U N O

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Quel giorno mi alzai pallida, con le borse, spettinata e con uno strano senso di nausea. Qualche sera prima avevo partecipato ad una festa, organizzata dalla mia compagnia, e ovunque c'era chi beveva o chi fumava. Credo di aver infranto qualche regola, ma andava bene così. Mai mi ero divertita tanto.
Forse quella nausea era per il fatto che avevo fumato qualcosa di troppo. Comunque, mi sarebbe passata. Mi alzai di corsa, era molto tardi, e quella mattina avevo un incontro con una ragazza madre, per badare a sua figlia mentre lei lavorava. Susan Falls, proprio così. Era una ragazza per bene, molto carina. Aveva fatto l'errore di andare a letto con un ragazzo più grande, che non aveva intenzione di prendersi cura di un bambino. O meglio, di una bellissima bambina. Mi lavai la faccia, e per la fretta dimenticai di truccarmi. Non era essenziale.
Presi la borsa e il cellulare e corsi ad aspettare il bus.
Passò poco dopo il mio arrivo.
Quindici minuti dopo ero seduta al tavolo di Susan, a parlare.
-Pensi di essere in grado di tenerla?-
-Certo, mi serve solo sapere alcune cose.-
-Dimmi pure.-
Stavo per chiedere dove si trovavano i vari giocattoli, coperte, e il resto.
Ma poi cambiai domanda.
-Le piace la spiaggia?-
Rispose sorridendo, e poi rise. Il resto l'avrei imparato vivendo con la bambina.
-Quando comincio?-
-Tra 10 minuti vado al lavoro, ecco le chiavi di casa. Ciao, e grazie mille.-
Non feci in tempo ad iniziare il mio discorso che lei aprì la porta e se ne andò.
-Allora, Aria, cosa vuoi fare?-
-Chi sei? Sei bella.-
-Mi chiamo Alice. Anche tu sei bella.-
-Ok, Alice. Andiamo a prendere le ciambelle?-
-Va bene, Aria.-
Così, le presi la mano, e uscimmo.
La sua stretta era davvero forte. Sua madre non era molto presente, avendo 17 anni, la potevo capire. Ma quella bambina aveva il mondo in un sorriso, era davvero meravigliosa. Al chiosco, lei scelse una ciambella al cioccolato ricoperta di zucchero colorato, mentre io presi un thé. Camminando, passammo davanti ad un negozio di DVD, mi fermai e mi girai verso Aria.
-Prendiamo un film? Ho 9 dollari, basteranno.-
-Prendi Cenerentola?-
-Si, tesoro.-
Entrai nel negozio, chiesi Cenerentola, ed il ragazzo che mi servì, mi guardò sorridendo.
-Non sei grande per Cenerentola?-
-Non se faccio da babysitter ad una bimba.-
Ridemmo insieme. Aveva delle fossette davvero dolci. Mi sorrise ancora, pagai, e poi uscendo, sentì che diceva qualcosa.
-Torna a prendere qualche film, quando sei babysitter.-
Mi girai e gli sorrisi.
Poi presi la mano di Aria, e tornammo a casa a guardare il film.
La sera, dopo essere tornata a casa mia, la nausea tornò. Era terribile sta volta. Mentre entravo dal grande portone, evitai immediatamente mia madre che si stava avvicinando a me.
Nell'ultimo periodo, dopo che papà finì in galera, lei diventò triste, protettiva.
-Stai male? Com'è andata oggi?-
-La bambina è dolcissima. Si chiama Aria.-
-Come stai tu?-
-Ho solo un po' di nausea.-
Mi guardò come se avesse capito che non era così poco in fondo. Mi sentivo lo stomaco in subbuglio. Era stancante.
Presi una sigaretta, mi misi sul davanzale, affacciata alla finestra. Era pieno di stelle, il cielo era luminoso, e ricordava un po' quei misteriosi occhi del ragazzo del negozio. Sarei sicuramente tornata da lui.
La carta bruciava intorno al tabacco. Dentro di me succedeva questo, ogni notte. Ti brucia la pelle, lo stomaco, il cuore. Bruciano i rimpianti, i rimorsi, i sentimenti. Ma va bene così.

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