Grace's pov
Appena l'aereo atterra scrivo un messaggio a mio padre per avvisarlo e inizio ad aspettare che i portelli dell'aereo si aprano e che la maggior parte dei passeggeri scenda, per evitare di essere spintonata da questi che, impazienti, mi avrebbero fatto perdere la pazienza in fretta.Quando scendo dall'aereo mi rendo conto che, il mio senso dell'orientamento è scarso come sempre e non ho idea di dove dirigermi per ritirare i bagagli. Decido quindi di seguire il resto dei passeggeri del mio aereo sperando che il loro senso dell'orientamento sia migliore del mio e, dopo quelle che sembrano essere ore, finalmente riesco a trovare le mie valigie.
Prima di uscire dall'aeroporto chiamo Rebecca per capire dove si trova e dirle che sto arrivando all'entrata. Mentre aspetto che mi risponda, scendendo dalle scale mobili, la vedo in lontananza con un cartello in mano con su scritto il mio nome a caratteri cubitali mentre urla il mio nome accompagnato da un balletto da lei inventato che sembra imitare una foca che si fa un bagno.
Corro verso di lei per abbracciarla ma, per sbaglio, come sempre, inciampo e le salto a dosso, cadiamo a terra rotolando e ridendo insieme come ai vecchi tempi (questo sarà uno dei tanti momenti in cui la mia goffaggine si manifesterà).
Rialzandomi mi rendo conto che tutti intorno a noi ci stanno guardando con uno sguardo allibito e/o giudicante ma, noi due, ridendo, ci guardiamo negli occhi scoppiamo nuovamente a ridere e decidiamo di dirigerci per raggiungere la macchina di Rebecca.
C'è una cosa che dovete assolutamente sapere su di noi: abbiamo passato la maggior parte delle nostre vite insieme e, anche se negli ultimi due anni non ci siamo quasi mai viste, siamo in grado di leggerci nel pensiero e capire esattamente ciò che l'altra desidera. Perciò quando lei si fermò davanti al MC Donald e si girò verso di me, con un ghigno sul suo volto, non rimasi sorpresa ma piuttosto mi rasserenò sapere che dopo tutto quel tempo lei non era cambiata.
Mentre stiamo mangiando, ricevo una notifica di una email che afferma:
Oggetto: Chiavi appartamento
Sig.ina Marton, le scrivo questa email per informarla che non sarò io a recapitare le chiavi del suo nuovo appuntamento perché, per motivi personali, non potrò incontrarla fino alla sua prima giornata in ufficio, lunedì mattina. Le chiavi sono state consegnate a un altro dei dipendenti dell'azienda che vive sul suo stesso piano e che si troverà a casa al momento del suo arrivo, per consegnarlele.
Cordiali saluti
Alexander Aaron HamiltonRimasi piuttosto alterata e decisi di non rispondere all'email e di dirigermi direttamente verso il mio nuovo alloggio.
Rebecca mi accompagno all'indirizzo indicato nell'e-mail e saremo insieme in ascensore con i miei bagagli dato che erano tanti ed erano pesanti.
Suonammo al campanello dell'appartamento affianco al mio, così come era indicato nella mail del coglione(avevo deciso di chiamarlo così dopo ciò che mi aveva scritto), e ne uscì un ragazzo asiatico, a petto nudo e gocciolante di sudore, che evidenziava i suoi pettorali ben scolpiti, mentre respirava affannosamente guardandoci.
Appena io Rebecca realizzammo ciò che ci si trovava davanti ci girammo in contemporanea per guardarci negli occhi capimmo di aver fatto lo stesso pensiero: questo figone sarà il mio nuovo vicino?
Così dicendo, allungò la mano per presentarsi e stringere le nostre.
Dopo un primo momento di imbarazzo, decisi di sorridergli e porgergli la mano confermando la mia identità.
Rientrò un attimo nel suo appartamento e quando tornò mi porse le chiavi, dategli dal coglione, per aprire la porta della mia nuova casa.Appena aprii la porta rimasi piacevolmente colpita dallo spazio pulito e moderno della stanza che sembrava di risplendere data l'illusione ottica delle finestre di vetro che ricoprono l'intera parete che si affacciano sulla strada.
La prima parte dell'appartamento è un open space che comprende il salotto e la cucina, entrambe in stile moderno. Il salotto era composto da un divano di media larghezza color grigio chiaro e davanti si trova una televisione , sotto ad esso si ritrova un mobile dello stesso colore del divano, entrambi appoggiati a un muro bianco. Dietro il divano si trova l'isola della cucina, è in marmo bianco, abbastanza ampia e accerchiata da quattro sgabelli. La cucina è in legno bianco, attrezzata con elettrodomestici in acciaio inox. Passando per il corridoio si possono trovare tre porte: la prima, sulla destra, si affaccia sul bagno, quella a sinistra sarà quella della stanza adibita al mio studio personale, mentre quella alla fine del corridoio si affaccia sulla camera da letto. Il bagno così come mi aspettavo da un appartamento "americano", è privo di un bidè; ha il pavimento in parquet e i muri sono coperti da mattonelle bianche, i mobili sono in legno scuro, il lavabo e il piatto della doccia sono in marmo bianco mentre le pareti di quest'ultimo sono in vetro.
Per quanto riguarda lo studio, è una stanza praticamente vuota che contiene solamente una scrivania è una libreria in mogano, che puoi abbellirò io secondo i miei giusti.
La camera da letto è quella che mi sconvolse più di tutte perché, a differenza di tutte le stanze dell'alloggio, non aveva le pareti bianche ma nere con però i mobili bianchi e rispecchia perfettamente i miei gusti personali. La stanza è collegata a una piccola cabina armadio (per modo di dire piccola, era immensa per i miei canoni) e fece gridare con entusiasmo sia me che Rebecca. In questo modo mi resi conto che durante la perlustrazione della mia nuova casa mi ero portata dietro la mia migliore amica e il mio nuovo vicino di casa senza accorgermene a causa del tanto entusiasmo.
Dopo esserci salutati, decisi di digeste i bagagli, farmi una doccia rilassante per togliere la stanchezza e prepararmi psicologicamente al mio primo giorno di lavoro nell'azienda "Hamilton Company".
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Scommettiamo insieme
ChickLitEstratto: Alexander Hamilton: "Grace, ti presento mio figlio Alexander Aaron Hamilton; lui sarà il tuo supervisore nei prossimi 3 mesi." Quando lo vidi entrare dalla porta seppi che la mia vita sarebbe andata a puttane perché, Alexander Aaron Hamilt...