Capitolo 1.

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Le porte finestra sbatterono forte. Il rumore impetuoso non si placava, raggiungeva la cucina, la camera da letto fino a quella degli ospiti. Fuori il tempo era grigio, ancora nessuna goccia di pioggia aveva toccato l'asfalto, ma il vento era impazzito, come se qualcuno si fosse burlato di lui e lui avesse scatenato il peggio di sè, entrando nelle camere e sbattendo tutte le porte, indiavolato.
Ginevra provò a chiudere tutto, eppure si doveva aggrappare sempre a qualcosa di fisso, immobile per la paura di volare via fuori dalle finestre.
Il silenzio divenne pesante quando riuscì a chiudere anche l'ultima porta finestra, era cosi pesante che le sembrava rimbombasse dentro alla sua testa, il vuoto delle stanze era come se fosse più ampio. Lei si fermò un'istante alla ricerca di un rumore. Il vento fischiava, lamentandosi di essere rimasto fuori, Ginevra sorrise immaginandosi che la sua insistenza fosse dovuta al fatto che il vento volesse trascorrere un po' di tempo assieme a lei.
Mentre si immaginava il vento come una figura mitologica prese uno di quei sacchetti con una giusta porzione di pop corn e lo mise in microonde, 60 secondi ed erano pronti.
Inserì il DVD del film affittato qualche ora prima ed accese la televisione, spense la luce del soggiorno e si sdraiò sul divano.
Adam Sandler sedeva sulla sua scrivania, il muro blu, il vestito blu, lui decentrato a sinistra.
Quando il film finì si alzò, stiracchiò le braccia e si diresse verso il bagno.
Guardò il telefono e vide un messaggio vocale da Marta.
-Ginni, ho avuto un problema in casa per colpa del vento forte, domani mattina mi potresti sostituire a lavoro per favore?-
Ginevra rispose ok.
D'altronde la sua vita non era molto movimentata, la mattina non aveva poi cosi tanti piani se non dare da mangiare al suo gatto e dare l'acqua alle piante.
Ginevra proveniva da una famiglia agiata, suo padre era un'imprenditore tessile milanese, sua madre una psicologa, lei si era laureata in Lettere con l'intento di diventare una scrittrice, ma finì a lavorare in una piccola pasticceria nei borghi milanesi, a servire i dolci che Gianluca, il vecchio pasticcere e proprietaro, preparava.
Lavorava da tre anni in quella pasticceria, le piaceva stare li dentro, i clienti non erano molti, avevano soltanto tre quattro tavolini esterni al negozietto, ma la clientela abitudinaria la rincuorava nel suo lavoro, non che si trovasse male con Gianluca, lui, sulla sessantina, le raccontava della Sicilia e di come da piccolo rubava le ricette dei dolci di sua nonna. Ginevra lo vedeva come un appassionato cronico, quel tipo di persona che aveva esaltato la sua passione da quando era in fasce e se la sarebbe portata avanti fino alla morte. Lei non si vedeva affatto cosi, era monotona nella sua quotidianità ma non le piaceva mai appassionarsi soltanto su una cosa. Lavorare in pasticceria le piaceva ma non in modo cronico, non la esaltavano i dolci e nemmeno le loro ricette la ossessionavano ma non li disprezzava nemmeno, il suo stabilizzarsi a metà tra il disinteresse e l'ossessione le permetteva di lavorare in pasticceria senza sentire la necessità di dover cambiare.
I soldi le bastavano per vivere bene, l'appartamento in cui stava era di famiglia e quindi non pagava nulla se non le bollette, si trovava al sesto piano di un palazzo nelle vie adiacenti al Duomo, il suo gatto le faceva compagnia e qualche volta alla sera usciva con qualche amica. Ma non le piaceva molto il mondo sociale di Milano, si sentiva distante da quella bolla mondana, o forse si sentiva dentro alla sua bolla e fuori dalla realtà, isolandosi da ciò che la circondava. Era raro che lei si legasse a qualcuno, nonostante la sua età non aveva mai avuto una relazione seria. Non riusciva ad innamorarsi di qualcuno e solitamente dopo un periodo breve di conoscenza l'annoiava dover portar avanti una relazione che avesse una certa stabilità. Non riusciva a capirne i meccanismi, non riusciva ad affezionarsi.

Il giorno dopo si sveglio verso le sette, si preparò in fretta ed uscì di casa. Guardò le strade ed il vento aveva distrutto qualche ombrellone da bar e dei vasi erano caduti dalle terrazze milanesi, l'asfalto era umido e scuro, le pozzanghere qua e là ricoprivano le buche delle strade e dei marciapiedi, imponendole di camminare a zig zag per evitarle.
Ginevra si accese una sigaretta mentre guardava la città ancora mezza vuota.
Una volta arrivata in pasticceria, prese le chiavi ed apri la serranda, rivelando la vetrata.
Una volta entrata accese le luci ed iniziò a sistemare qualche sedia fuori posto.
Nemmeno una decina di minuti che arrivò il primo cliente. Giovanni aveva sui 50 anni faceva il broker nella banca li vicino, ordino la solita colazione, caffè macchiato,spremuta ed una pastina al pistacchio, ed uscì a fumare una sigaretta mentre Ginevra la preparava.
Si scambiarono poche parole, le solite convenzioni sociali per poi finire la colazione ed andare a lavoro.
La mattina scorse lentamente, verso le dieci aveva ricominciato a piovere e le persone scarseggiavano.
Ginevra era appoggiata coi gomiti sul bancone a guardare il cellulare, la sala era vuota, quando ad un certo punto un taxi si fermò proprio davanti alla pasticceria. Lei guardò incuriosita e vide un ragazzo scendere dall'auto, prendere una valigia dal bagagliaio per poi entrare di fretta nel negozio.
-Salve- disse in modo agitato mentre cercava di lasciare la valigia in un angolo.
-sono Ludovico, il nipote di Gianluca, tu sei Marta vero?-
-oh piacere, no sono Ginevra, Marta ha avuto un inconveniente e non è riuscita a venire stamattina-
-ah mio zio mi aveva detto che avrei trovato lei- fece qualche secondo di pausa per riflettere -comunque va bene, lui non c'è?-
-no di solito arriva verso le due o le tre del pomeriggio-
-cavolo- si girò a guardare fuori, pioveva a dirotto
-mi toccherà aspettarlo qua-
Ginevra annuì -non mi ha mai parlato di lei-
-non avevo dubbi- disse il ragazzo sorridendo per poi prendere il cellulare dalla tasca e guardare l'ora
-vengo dagli Stati Uniti, vivo lì-
Ginevra spalancò gli occhi non aspettandoselo minimamente.
-ed è venuto in Italia solo per vedersi con Gianluca?-
-mmm no, abbiamo degli affari da sistemare ma dammi del tu per favore, siamo praticamente coetanei- disse per poi girarsi di spalle e scegliere il posto migliore per sedersi.
-ti posso portare qualcosa?- chiese la ragazza dopo qualche secondo di silenzio
-una cioccolata calda per favore e....- guardò il bancone di dolci - un paio di meringhe al caffè-

Meringa al Caffè Where stories live. Discover now