D U E

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La mattina dopo, di domenica, oltre alla nausea, si era aggiunto un senso di vertigini. Non ero mai stata male in quel modo, e di certo non lo avevo detto a mia madre. Ma quella mattina, era come se il mondo fosse a testa in giù; stavo davvero male.
Appena poggiai i piedi per terra, il freddo mi congelò le vene. Era estate, e non era normale. Poco dopo il telefono squillò.
Era mia madre.
-Alice, come stai?-
-Mamma, non molto bene.-
-Tra circa un'ora dovrei essere a casa, se hai bisogno, giura che mi chiami.-
Mia madre, ogni volta, mi faceva giurare.
La maggior parte delle volte io non le dicevo se stavo male o bene, quindi lei mi scoprì molte volte a fumare, bere, e a fare mille altre cose che facevo perché lei non c'era.
-Giuramelo.-
-Si mamma, ti chiamo.-
Riattaccò.
Presi una maglietta, nera, i calzini e un paio di jeans. Scesi in bagno, mi vestii e mi truccai leggermente.
Avevo voglia di vedere un film.

Dieci minuti dopo ero nel negozio di DVD, ma il ragazzo non c'era. Scelsi The Help, un film commovente. Pagai 11 dollari e poi mi diressi verso la porta. Ma mentre l'aprivo, caddi a terra. Le gambe mi tremavano, e la nausea era tornata. Chiusi gli occhi, e sentii una voce, bassissima, che disse:
-La conosco, la accompagno io in ospedale.-

Certo, non era il miglior modo di iniziare la domenica. Ma al mio risveglio, nella stanza 129, il ragazzo misterioso mi teneva la mano. All'inizio non lo riconobbi, ero molto stanca, e lui non disse niente. Poi, avevo voglia di alzarmi.
-Ciao ragazzo misterioso.-
-Ciao babysitter. Aspetta, ti aiuto a metterti su. Sei caduta bene.-
Mi misi seduta, e sentii un dolore alla gamba. Avevo la caviglia rotta, a causa dello svenimento nel negozio. Il ragazzo mi guardava.
-Come ti chiami?- Mi chiese.
Non risposi, era uno sconosciuto che mi teneva la mano, in ospedale. Ma pensandoci, mi aveva portato lui lì.
-Non mangio le ragazze.-
-Alice, e tu?-
Gli si illuminarono quei grandi occhi blu.
-Sean. Piacere, Alice.-
Sorrisi. Quel ragazzo era così, così capace di farti sorridere senza che tu te ne accorgessi, semplicemente parlando.
-Allora, hai ancora intenzione di guardare The Help? Ho fatto portare la Tv qui, visto che non uscirai prima di domani, potremmo guardarlo.-
-Si.. Potremmo.-
-È una sfida!- Ridemmo.
Accese la Tv, e il film cominciò. Mentre io lo guardavo, Sean guardava me, forse pensando che non me ne ero accorta. E io, quando lui si girava, lo guardavo. Più il film andava avanti, più lui si avvicinava. Fino a che, era seduto affianco a me, e i nostri fianchi si sfioravano. Portò il suo braccio attorno alla mia schiena, e a quel punto, irruppe molto rumorosamente mia madre, come se un carro armato fosse entrata nella stanza.
-Mio dio, Alice, come stai?-
-Meglio, questo è Sean. Lui mi ha accompagnata qui. Stavamo guardando un film.-
-Grazie mille Sean. Cosa ti hanno detto?-
Mia madre si rivolse a me. Io non sapevo nulla, solo che avevo una caviglia rotta.
-Ora glielo dico, signora Clark.-
Nella stanza, entrò un dottore.
-Oh, menomale.-
-Potrei parlarle in privato?-
Mia madre ed il dottore uscirono dalla stanza. Mentre parlavano, li vedevo, e mia madre aveva una faccia orribile. Diventò pallida in pochi minuti. Poi tornò nella stanza, e mi disse soltanto:
-Sean, mi dispiace. Ma io e Alice torniamo a casa. Vieni, signorina.-

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