𝙲𝙰𝙿𝙸𝚃𝙾𝙻𝙾 𝙸𝙸
Il rosso rimase lì, immobile in mezzo a quel vicolo deserto. Le mani erano affondate nelle tasche dei suoi pantaloni e i suoi capelli venivano scossi dal vento. Ancora una volta la quiete venne interrotta, ancora una volta dovette ascoltare quella orribile canzoncina.
You can't do a double suicide alone,
but you can do it with two people~~~~~~~
Chūya Nakahara usciva di rado il giorno e in quei casi era obbligato da qualcuno. Un traditore da uccidere, delle prove da nascondere o semplicemente un giro di controllo per assicurarsi che nessuno girasse indisturbato per i territori della Port Mafia.Quel giorno stava stranamente facendo una passeggiata,si era concesso una effimera opportunità di sentirsi veramente parte di quel mondo per una volta. Erano rari quegli atteggiamenti da parte sua.
La stessa Kōyō se n'era meravigliata quando aveva annunciato a gran voce, con fare quasi teatrale, che quel giorno usciva. Q gli era saltato in braccio pregandolo con lo sguardo affinché lo portasse con sé, ma Chūya non era il tipo che cedeva facilmente agli occhi dolci dei bambini.
Ovviamente aveva evitato i quartieri più affollati concentrandosi su quelle zone quasi deserte che costituivano i territori della Port Mafia stessa. Mai troppo lontano da casa, come un gatto che si è affezionato ad un vicolo.
Rivolse gli occhi azzurri al cielo che presentava delle sfumature molto simili alle sue iridi e accennò un sorriso impercettibile mentre riprendeva a camminare diretto chissà dove. Poi udì un suono, una canzoncina talmente familiare quanto irritante.
You can't do a double suicide alone~
Si guardò intorno alla ricerca di quel pazzo suicida che era Dazai Osamu, la voglia di farlo morire soffocato aumentava ad ogni parola canticchiata dal più alto. Poi finalmente lo vide e gli corse incontro, gli saltò addosso e entrambi finirono rovinosamente a terra.
but y-
Stavolta fu Chūya a bloccare la bocca di Dazai con la mano, imitando i gesti del castano qualche sera prima. Erano passati si e no 3 giorni, ma per una volta a Chūya non parvero pochi visto che finalmente poteva porre fine alla vita di quell'idiota.
Lo stesso idiota che aveva un sorriso dannatamente attraente anche mentre le mani del rosso stavano strette attorno al suo collo impedendogli di prendere ossigeno.
«Canta di nuovo quella canzone, stupida mummia, e ti stacco la lingua» esclamò arrabbiato il più basso, mentre non accennava a mollare il collo ricoperto di bende dell'altro.
«N-non ti facevo così v-violento Chūya-kun, è per caso una richiesta indiretta di un bacio non troppo c-casto?» chiese infatti Dazai, col suo solito tono ironico, mentre cercava di riprendere fiato e staccare le mani del più basso dal suo collo.
Ci riuscì e poté tirare un sospiro di sollievo quando lo stesso Chūya, forse offeso dalle sue parole, si allontanò da lui e tornò a fulminarlo con lo sguardo in silenzio.
«Che c'è, ho forse indovinato?» domandò allora Osamu che forse non si era stancato di rischiare la vita o semplicemente riteneva più importante infastidire l'ex partner.
«Sta zitto idiota, sei così disperato da chiedere un bacio a me perché le donne quando ti vedono scappano» rispose a tono Chūya e sorrise vittorioso. La vittoria durò poco però.
Dazai si avvicinò a lui in silenzio, le mani in tasca e una espressione confusa ben inscenata sul volto poi, come un bambino che chiede qualche curiosità sul mondo, si rivolse al rosso.
«Chūya-kun questa tua affermazione non ha senso, tu sei ancora qui...vuoi forse dire che non sei una dolce damigella indifesa?» di nuovo, come quando si erano incontrati in quel vicolo, gli prese il volto tra le mani.
E poi l'espressione sul suo viso cambiò, un freddo ghigno si scolpì sul suo volto e per un breve istante quell'espressione folle parve inquietare lo stesso Chūya. Come se avesse appena visto l'altra faccia della medaglia, si ricordava quell'espressione di Dazai quando era ancora al servizio della Port Mafia.
Adesso quel ghigno veniva sostituito dal solito sorrisetto indifferente che sembrava volerlo allontanare dal mondo, era uno sciocco anche quel dannatissimo sorriso. Osamu Dazai non doveva essere allontanato dal mondo, doveva esplorarlo in quei pochi secondi in cui poteva ancora farne parte.
E ancora una volta le loro labbra si avvicinarono e ancora una volta il rosso rimase immobile sperando in qualche cambiamento. Sperando in un bacio che gli avrebbe incasinato ancora di più la vita.
Anche stavolta non avvenne, anche stavolta quell'istinto di protezione che si era instaurato in Chūya lo costrinse a spingere via Dazai. Era un disperato che provava a resistere alla forza dell'oblio altrui, l'oblio che Dazai Osamu aveva costruito con le sue stesse mani.
«E staccati mummia, mi fai perdere tempo!» sbraitò con solito tono infastidito e il castano sembrò risvegliarsi da tutta quella situazione. Scrollò le spalle e mise le mani nelle tasche del lungo cappotto, poi tornò a sorridere.
«Che succede ChūChū, hai qualche impegno speciale?» di nuovo quel tono ironico, ma stavolta sul volto di Chūya comparve un ghigno.
«Si, ucciderti e poi andarmene via. Ora sta zitto!» sbraitò con un ringhio e la reazione di Osamu fu quasi scontata, ma servì solo ad aumentare il nervosismo del rosso.
«Questo è un regalo bellissimo e non è neanche il mio compleanno!» esclamò infatti il bendato e si ritrovò presto a tenersi lo stomaco per l'ennesimo pugno tiratogli da Nakahara.
«Dannato bastardo ti avevo ordinato di non fiatare» dopo un ringhio mal celato Chūya si avvicinò a lui e lo prese per il colletto della camicia costringendolo così ad abbassarsi e ad arrivare alla sua altezza.
«Se non sbaglio è arrivato il momento in cui mi baci» sussurrò,Osamu, con tono ironico mettendo ancora una volta in pericolo la sua vita. Stavolta ricevette un calcio che lo obbligò a mordersi l'interno della guancia per non mostrarsi dolorante.
«Le tue previsioni iniziano a fare schifo sai» Chūya sospirò, ormai rassegnato dagli atteggiamenti del bendato, e attivò il suo potere per poi alzarsi in aria portandosi dietro un confuso Dazai tenuto per il colletto della camicia.
Arrivarono sul tetto di un palazzo distrutto dal tempo e il rosso lasciò Osamu con ben poca grazia, poi si sedette sul bordo della struttura facendo dondolare le gambe nel vuoto. Rimasero lì in silenzio.
Chūya guardava l'orizzonte e Osamu il cielo; uno sperava in qualcosa di migliore per la sua vita, l'altro si era ormai arreso e si limitava semplicemente a contemplare quell'azzurro tanto simile agli occhi dell'ex partner...occhi in cui troppe volte era sprofondato volentieri.
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𝑳𝒐𝒓𝒐 𝒏𝒐𝒏 𝒕𝒆𝒎𝒐𝒏𝒐 𝒊𝒍 𝒕𝒆𝒎𝒑𝒐 •𝐒𝐨𝐮𝐤𝐨𝐤𝐮•
FanficOsamu Dazai e Chūya Nakahara vivono nello stesso mondo, un mondo tormentato dalla sola presenza di entrambi. Si incontrano di rado, si amano in silenzio e spesso non ne capiscono neanche il motivo, ma sanno che quei fugaci sentimenti saranno eterni...