16 - Lei...

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Mi svegliai sdraiata sul letto, con Hyoga che mi stava abbracciando da dietro. Avevamo dormito insieme di nuovo e lui aveva affondato il viso nei miei capelli. 

Poco dopo si svegliò anche lui e mi sorrise, vedendo che lo stavo fissando. - Buongiorno... ti sei svegliata in orario, stavolta. - 

Io mi girai e lo abbracciai sia con le gambe che con le braccia, lui mi fece da sostegno piegando le gambe. - Per la prima volta, sì. -

Lui sorrise e mi posò le mani sulla schiena. - Fremi - osservò lui.

- Mhm... non farti idee strane, sono solo stanca... - dissi io, chiudendo gli occhi di nuovo. - Ho sonno e voglio che resti qui - continuai stringendogli i fianchi con i piedi.

Lui rise silenziosamente e sentii il suo petto attaccato al mio gonfiarsi e sgonfiarsi a piccoli scatti. 

- Allora non potremo andare a sciare sulla cima del monte - disse quindi con delusione divertita.

E mentre lui finiva la frase io ero già in piedi che lanciavo via il pigiama e mi mettevo la tuta da sci che avevo trovato il giorno prima tra la pila di vestiti. 

- Sai sciare? - mi chiese guardingo.

Il sorrisi. - Pff! Sono una semidea, figlia di Ares, sono la migliore combattente di tutto il Campo Mezzosangue e ho battuto le mie paure più di una volta. Sono la reincarnazione di Clarisse la Rue, la terza e più importante, sono perennemente attaccata dal futuro e sono anche il capo della casa di Ares... Logico che non so sciare! - 

Lui si diede una manata sulla fronte e la fece scendere fino alla bocca, con fare rassegnato. - C'è molto lavore da fare... - 

***

Urlai di nuovo mentre gli sci mi sfuggivano e mi sbilanciavo indietro e quindi prendevo velocità. Erano due ore che provavo e ancora non riuscivo a controllare bene gli sci e mi sfuggivano spesso. 

Hyoga mi venne dietro di nuovo, scivolando sui suoi piedi che ghiacciavano la neve al passaggio. Mi creò la pista su cui continuare e fare mille acrobazie... così si divertiva... Ma io no però!

In poco tempo mi ritrovai a fare giravolte e avvitamenti... senza sapere dove cavolo stavo andando! 

Tant'è che lui perse il controllo sulla pista di ghiaccio e io finii nella neve fresca, fra i pini a urlare che Hyoga mi venisse a prendere. 

Decisi di togliermi gli sci una volta fermata, abbracciata a un tronco d'albero. Almeno ci ero arrivata piano. Rimasi solo con gli scarponi. Sentivo un grande dolore alle tibie mentre camminavo nella neve chiamando il nome di Hyoga, stupidi scarponi da sci! 

Mi impuntai su un sasso e caddi in avanti. Probabilmente mi si ruppero tutte le vesciche che avevo sulle gambe perché sentii un dolore incredibile. 

Infine quando decisi che era il momento di rialzarmi vedi che davanti a me c'erano due piedi, nudi, bianchissimi. Alzai ancora gli occhi e la vidi. Era bellissima, leggera e attraente, come il nevischio che cade. Gli occhi taglienti e freddi come il ghiaccio e i capelli neri e lisci con una ciocca bianchissima davanti. 

Mi stava guardando in modo distaccato e interessato allo stesso tempo. Ero convinta del fatto che, seguendola, avrei trovato la via, la pace, finalmente. Mi alzai in piedi e lei cominciò a muoversi verso una parte specifica del bosco, anche se più che camminare lo definirei volteggiare. Io cercai di andargli dietro ma gli scarponi me lo impedivano, così li tolsi e avanzai nella neve con solo i calzini.

Ad un tratto si fermò in uno spiazzo e mi indicò la discesa con una mano. Ora capivo che era lì l'uscita! 

Sorridendo in modo ebete mi diressi a passo monotono verso la discesa, finché non mi sentii qualcuno che mi afferrava la spalla. E in pochissimo tempo mi ritrovai abbracciata a Hyoga, fuori da quella specie di incantesimo. Solo allora mi accorsi che non era una discesa ma uno strapiombo.

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