Pangs of jealousy

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La trovò sdraiata sul divanetto della Sala Comune, quello di fianco al camino, intenta a leggere uno dei tanti libri d'arte che si era portata da casa. Dei semplici jeans neri le fasciavano le gambe, un maglioncino rosso si mimetizzava con le fodere dei cuscini e i boccoli biondi erano sparsi tutti intorno al volto. Mentre le si avvicinava sorrise, conscia del fatto che a quell'ora tarda potesse essere solo lui.

Lo sguardo penetrante che le aveva rivolto velocemente a cena era stato chiaro, così si era limitata a farsi trovare lì quando tutti se ne erano andati a dormire. Non aveva dovuto attendere troppo, il lunedì sera gli studenti, ancora guidati dalle buone intenzioni per la settimana, si ritiravano presto nelle stanze, e a mezzanotte la Sala Comune era già vuota. Dopo la chiacchierata della settimana precedente, senza doverselo dire, avevano deciso di deporre l'ascia di guerra e lasciarsi guidare dall'istinto. Peggio di quella che era stata la settimana passata non sarebbe potuta andare, tanto valeva buttarsi in qualsiasi cosa il futuro avrebbe loro riservato. Erano stati giorni strani, in cui si erano rincorsi vicendevolmente e si erano nascosti dagli sguardi indiscreti e dei loro amici.

Era stata una settimana di baci rubati e lunghi sguardi, coronata da chiacchierate notturne in giro per il castello o nella Sala Comune.

Sirius si inginocchiò alle sue spalle e le sfilò il libro di mano, esigendo tutta la sua attenzione. Lei finse uno sguardo stizzito mentre si girava verso di lui, ma poco dopo la bocca si aprì in un sorriso dolce e timido, mentre esitante si avvicinava alle sue labbra. Fu un bacio fresco e tranquillo, come una giornata di primavera. Si allontanò lui per primo, alzandosi e porgendole una mano. Lei lo guardò interrogativa.

"Andiamo a farci un giro" le propose lui "Non vorrei che qualcuno ci vedesse ora".

Alla fredda alzata di sopracciglia della ragazza alzò gli occhi. "Non dobbiamo nasconderci, ma se non sappiamo nemmeno noi cosa stiamo facendo eviterei di rendere la cosa di dominio pubblico. È ancora troppo presto per essere certi che nessuno scenderà qui".

Lei annuì, sospirando. "Immagino tu abbia ragione".

"Stai bene?" le chiese con aria preoccupata.

"Sì, perché?" domandò confusa

"Non mi dai mai ragione. Non vorrei mai ti stesse venendo un malanno".

Lei gli mollò un pugno affettuoso sulla spalla mentre uscivano dal buco del ritratto, svegliando la Signora Grassa e ignorando qualsiasi cosa stesse dicendo loro. Gironzolarono per i corridoi vuoti, sussurrando per non essere scoperti, senza mai smettere di toccarsi del tutto. L'aria fresca della notte filtrava dalle finestre, regalando loro piccoli brividi quando si appoggiavano ai davanzali per scambiarsi qualche bacio veloce. Marlene decise che era arrivato il momento di dare una svolta alla serata quando, all'ennesimo sfiorarsi, non riuscì a mettere a tacere quella vocina nella sua testa che le suggeriva di lasciarsi andare. Non voleva negare il fascino che Sirius esercitava su di lei, ed era stanca di ignorare l'elettricità che percepiva tra loro.

"Dove stiamo andando?" le chiese mentre lo prendeva per la mano e lo trascinava per i corridoi poco illuminati. Lei per tutta risposta le fece segno di fare silenzio, portandolo fino al quinto piano e aprendo una porta. Era il bagno dei Prefetti, in quel momento completamente vuoto, in cui una grossa vasca di marmo bianco riluceva sotto la luce della luna, colma di acqua e schiuma.

Fu chiaro immediatamente a tutti e due cosa sarebbe successo, quindi non si stupì quanto lui la prese per la nuca e iniziò a baciarla, famelico, insinuando la sua lingua nella sua bocca frettolosamente. Marlene rispose immediatamente al suo tocco, schiudendo le labbra e abbandonandosi a quel contatto che la faceva fremere e sospirare di piacere.

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