L' Altra Metà Del Mio Cuore.

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"Dopo che la natura umana fu divisa in due parti, ogni metà per desiderio dell' altra tentava di entrare in congiunzione e cingendosi con le braccia e stringendosi l' un l' altra, se ne morivano di fame e di torpore per non voler fare nulla l' una separatamente dall' altra".
-Platone, dal Simposio (384 a. C.)

“Il volo per Milano è stato cancellato per le previsioni del tempo” - avvisa la voce gracchiante dall'altoparlante.

'Volete sapere che ci faccio qui?'

Bene, ricapitoliamo.

Dopo la morte di mamma, sono morta anch'io dentro.

Sono cambiata.

Non mi piaceva più niente.

Ero totalmente assente da tutto ciò che mi circondava.

A scuola provavano tutti pietà per me, mi guardavano tutti come una povera bambina africana ma comunque una bambina africana che non possono aiutare.
Che nessuno vuole aiutare.

 Le mie amiche ci sono state, ci sono state sempre.

Loro mi hanno aiutato a uscire dal tunnel e provare a divertimenti un po'.

Mi hanno spinto tra le braccia di Matteo, perché allora era la mia roccia.

Mi hanno sorretto dopo la rottura con Matteo e hanno raccolto i miei pezzi dal pavimento.

Mi hanno incoraggiato ad andare a quello stupido 'gruppo degli depressi anonimi'.

Poi lì ho incontrato 'occhi color mare'.
E mi sono imbattuta in lui altre mille volte, letteralmente.

Così ho scoperto che Luca era uguale a me.
Ci siamo conosciuti meglio, trovati, amati e poi….
sono scappata.

Quando, un giorno d' inverno, si è inginocchiato difronte a me con un anello nell' altra mano e mi ha chiesto: "Vuoi diventare la mia metà mancante?"

'Che romantico!' - voi direte.

Peccato che per me, è stato orribile.
Un nodo alla gola mi bloccava il respiro, il cuore sembrava essersi fermato e poi… tutto buio.

Solo la paura che mi guardava.

Così sono scappata.
Di nuovo.

Sono tornata a casa, ho messo le prime cose che mi capitavano fra le mani in una vecchia valigia.

E ora sono qui, in aeroporto, da ben 3 ore.

Telefono spento.
Lacrime agli occhi, che bussano per scorrere libere.
E un cuore che fa male.
Valigia rossa a presso per un viaggio senza meta.

Sono seduta da ore ormai qui, su questa panchina metallica dell'aeroporto.

Sono salite e scese mille persone, mi sono passate accanto centinaia di tipi di persone, ho assistito ai quei famosi 'addii strappalacrime' delle coppie innamorate, ho sentito perfino la rottura di una coppia per colpa di un tradimento.

Volevo scappare ed eccomi qui ferma all'aeroporto senza nemmeno prendere uno dei mille aerei che sono partiti fino adesso.

Ok, lo ammetto non l'ho fatto perché sono claustrofobica e soffro anche di vertigini.

Quindi non credo sia molto opportuno prendere un aereo date queste prerogative.

Allora mi limito a stare seduta e guardarmi intorno, dopotutto non è così brutto qui.

L'atmosfera è calda, accogliente e dà vita a ogni persona, anima ed ogni azione.

È come essere al cinema.
Ogni persona ha un film dentro da raccontare, ha vissuto un' avventura pazzesca o una storia d' amore unica.

Le persone formano uno strano caos, un disordine perfetto.

Da lontano sembrano dei puntini che si sovrapongono ad altri puntini, ma se guardi attentamente puoi vedere che questi puntini seguono una linea propria e immaginaria che porta tutti nello stesso punto.

Quel punto può essere il punto d'origine o il punto finale.

Anche io speravo in un nuovo inizio, per la mia storia.

Credevo di meritare una nuova storia.

Una nuova chance, per rinascere e vivere di nuovo. 

Ma la verità è che ho paura.
Una maledetta paura, di tutto questo. 

Ho scoperto che l' aeroporto è peggio di un bar per pettegole, qui tutti sanno tutto di tutti.

Quindi, ovviamente, dopo alcuni minuti la gente intorno a me hanno cominciato a parlare e chiedersi:
'Cosa ci fa da sola una ragazzina all' aeroporto?',
altri
'È scappata di casa! Chiamiamo i carabinieri!'
oppure
'L' hanno abbandonata, poverina!'.

Solo una signora anziana mi si è avvicinata. 

"Soffre per amore, signorina?
Quello è proprio uno sguardo da innamorata.
Sisi, sono sicurissima.
In queste cose non mi sbaglio mai. Anche io sono stata innamorata.
Sa signorina, anche se sono molto anziana vedo ancora molto bene.
E vedo molta paura.
Paura d' amare che leggo nei suoi occhi.
Non serve avere paura.
L' amore è la cosa più pura e preziosa che ci sia al mondo.
Tutti meritiamo di amare, amare fino all' ultimo respiro.
Amare fino alla fine.
Perché anche se arriva la fine, l' amore non finisce.
L' amore dura, rinasce e vive nei nostri cuori per sempre."

E poi mi ha raccontato la sua storia.

"Sa, oggi è il mio compleanno.
Ho compiuto 70 anni.
Ho due figlie e tre nipotini a casa, che mi aspettano per festeggiare.
Ma io preferisco stare qui per un po'.
È qui che ho visto per l'ultima volta mio marito.
È partito per un viaggio di lavoro 32 anni fa'.
A Londra però non è mai arrivato.
Un brutto maltempo ha fatto precipitare l'aereo.
Con lui anche gli altri passeggeri sono morti.
È stata una tragedia, è vero.
Ma non dó a nessuno la colpa. Se Dio ha deciso di portarlo con lui, va bene così.
So che è al sicuro, ora.
E presto ci potremmo incontrare, di nuovo.
Sarà un giorno bellissimo.
Sarà il giorno in cui il mio cuore potrà essere nuovamente completo.
E solo allora sarò di nuovo completa.
Ora è come respirare a metà, ma continuo a vivere per tutte e due finché non sarà il mio momento."

Poi il suono del suo telefono, le indica l' arrivo di un messaggio che mi fa vedere sorridente:
'Quando vuoi tornare a casa, noi siamo qui. Ti aspettiamo. Salutaci papà.'

E mi saluta dicendo:
"Anche se hai paura, anche se fa male vivi quel amore.
Si respira meglio con la propria metà accanto.
Buona fortuna.
Arrivederci, signorina".

E va via.
Come sono andate via altre mille persone da questo aeroporto.

Come sono tutti andati via per continuare la loro storia o per scriverne una nuova.

Così tocca a me.
Faccio la mia mossa.

Respiro.
Accendo il telefono.
Aspetto.

'Sono all'aeroporto. Vieni a prendermi.'

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