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È ancora tutto nero, non vedo nulla, sento solo tante voci insieme ed ovattate, capisco che non è passato molto tempo da quando sono svenuta dal fatto che posso sentire l'odore del mare ed il suono dei gabbiani.

Apro gli occhi lentamente trovando tante facce avanti a me, alcune preoccupate, altre arrabbiate, mentre altre non ci sono proprio, e si, quelle 'altre' uguale a dire a Cameron, a chi sennò.

Mi alzo facendomi aiutare da Taylor, uno di quelli che mi guardava arrabbiato insieme a Nash e Hayes; menomale che ancora Jace non è arrivato.
Andiamo di nuovo tutti al chiosco, in assoluto silenzio, e dopo che finiscono di mangiare decidono di tornare a casa.

Anche il viaggio in macchina è silenzioso, ci sentiamo solo io e Zayn dato che mi blocca sempre le mani così da non potermi togliere le pellicine dalle labbra.

Una volta tornata a casa e finito di lavarmi e vestirmi, decido di non poter resistere a lungo a quel silenzio, così prendo lo skate e mi dirigo verso casa di Gina, è passata una settimana dall'ultima volta che l'ho vista, anche lei c'è stata molto dopo averle spiegato tutto con calma.

Suono al campanello aspettando che qualcuno venga ad aprire.
Poco dopo mi ritrovo la seconda donna che mi ha cresciuta.
<<Ciao tesoro!>>
<<Ciao Gina!>> ci abbracciamo
<<Che fai qui? Entra, entra!>> mi accoglie in casa.
Ecco la vecchia casa dove mi rifugiavo quando litigavo con mamma.
La stessa casa dove ho avuto per una maggior parte dei miei ricordi.

Lei ci è sempre stata per me. E non le sarò mai abbastanza grata per tutto quel che ha fatto.
<<Sono passata per un saluto. È un po' che non ci vediamo. Sempre se non disturbo>>
<<Macché disturbo! Sei sempre la benvenuta lo sai. Come va? Hai qualcosa di nuovo da raccontare? Mio figlio come si sta comportando, ancora da idiota? E poi tesoro, per favore, mangia, poco poco, ti prego, stai sparendo.>> si, sa anche questo.

<<Nulla di così tanto nuovo, sta mattina sono svenuta, ma sto benissimo, e si, tuo figlio continua a comportarsi da idiota. Tu invece?>> evito completamente l'ultima frase.
<<No Jennifer non stai benissimo, hai bisogno di energie, non puoi continuare così, sai quanto ti voglia bene ma se non riproverai a rimetterti dovremo farti ricoverare>>

<<Stai tranquilla, fidati di me. Quindi? Niente di nuovo?>> ripropongo pur di cambiare discorso.
<<Nulla in particolare. Oh, hanno bussato alla porta>> risponde.
Quando apre la porta, spunta Cameron. Uh, parli del diavolo spuntano le corna.

<<Che cazzo ci fai tu qui?!>> chiede incazzato, ma che ci fa qui?
<<Sono venuta a vendere degli ananas ripieni di pasta al forno, che domande! Ma secondo te che sono venuta qui a fare? Sono con tua madre, una povera donna che ha dovuto sopportare nove mesi di pancia per averti ed avere questo risultato. >> rispondo con altrettanto tono.

<<Chi c'è in casa?>> una voce a me sconosciuta ma familiare non dà il tempo di ribattere a Cameron.
Mi giro verso le scale e Dio, non può essere veramente lui. No. Non può. Non deve. Mi sto sbagliando è ovvio. Si, mi sto sbagliando perché tutto questo è un sogno giusto? Giusto?
Non deve e non può essere lui.

<<Oh, tu devi essere Jennifer! Non abbiamo avuto occasione di incontrarci. Gina mi ha parlato molto di te!>> dice con una voce che non sembra affatto la prima volta che ci incontriamo.

Mi porge la mano, e anche se titubante, la stringo per non destare sospetti.
Ho i brividi. È davvero lui. E si ricorda benissimo di me. Altro che ubriaco fradicio, questo si ricorda di me.
<<Jennifer!>> mi riporta alla realtà Cameron.
<<Devo andare. Ci sentiamo dopo Gina!>> ed esco di casa senza badare ai richiami di Cameron

Tutta questa scena mi è molto familiare, come se fosse già successa, ma dove? Il sogno! Ecco dove! Io tutto questo l'ho sognato un anno fa. Che fosse un sogno premonitore? Non lo so, ma sta di fatto che questa volta è tutto reale.

Prendo lo skate in mano e corro velocemente verso casa. Apro la porta e la chiudo subito ritrovando molti occhi che mi osservano dal salone.
<<JENNIFER>> una voce felice che non sento da tanto si fa sentire nella stanza.
<<JACE>> grido saltandogli letteralmente addosso.

<<Come ti sei ridotta>> mi sussurra continuando a tenermi tra le sue braccia.
<<Sto bene, devo raccontarti una cosa importante>> sussurro di rimando.
Scendo dalle sue braccia, e nello stesso momento si apre la porta con un Cameron affannato ed incazzato. So già cosa vuole fare, così prima che possa farlo lui prendo Jace per un braccio e lo porto in camera mia chiudendo a chiave riuscendo a superare Cameron per un soffio.

<<Cosa diavolo sta succedendo?!>> esclama Jace giustamente abbastanza confuso.
<<Il patrigno di Cameron è lo stupratore di sei anni fa>> rispondo con il fiatone passando lo sguardo dalla mia porta che viene presa a pugni a lui. Apre e chiude la bocca in completo silenzio, ed è così che rimaniamo: in silenzio, esterrefatti, a guardarci.

Ciao a tutti, spero che vi piaccia, ditemi se ci sono errori grammaticali o qualcosa da aggiungere o qualcosa da togliere che non vi piace❤️

Fidarti a volte fa bene...ma non sempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora