parte 1: una giornata soleggiata

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Faceva molto caldo, dunque alla mia amica che viveva venti chilometri di distanza da me, venne in mente di invitarmi a fare una passeggiata sotto il sole cocente.
Per arrivare a casa sua, dove faceva ancora più caldo, dovetti prendere l'autobus.
Visto il mio alto livello intellettuale, mi sedetti dalla parte dove sbatteva di più il sole, ma almeno nessuno si sarebbe seduto nella mia stessa fila.

In questo modo potevo perfettamente ascoltare a tutto volume dalle mie cuffie i Dresden Dolls che ancora non erano stati resi mainstream da Tik tok.
Sono proprio alternativa, "xd" cit.

Il viaggio stava andando perfettamente, finché non vidi un uomo vestito come se fosse uscito dal 1700.
Starà facendo un qualche cosplay? Sarà un attore?
Tutto l'autubus, me compresa, lo fissò.
Nonostante ci fossero un sacco di posti liberi, l'uomo si sedette vicino a me.
"Ma che vuole?..." Pensai "...Non le sa le regole del distanziamento?"
L'unico aspetto a mio favore era quanto incredibilmente attraente fosse quella persona.
La sua giacca era di un blu acceso che contrastava con un panciotto giallo. Aveva un cappello fin troppo grande per la sua testa e i capelli marroncino chiaro erano incipriati tanto da sembrare grigi. Non era né troppo giovane né troppo vecchio. Odorava addirittura di inchiostro e vecchi libri.
Stavo iniziando a pensare fosse un pazzo perché non aveva nemmeno timbrato il biglietto, ma i vestiti sembravano troppo veri per trattarsi di un senzatetto o artista di strada.

Poco sapevo di quello che sarebbe accaduto di li a poco.

L'uomo mi mise un braccio attorno alle spalle e iniziò a parlarmi in quello che capii era tedesco.
"Entschuldigen sie. Ich spricht nicht deutsch." Dissi con una tale pronuncia di chi era stata bocciata all'esame di A2 dall'istituto di Goethe.

Ma l'uomo si presentò. Stranamente capii visto che almeno quello lo avevo imparato.
Ironicamente lui stesso si chiamava Wolfgang Johann Goethe.

Iniziai a chiedermi se stessi dormendo e mi diedi un pizzicotto.
L'uomo alzò un sopracciglio mentre continuava a tenere quel dannato braccio attorno al mio collo.
Non so perché non lo avevo mandato via ancora, ma quando mi ricordai di farlo lui si alzò per prenotare la fermata, mi tenette per mano e mi fece scendere con lui.

Non avevo né gridato né detto niente. Ero pietrificata dalla scena.
Non riuscivo, soprattutto, a capire se stessi sognando o no nonostante la sensazione così verosimile.

Seguii l'incredibilmente realistico Goethe, tanto mi sarei svegliata al più presto, no?

sono stata rapita da Johann Wolfgang GoetheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora