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Mi sento in colpa per aver preso questo strano diario che appartiene al Signor Anderson, ho notato come le sue espressioni siano cambiate dopo che sbriciavo curiosamente tra quei scaffali ricolmi di polvere. Ma perché prendersela così tanto? Non lo avevo mai visto in quello stato, non mi sorprenderebbe che ci sia qualcos'altro sotto che ovviamente non può dire a una sconosciuta.

Guardo l'ora e sono esattamente le 20:00 passate, i nonni mi staranno aspettando per la cena ma sinceramente non ho chissà quale appetito e infatti decido di sedermi in una panchina per rilassarmi qualche minuto, non ho intenzione di tornare a casa e vedere Jessy che continua a dire che se rimango in questo posto non troverò mai un lavoro decente o un marito.

Ma c'è qualcosa in questo posto che mi dice di restare, che prima o poi arriverò a ottenere quello che voglio e sarò finalmente felice come il mio cuore desidera, vorrei anche avere delle persone al mio fianco che mi aiutassero e mi sostenessero ma...

Sembra che tutto mi si ritorce contro, i miei nonni elogiano Jessy e i suoi gesti a dir poco discutibili, mentre non apprezzano quello che faccio per loro ogni santo giorno della mia vita.
Mia madre direbbe che mi sto solamente lamentando e invece non è così, mi piacerebbe solo qualcuno con cui parlare, una spalla su cui piangere e confidarmi. E' assurdo ma per la mia età non avere amici o un fidanzato é assolutamente da sfigati senza eguali, per questo l'unico conforto che trovo è nei libri.

In quello stesso momento comincia a piovere, grandioso!
Adesso dove diavolo vado per ripararmi? Non posso crederci, ma è davvero così che deve concludersi questa giornata tremenda?

Cerco riparo sotto i balconi delle varie abitazioni ma sembra non cessare per niente questa pioggia o meglio temporale, mi guardo intorno sperando che qualche negozio sia aperto così da potermici fiondare dentro senza pensarci affatto.

«Ha bisogno d'aiuto signorina?» Un ragazzo che avrà più o meno la mia età mi sorride in modo gentile, devo purtroppo alzare lo sguardo per la notevole altezza di quest'ultimo. «Ho visto che sta piovendo e ho pensato anche io di ripararmi per qualche minuto, fino a quando non cessa del tutto. Ma tu sembri invece nasconderti, o è solo una mia impressione?»

Si sbaglia decisamente, perché mai dovrei nascondermi? Non ne avrei il motivo, in realtà sto solo valutando se tornare a casa adesso o più tardi quando tutti saranno a letto in modo tale da non essere disturbata.

«Scusami, ci conosciamo?» Ha un viso che mi è familiare ma allo stesso tempo non capisco se ci siamo già incontrati, assomiglia proprio... Al signor Anderson! «Sei per caso il figlio del proprietario della libreria? Cioè io vado spesso lì, ma non ti ho mai visto...» Sto decisamente facendo una pessima figura, ma chi se ne importa? Magari domani avrà dimenticato tutto in men che non si dica e ne sarei felice sinceramente.

«Sono Victor Anderson, hai proprio centrato in pieno! E tu come ti chiami?» Mi stringe la mano con delicatezza per poi posare le labbra sopra di essa, che gesto galante da parte di un ragazzo e mi sorprende visto che di questi tempi non esiste nemmeno più il corteggiamento.

«Sono Diana, sono passata proprio oggi da tuo padre per vedere se avesse portato qualcosa di nuovo...» Stavo per dirgli del diario ma sono troppo curiosa di scoprire cosa si cela all'interno di queste vecchie pagine, quindi, mi limito a dire che ho letto davvero molti libri durante la mia adolescenza e grazie alla libreria di suo padre, ho scoperto di amare anche la scrittura.

«Mi fa piacere, io non adoro particolarmente i libri però ogni tanto do una mano per quanto riguarda il lavoro. Sai da quando abbiamo perso mio fratello... Sono cambiate tantissime cose, a volte mio padre non ha non ha nemmeno le forze per finire una giornata intera di lavoro, avevamo quasi la stessa età io e Harry, non posso pensare che se ne sia andato così presto.» Vedo il suo sguardo cambiare, gli occhi più lucidi e il sorriso che lentamente svanisce a poco a poco. «Sai, certe volte penso che se fosse capitato a me non credo che importerebbe più di tanto alla mia famiglia ma non perché non mi sento abbastanza apprezzato da loro, solo che...»

«Non dire una cosa del genere Victor, non puoi mai saperlo e non puoi tanto meno immaginare che un giorno sarà come dici tu. Io penso che ognuno di noi sfoghi il dolore in modo differente da un altro, come per la morte di Harry anche tuo padre ha sofferto e continua a soffrire in modo inspiegabile perché non riesce ad accettare che non è più con voi.»

«Forse hai ragione Diana, forse mi sto solo sbagliando...» Prima di rispondere noto con gioia che finalmente ha smesso di piovere e le persone escono velocemente dai vari pub per tornare a casa, tutti tranne me e Victor a quanto pare. «Hai voglia di mangiare qualcosa? Non è un appuntamento sappilo, mi piacerebbe passare un altro po' di tempo insieme a te.»

Non so cosa rispondere e se devo fidarmi, non lo conosco nemmeno e anche se fino a ora abbiamo parlato non significa niente, preferirei in realtà mangiare da sola e leggere il diario che ho in borsa, non sto più nella pelle in realtà.

«Senti Victor, non prenderla a male ma preferirei tornare a casa se non ti dispiace. Casomai possiamo fare un'altra volta se per non è un problema!» Menti Diana, è quello che ti riesce meglio in certi casi.

«Sicura? Guarda che conosco un posto molto carino qui vicino, dicono che fanno degli ottimi hamburger di pollo e non te ne pentiresti.» Perché insiste così? «Che c'è non ti fidi?»

«Non è questo, voglio solo andare a riposare. Non mi piace chi insiste in questo modo, se dico che è un no devi accettarlo.» Lo saluto velocemente e torno sulla via verso casa, anche se sicuramente starò solamente a qualche isolato per rilassarmi qualche minuto e spero che nessuno mi segua, ho uno strano presentimento da quando mi sono alzata questa mattina e non so come interpretare questa cosa sinceramente.

Trovo una panchina vicino a un grande gazebo in centro a una piazza in cui non sembra esserci nessuno, di solito la mattina o verso l'ora di pranzo non sai mai dove sederti mentre a quest'ora nessuno ha intenzione di passare una bella serata all'aperto.

Apro la borsa velocemente e prendo il diario, sembra essere vecchio di cent'anni ma non so perché visto che il Signor Anderson ha cominciato a lavorare quando mi sono trasferita qui dai miei nonni.
Ci sono due iniziali sopra e una frase sotto quest'ultime, (H e A).
"Fuggire dalla realtà è il sogno di chiunque."

Cosa significa? Apro la prima pagina e trovo tante lettere sparse dentro, non sono in grado di leggerle tutte adesso quindi preferisco farlo in un secondo momento con più calma.

1 gennaio 2017.

E' come se fossi in un eterno limbo, rinchiuso in me stesso da giorni ormai in questa stanza con zero voglia di uscire. Non sopporto più la presenza di quell'uomo, non sono più lo stesso di un tempo a causa sua e non so proprio come fare, voglio solo andare via da qui e trovare finalmente un posto in cui vengo apprezzato per il mio talento.
La scrittura non è una cosa da uomini dice mio padre, ed è buffo sentirlo dire da parte sua visto che l'unica cosa buona che ha fatto durante la sua vita è stata quella di incontrare mia madre, avrei preferito che amasse una persona diversa piuttosto che quell'essere infido e privo di riambiare a momenti il suo amore, il suo affetto verso i figli, non sarò mai il suo figlio perfetto nemmeno se impiegassi la mia intera esistenza per riuscire a compiacere i suoi desideri, non importa perché non ho intenzione di farlo.

2 gennaio 2017.

Ho visto mio fratello conoscere una ragazza, io non sono quel tipo di persona tanto coraggiosa da riuscire a fare il primo passo, non è da me. Però non vuole mai presentarmi qualcuno, temo che sia invidioso e non voglio pensare una cosa simile perché sarebbe contro natura essere gelosi del proprio fratello ma ho questa stranissima impressione, sentirsi inferiore o addirittura non all'altezza... Penso che sia orribile.
Oggi mio padre ha bussato alla porta con violenza, a momenti credevo che la buttasse giù e ho temuto per la mia incolumità, non è mai un buon segno quando torna a casa ed è ubriaco, cosa ci trova nel bere non lo capirò mai e poi mai quindi ho preferito fare finta di dormire di dormire piuttosto che vedere la sua faccia.

Mi fermo prima di continuare, non riesco a pensare che un ragazzo possa addirittura arrivare a chiudersi in camera per non vedere suo padre perché ha paura, paura che possa fargli del male...
Devo scoprire a chi appartiene questo diario, solo il signor Anderson potrà dirmelo anche se mi chiederà cosa ci faccio invece con qualcosa che non dovevo avere affatto.

Forse devo tenerlo per me e scoprirlo da sola?

𝐆𝐮𝐚𝐫𝐝𝐢𝐚𝐧 𝐀𝐧𝐠𝐞𝐥\\ 𝐡.𝐬Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora