Sadness.

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Un altro giorno in questa stanza bianca, piena di luce, così accecante.
Non credo riuscirò a sopportare ancora per molto la cosa.
Ho 18 anni, 6 ne ho passati negli ospedali.
Adesso sono di nuovo qua, tre queste quattro mura.
Ho avuto un collasso, ieri.
Oggi mi hanno diagnosticato un cancro.
Ho sconfitto due tumori, adesso ne ho uno al cervello.
Adesso mi rimangono si e no sei mesi di vita dalle analisi dei dottori.
Bella merda.

"Allora Hemmings, da lunedì riprenderemo con le chemio dopodiché.."

Non lo lasciai terminare, ero così stufo di sentirmi ripetere quella routine.
Lo interruppi.

"Non farò nessuna chemio terapia"

Furono le uniche parole ad uscire dalla mia bocca. Il dottore si accigliò, mia madre spalancò la bocca.

"Ne ora, né più -continuai- non perderò di nuovo i miei capelli, non rimarrò di nuovo senza forze, non tornerò ad essere pallido e livido, non tornerò a sembrare una specie di zombie vivente. Mi dispiace mamma, non c'è più nulla da fare per me, accetto questa cosa, ma non proviamoci ad illudere con queste terapie del cazzo, non mi sta bene morire, ma se devo farlo voglio morire felice"

Fu tutto quello che dissi.
Una maniera distaccata, fredda.
Dopotutto, era la maniera in cui ero diventato. Ero stufo di vivere quella vita, se così si potesse chiamare.

Il dottore uscì, mia madre non parlò.
Potevo intravedere delle lacrime formarsi agli angoli di quegli occhi cielo.
E mi faceva male, mi faceva male vederla così. Ma, dopottutto, come può stare una madre che sa che a distanza di si e no sei mesi perderà suo figlio è che non può farci assolutamente nulla? Male.
Non trovo un altro aggettivo.

"Mamma, non piangere, stai tranquilla."

Le sorrido.
Voglio rassicurarla.
Farle vedere che dopotutto, io sto bene.

"Luke, non è giusto."

Sospirai.
Quante volte l'ho pensato.
Quante volte ho pensato che la mia vita fosse ingiusta.
Quante volte ho imprecato contro Dio perché mi aveva fatto questo.
Quante volte ,al contrario, l'ho pregato affinché tutti questo finisse.
'Perché un ragazzo così giovane dovrebbe affrontare la morte così presto?' 'Perché a me?'
Mi sono chiesto tante volte.
Poi sono arrivato alla conclusione di dire 'perché non a me?' Dopottutto nessuno se lo merita, non perché sei giovane lo meriti meno di un anziano.
Tutti meritano la vita e se a me la possibilità di vivere è stata negata posso solo accettarlo.
Posso solo vivere quel tempo che mi è rimasto prima che il mio destino si compia.
E lo farò, io vivrò.
Vivrò per quei sei mesi che mi rimangono.
Lontano da tutto e tutti.
Dove nessuno sa.
Voglio vivere per essere degno di morire.

***

Sono ormai due giorni che sono tornato a casa.
Due giorni che vedo mia madre piangere.
Due giorni che vedo mio padre piangere.
Nella mia casa tutti piangono.
Anche io piango.

Piango per tutta quella sofferenza che può provocare alle persone una piccola cellula impazzita all'interno della mia testa.
Piango nel vedere i miei amici trattarmi come se fossi diverso.
Piango nel vedere quanto le persone siano stranamente premurose come me.
Piango nel vedere il mio migliore amico, Calum, che ogni giorno viene a casa mia e mi stringe forte a se come se avesse paura che da un momento all'altro potessi scappare via da lui, per sempre.
Piango nel vedere i miei genitori guardarmi e abbracciarmi come se ogni giorno fosse l'ultimo.
Piango perché forse il pensiero della morte non mi era mai stato così vicino per quante volte io la avessi sfidata.
Piango, per tante cose.
E adesso anche sto piangendo, o meglio, non esternamente, piango dentro di me mentre saluto mia madre prima di imbarcarmi con Calum sull'aereo che mi porterà dritto in Australia.
Sidney, è là che ho deciso di vivere la mia vita, o meglio, i miei preziosi sei mesi di vita.

SPAZIO AUTRICE
Allora, è la prima storia che pubblico perciò abbiate pietà di me.
Il capitolo è corto perché è diciamo una specie di introduzione, quindi d'ora in poi ci saranno capitoli più lunghi.
Che dire, spero vi piaccia :)

Please, lay me by your side. -MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora