3 - "Non ti faccio ribrezzo?"

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"Non ti faccio ribrezzo?"

L'officina era impressionante, non bellissima, ma impressionante. Non avevo mai visto tanti marchingengni insieme e neanche tanto caldo... e poi c'erano armi bellissime ammassate da una parte.

Efesto era ancora peggio della prima volta che l'avevo visto: sporco e completamente arruffato; le sue deformità erano in vista e il mio occhio non poté fare a meno di soffermarsi per qualche secondo. Un brivido mi percorse la spina dorsale. 

Mi venne incontro e si accorse del mio comportamento, sorridendo amaramente e io mi sentii tremendamente in colpa: in fondo lui era stato gentile! -Tranquilla, succede a tutti... -

Forse avrei fatto bene a fargli davvero quello spettacolo di Pole Dance... per farmi perdonare...

- Piuttosto, vieni, ti faccio vedere di cosa ho bisogno... -

- Ma... lei è un dio! - cominciai.

- E ti ordino di darmi del tu. -

- Okay... Tu sei un dio! Hai davvero bisogno di me per questo? - chiesi quindi, domanda che mi premeva sulla mente da tempo.

- Beh... ci sono cose a cui la mia mente così abituata al complicato non prende in considerazione, e invece la tua inetta trova più che logiche, e poi non ho la visuale yogosa... - concluse.

Decisi di non rispondere per non cedere alla voce di Clarisse che mi ordinava di saltargli addosso e spaccargli la faccia. "Mente inetta"... Grazie!

Per prima cosa mi mostrò il telecomando universale per la sua Efestotv, da un po' non funzionava. Lo guardai storto, afferrai il telecomando e lo sbattei sul bancone tre volte. - Prova ora - gli dissi. E senza bizze, il telecomando funzionava.

Continuammo così per decine di piccoli marchingegni che lui aveva dato per rotti e inutilizzabili. Fino ad arrivare a quelli con ingranaggi e fili elettrici.

Problema: io odio l'elettronica. 

La odiavo a scuola, la odio ancora, la odierò nella vita!

Però, dandogli le indicazioni più insensate, tutto si aggiustava! A volte ero così confusa nell'esprimermi che dovevo mettermi dietro di lui e guidare le sue braccia con le mie, in un abbraccio imbarazzante...

Lui faceva una faccia strana.

Scommetto che nessuno si era mai azzardato a toccarlo in quel modo.

Però non era così orribile, una volta superato il primo impatto era molto socievole... capivo perché avesse tanti figli. Era fortunato, in fondo. Le donne che trovava erano tutte coloro che riuscivano a sorvolare l'aspetto fisico effimero, per una dolcezza permanente. 

Efesto! Il dolce dio del Fuoco!

Lo stavo guidando con le braccia quando: - Perché sopporti tanto? -

Io mi fermai e mi posi davanti a lui, guardandolo interrogativa. - In che senso, scusa? -

Lui sospirò. - Non ti faccio ribrezzo? Guardami! Non devi farlo se sei a disagio. -

Gli diedi una botta in testa, decisamente poco rispettoso verso un dio. - Ma chi te le mette in testa 'ste cose? Afrodite? Il ribrezzo esiste per i cibi putridi e i pervertiti, e tu non sei nulla di tutto ciò. Noi non scegliamo il corpo con cui nasciamo -perché altrimenti avrei preso gli occhi azzurri di mia madre anziché quelli scuri del mio stupido padre- è quello che abbiamo dentro che dipende da noi - gli sorrisi.

- Ti do ragione, ma in realtà facciamo caso solo all'esterno, per quanto siano belle le parole che diciamo - disse amaramente lui. - Se non ci credi, prova a darmi un bacio su una guancia, vedrai che non ci riuscirai! -

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