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'ten e johnny si amano da sempre

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'ten e johnny si amano da sempre.' lo sapevano tutti.

il loro primo incontro risaliva alla tenerissima età delle guance paffute, delle ginocchia sbucciate e dei voli interplanari a cavallo di nere altalene, quando ancora i due cuori allora angelici non si erano incontrati. ma più che una tenera e serena stretta di mano fra i due innocenti muscoli ancora bambini, la loro promessa di un rincontro era stata più una slitta in discesa che, perduto il controllo, si schianta rovinosamente contro un sempreverde abete montano.

johnny odiava l'altalena, la temeva come un elefante i roditori; aveva piuttosto preferito far decollare dal prato del parco, intessuto di infiorescenze bianche, un altro malcapitato. lo aveva visto con le mani alle catene far oscillare le gambe magre in cerca di una spinta, ma i soli due deboli arti non gli permettevano di prendere il volo come avrebbe voluto. si tinse sulla sua faccia paffuta un sorriso comprensivo, si avvicinò e senza pronunciare parola, mise il cento e uno percento della sua forza per far staccare da terra il coetaneo, totalmente ignaro della cosa.

avanti, indietro, avanti, giù.

chittaphon non riuscì a mantenere salda la presa al ferro arrugginito, stringendo con prepotenza le palpebre pallide lasciò che la sua schiena adunca lo accompagnasse bruscamente al suolo, suolo che per quel frammento delle quattro ed un quarto del pomeriggio non riuscì a raggiungere. johnny invece, lui per un attimo non sentì il proprio corpo, nemmeno le palpebre si sollevavano più. e la prima cosa che al piccolo ed ingenuo sconosciuto venne in mente di fare fu stringergli il naso tra le dita, togliendo lui ossigeno e facendolo sobbalzare seduto. meno male, pensava fosse morto.

lo aveva prepotentemente schiacciato al suolo, ten, e non lasciò spazio a lamenti per domandare come l'altro stesse. si era fratturato la testa? se no, avrebbe voluto sicuramente visitare il suo nascondiglio segreto! ed infatti non aveva molto male quel bambino senza nome, o così diceva, quindi gli prese la mano ed euforico lo trascinò nella latebra che da poco aveva scoperto. non aspettava nient'altro se non qualcuno con cui condividerla.

johnny non spese nemmeno una parola, chittaphon sembrava un dolce carillon in funzione la cui carica non vedeva fine. la sua voce acuta non abbadonò per un secondo i timpani del coetaneo, partì dall'illustrare come avesse scovato quel segretissimo posto fino a divagare su sé stesso e john, il bambino di cui non sapeva nulla, facendo ipotesi a cui non lasciava spazio per conferma. johnny scoprì che chittaphon non fosse nato in america, ma venisse dalla thailandia, amava l'estate ed il suo gatto, mentre l'asilo no, quello lo odiava.
annuiva ai suoi racconti, finchè non gli fu obbligato di presentarsi.

non ci volle molto a ten per far sciogliere il suo cuore al sorriso del bambino appena più grande, e non ci volle molto che anche quel pomeriggio il sole rosso estivo, simile ad una melagrana, salutò anche le scarpe dei due. così, dopo che la madre di ten arrivò al segretissimo posto, lo trascinò a casa senza consentire obiezioni.

- quando mi ridarai il naso? -
- lo terrò per un altro po' -

in realtà, ten non glielo restituì più. dopo aver avuto la possibilità di non perdersi più di vista, i due divennero molto più occupati a non far scappare via il filo della conversazione.

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