𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝙸
Chūya Nakahara camminava sbuffando per le strade di una silenziosa e notturna Yokohama, le mani affondate nelle tasche del cappotto e il suo fidato cappello sulla testa.
Giocherellava distrattamente col labbro inferiore prendendolo tra i denti, sentiva il sapore metallico del sangue sulla lingua e sorrideva proprio come fa un bambino quando mangia la sua caramella preferita.
Quella sera era tutto così dannatamente tranquillo che si stava innervosendo, ma allo stesso tempo lo preferiva alla folla di persone che si trovavano per le strade di giorno. Anche in quei casi il rosso aveva pareri contrastanti, ma nessuno si sarebbe aspettato qualcosa di diverso da lui.
Chūya semplicemente andava bene così e raramente qualcuno si lamentava di lui, forse perché il suo operato e le sue doti precedevano anche l'importanza del suo carattere.
Ma se c'era qualcuno che proprio non lo sopportava, o almeno così credeva il rosso, era Osamu Dazai. La mummia, soprannominata così da Chūya per tutte le bende che avvolgevano il suo corpo, continuava a lamentarsi in sua presenza e non mancavano i continui momenti in cui lo prendeva in giro per la sua altezza.
I litigi per loro rappresentavano, dunque, l'unico tipo di comunicazione e in quegli anni era sparito anche quello. Dazai aveva lasciato la Port Mafia, Dazai aveva abbandonato Chūya e il Doppio Nero. Insomma Dazai si era comportato da stronzo, cosa che effettivamente era.
«Uno stronzo dannatamente bello però» si ritrovò a sussurrare Chūya per poi tirare un pugno al muro del vicolo che stava attraversando, il rumore spaventò il povero gatto che seduto lì vicino si stava leccando la zampa dal pelo grigio.
L'animale si girò verso il rosso mostrandogli i suoi grandi occhi gialli, poi miagolò infastidito e corse via. A quella scena Chūya sorrise, certe volte anche lui desiderava essere un gatto. I gatti non hanno la cognizione del tempo perché semplicemente non ne fanno parte.
Li vedi aggirarsi per le strade della città, in cerca di un po' di cibo chissà dove, poi la notte li trovi in quei bui vicoli e li senti miagolare. Si rivolgono alla luna, in una silenziosa richiesta di vita eterna.
La quiete della notte venne nuovamente disturbata e Chūya sobbalzò per la sorpresa quando riconobbe la figura poggiata al muro alla fine di quel vicolo. Osamu Dazai, protagonista di gran parte dei suoi insulti giornalieri, teneva tra le mani una sigaretta accesa e canticchiava a bassa voce una strana canzoncina.
You can't do a double suicide alone~
Più si avvicinava più aveva voglia di spaccargli a metà il cranio e dare una sistemata al cervello inutile che si ritrovava, quell'idiota aveva in testa solo una cosa: il suicidio.
But you can do it with two people~
Dazai si ritrovò presto schiacciato contro la parete, le mani alzate per dimostrarsi innocente e la fredda lama del coltello di Chūya sul collo, quando riconobbe il rosso però sorrise e abbandonò per terra la sigaretta lasciata a metà.
«Oh sei tu Chūya-kun, è bello rivederti» esclamò infatti il detective e il più basso lo fulminò con lo sguardo. «Che cazzo ci fai in questa zona della città stupida mummia?! Tornatene a casa tua a fare il pazzo suicida in silenzio!»
Osamu dopo quella affermazione scoppiò definitivamente a ridere e gli tolse il cappello dalla testa per poi indossarlo, inutile dire che si ritrovò a sanguinare leggermente per un taglio alla gola. Presto le bende candide che portava al collo si macchiarono di rosso.
«Che c'è ChūChū, ti preoccupi per me?» di nuovo quel sorrisetto dannatamente irritante «Sono qui solo per fare delle ricerche, sto seguendo un uomo e se non urli forse non nota la mia presenza» tornò improvvisamente serio e sbuffò.
«Urlare? Io?! Sei tu l'idiota che sta cantando una stupida canzoncina sul suicidio!» sbraitò offeso. Stava per continuare ad insultarlo, ma Dazai fu più veloce e con un semplice gesto si liberò del coltello e spinse il rosso verso il muro per poi tappargli la bocca con una mano.
Inutile dire che Chūya iniziò ad agitarsi mentre cercava di dare un calcio al suo ex partner, ma Dazai si portò un dito alle labbra ordinandogli silenziosamente di stare zitto. Così fece. Senza esitazione, senza chiedere il perché.
Dopo anni fu quella la reazione che dette più fastidio a Chūya, nonostante tutto continuava ancora a fidarsi di quell'idiota ricoperto di bende. Rimase immobile, le labbra ancora bloccate dalla mano del castano e gli occhi azzurri che osservavano attentamente le sfumature dorate delle iridi dell'altro.
Dazai invece non stava fermo, lui fermo non lo era mai. Anche quando si ostinava a non muoversi vi era sempre quella inappellabile forza che, come una calamita, lo attirava verso l'ignoto. Di solito Osamu non si ribellava, accettava esanime quel destino.
Stavolta fu diverso; Chūya lo vide avvicinarsi al suo volto, la mano ormai abbandonata sul suo fianco e gli occhi socchiusi che scrutavano silenziosamente le labbra del rosso. Ne era attratto, aveva trovato una calamita più potente.
Quando ormai le loro labbra erano a pochi millimetri di distanza e il tempo sembrava restare fermo chissà dove, perso in un mondo al quale non appartenevano, uno sparo infranse la quiete di Yokohama. Un altro gatto si ritrovò a scappare.
Chūya spinse via Dazai e iniziò a guardarsi intorno, non vi era nessuno vicino a loro quindi non correvano rischi, ma quell'uomo era vicino. Il rosso sbuffò e si passò velocemente una mano sulla bocca, come a voler cancellare qualcosa di invisibile ma indelebile.
Osamu sorrise a quel gesto tanto spontaneo quanto canzonatorio e il suo indifferente sorriso non abbandonò il suo volto neanche quando si avvicinò di nuovo a Chūya e gli scompigliò i capelli con una mano, poi vi poggiò sopra il suo tanto amato cappello.
«Stupida mummia la prossima volta ti ammazzo..» scandí lentamente con tono minaccioso e lo fulminò con lo sguardo, Dazai in tutta risposta si morse il labbro inferiore per non scoppiare a ridere.
«Questo è il miglior regalo che potresti farmi Chūya-kun, spero di rivederti presto allora» rimise le mani nelle tasche e con una alzata di spalle si girò pronto ad allontanarsi nella notte, proprio come tutti quei gatti randagi che miagolano alla luna.
Chūya però fu più veloce, lo bloccò tirandolo per la manica e lo costrinse a girarsi «Tornerò da te solo per ucciderti dannato bastardo» gelo, ecco cosa si percepiva dalla sue parole. Ma a Osamu Dazai di certo piaceva il freddo, perché scoppiò definitivamente a ridere e si allontanò salutandolo con un veloce gesto della mano.
Il rosso rimase lì, immobile, in mezzo a quel vicolo deserto. Le mani erano affondate nelle tasche dei suoi pantaloni e i suoi capelli venivano scossi dal vento. Ancora una volta la quiete venne interrotta, ancora una volta dovette ascoltare quella orribile canzoncina.
You can't do a double suicide alone,
but you can do it with two people~--------
Salve!
Scusate per il periodo di assenza ma la scuola ruba molto tempo; ecco a voi questa nuova storia che però, come avete letto nella descrizione, sarà molto breve. 5 capitoli se devo essere precisa e saranno pubblicati ogni sabato, spero che vi piaccia e buona lettura :D.

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𝑳𝒐𝒓𝒐 𝒏𝒐𝒏 𝒕𝒆𝒎𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 •𝐒𝐨𝐮𝐤𝐨𝐤𝐮•
FanfictionOsamu Dazai e Chūya Nakahara vivono nello stesso mondo, un mondo tormentato dalla sola presenza di entrambi. Si incontrano di rado, si amano in silenzio e spesso non ne capiscono neanche il motivo, ma sanno che quei fugaci sentimenti saranno eterni...