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Il viaggio di ritorno verso casa mi parve un'eternità. La pioggia aveva ricominciato a scendere copiosa e le sue gelide gocce cadevano incessanti sul parabrezza della macchina scandendo con insistenza un ritmo frenetico pari a quello delle palpitazioni che sentivo in quel momento; talmente forti da riecheggiare senza sosta nelle mie orecchie.

Cosa avrei potuto fare ora?

Quello, purtroppo, non fu l'unico quesito che aleggiava nella mia mente ormai in totale subbuglio, ma per il momento avrei dovuto lasciare da parte tutte quelle domande, era prioritario capire come salvare la vita dell'uomo che giaceva semicosciente nei sedili posteriori della vettura ormai satura dell'odore acre di sangue misto a sudore.

Dopo una decina di minuti arrivammo finalmente davanti al mio condominio. Scesi dalla macchina chiudendo velocemente la sportella catapultandomi di fronte a quella che separava me dallo straniero che avevo accolto. In un primo momento afferrai decisa la maniglia, ma poi fui travolta dalla paura di trovarmi davanti l'uomo ormai privo di vita, era impossibile che fosse sopravvissuto a quel tragitto nelle condizioni in cui si trovava, il sangue che lo ricopriva dalla testa ai piedi indicava ferite tutt'altro che superficiali. In quel momento mi diedi della stupida per aver acconsentito a non portarlo in ospedale. Però ormai ciò che era fatto, era fatto e non potevo far nulla se non aprire lo sportello per vedere con i miei stessi occhi il risultato di tutte quelle folli decisioni.

Animata da un senso di preoccupazione, aprì la portiera e lo vidi seduto in maniera scomposta trattenuto al sedile solo dalla cintura che li avevo allacciato prima di partire. La fronte era imperlata di sudore ed emanava un terribile fetore metallico di sangue freddo. Gli afferrai con ansia il polso e premetti i polpastrelli sull'arteria sperando con tutta me stessa di sentire anche un flebile battito.

Respirava!

Era una leggera pulsazione, ma c'era. Emisi un profondo sospiro di sollievo. Mi accorsi di aver probabilmente trattenuto parzialmente il respiro per tutta la durata dell'andata. ma ora sapevo che era vivo... ancora vivo. La cosa mi parve straordinaria, quasi miracolosa.

"Mi sente?" domandai incerta sperando in una risposta che per mia fortuna arrivò con un grugnito sofferente.

"Deve aiutarmi a sollevarsi. Non ho le forze per tenerla in piedi ed accompagnarla fino all'ascensore. Sono pochi passi, ma deve aiutarmi" chiesi supplichevole tenendogli stretta la mano.

Quest'ultimo aprì lentamente gli occhi e mi stupì quando scoprì i suoi occhi essere d'un grigio disarmante. Limpidi e cristallini, ma al contempo velati d'una sofferenza immane, di certo non causata solo dalle sue condizioni di salute, o per lo meno questa fu la sensazione che mi trasmisero.

Scosse il capo acconsentendo, forse più a sé stesso che a me, e cercò dolorosamente a spostarsi al di fuori dell'abitacolo. Gli cinsi il busto e gli feci appoggiare il braccio attorno al mio collo cercando, con estrema fatica, a dargli sostegno nella camminata. Con una forza che neppure io credevo di possedere, giungemmo finalmente il pianerottolo del mio appartamento ed entrammo al suo interno ritrovandoci sommersi da un'incredibile caos; di certo non aspettavo alcune visite imminenti.

I fogli disordinatamente impilati ed i post-it attaccati a qualsiasi superficie liscia della stanza, rendevano l'ambiente incredibilmente caotico donandogli un aspetto totalmente trasandato.

Con gli ultimi sforzi riuscimmo a camminare fino al sofà dove, con tutta la delicatezza possibile, lo feci distendere. I suoi occhi ora erano chiusi in una smorfia di dolore e teneva la mascella serrata per cercare di trattenere un lamento. Vagai con lo sguardo lungo tutto il suo corpo cercando di capire l'origine di tutto quel sangue ormai secco che per fortuna non aveva lasciato alcuna scia durante il nostro passaggio.

Senza chiedergli il permesso mi accovacciai all'altezza del divano e gli alzai la maglietta in un punto dove sembrava più macchiata di sangue, ma appena lo feci mi sentì afferrare con forza il polso.

"Controllo solo le tue ferite, non ho alcuna intenzione di farti ulteriore male" sussurrai posando la mia mano sulla sua spostandola dal polso ora dolorante.

Dopo aver alzato il lembo di stoffa non trovai ciò che mi sarei aspettata di vedere. Non era presente alcuna ferita profonda o altro che potesse ricondurre alla mole di sangue che lo ricopriva, bensì erano presenti dei tagli superficiali, molto distesi, ma non affatto importanti. Di scatto spostai il mio sguardo sul suo viso ancora dolorante. Guardai anche in altri punti del corpo, come le spalle o il torace, ma non vi trovai alcuna lesione severa se non ancora leggere lacerazioni. Se non era affatto ferito, allora cosa causava il suo dolore? e da dove proveniva tutto quel sangue?

All'improvviso spostò le mani sulle tempie, si incurvò portandosi le ginocchia al petto che si gonfio per poi rilasciare un grido agghiacciante che mi fece ricadere all'indietro dallo spavento. Non avevo idea di cosa fare, non riuscivo a capire l'origine della sua agonia. Più lo fissavo, meno riuscivo a capire cosa gli stesse accadendo. Si rannicchiò ancora di più e vidi alcune lacrime solcargli gli zigomi.

Con timore e lentamente mi riportai alla sua altezza e posai una mano sulla sua schiena. E poi iniziai a muoverla cercando di dargli conforto e mi venne di canticchiare una melodia, una canzone che in quel momento mi parve molto familiare, anche se non ricordavo di averla mai sentita.

"Moon river, wider than a mile. I'm crossing you in style some day..." mi apparvero in mente immagini di una bambina stesa sul letto a guardare le stelle dipinte sul soffitto, mentre un carillon suonava la stessa melodia che stavo intonando.

"Oh, dream maker, you heart breaker. Wherever you're goin', I'm goin' your way..." la porta della cameretta della bambina poi si aprì lasciando entrare una bellissima donna, che riscaldò il cuore della bambina sorridendole dolcemente.

"Two drifters, off to see the world. There's such a lot of world to see..." Quella bambina ero io.


" Quella bambina ero io

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NOTA AUTORE

Sono molto elettrizzata per questa storia e sono piena di idee per i capitoli successivi che scriverò appena ne avrò occasione. Ora sono sommersa dagli esami, ma appena troverò tempo libero alla sera pubblicherò qualche capitolo.

Spero che fino ad ora la storia vi abbia incuriosito! Fatemi sapere cosa ne pensate ed ogni recensione costruttiva è ben accetta!

Al prossimo capitolo! Ω

Dark SecretsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora