La stazione di Little Hope

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La scorsa notte faceva parecchio freddo, così mi sono diretto verso la vecchia stazione. Non ho una casa, né una famiglia ad aspettarmi, solo la fame di un senzatetto che vive mugugnando qualche storiella al prossimo. Credo di ricordare che stessi saltellando qua e là, cercando di non calpestare le crepe a guardia delle mattonelle, quando riuscii a vederla. L'ingresso principale era stato sbarrato tempo prima dagli operai di una fabbrica nelle vicinanze, fu la città stessa a chiederlo. Evidentemente la nostra presenza non era gradita.

Scavalcai come mio solito la recinzione. Usavo spesso gli elettrodomestici abbandonati da quegli stronzi come spessore, data la mia bassa statura, e questa volta la mia vittima fu una lavatrice dimenticata lì da solo Dio sa quanto. Presi a calci il rottame sotto lo sguardo divertito della luna, i rimbombi facevano un bel casino nel silenzio della zona industriale, vuota a quest'ora. A volte lo faccio per sentirmi vivo, o sentire qualcosa in generale, a volte borbotto metafore sulla vita che solo io sono in grado di comprendere, perse tra i fumi dell'alcol, a volte, semplicemente, sto zitto. Smisi di divertirmi quando sentì il vento arrivare e colpire alla schiena, come i codardi, immaturi e bastardi. Lo facevano sempre, mi accerchiavano in quel dannato cortile. Poi, chiudevo gli occhi e...

Il lugubre verso di qualcosa mi ha riportato alla realtà. Un Corvo. Di notte, se non fai abbastanza attenzione, potrebbe succedere di tutto. Ho sentito molte volte quelle bestie gracchiare, urlare, ma mai così intensamente. Sembrava che stavolta fossero loro ad avere paura, a rantolare per colpa delle industrie e ,onestamente, non credo le ciminiere li faranno vivere ancora a lungo. Continuai a camminare per qualche minuto, fino a che non giunsi ai binari fatiscenti che un tempo annunciavano l'arrivo alla stazione di Little Hope. Nonostante il degrado, i fanali della ferrovia lampeggiavano con parecchia foga, quasi come a voler dire al mondo di essere ancora vivi, dopo essere stati abbandonati al loro destino. Ma quando ti dirigi alla vecchia stazione, o sei un ragazzino in cerca di uno spavento, o sei un disperato che non ha nulla da perdere. Guardai il cielo un'ultima volta e una goccia cadde sulla mia fronte. Stavolta una panchina non sarebbe bastata per passare la notte. Sapevo che mi sarei dovuto immergere nella carcassa di un treno veterano, tra vetri rotti e sedili di pelle logori. Forse lì il temporale non mi avrebbe raggiunto.

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