l'albergo vuoto.
"Abitudine dei turisti" pensai tra me e me.
Cercai di farmi spazio tra le persone quando girandomi per cercare Luca, che sembrava essersi perso, la riconobbi...

                                              ***

angolo autrice:
ciao a tutti, ecco a voi il terzo capitolo di questa storia, spero vi piaccia.
È un capitolo che riguarda giovanni, ne farò altri così, ma meno ripetitivi come questo dato che serviva più che altro per farli introdurre tutti e due nella storia.
Scusate il ritardo, ma la scuola occupa tempo, d'altronde siamo a maggio.
Se vi va, condividete la storia con più persone.
al prossima capitolo,
bea💗

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 30, 2023 ⏰

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