Capitolo 3.

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Le mani affusolate stringevano la tazza di thé caldo. Ginevra era seduta sul suo divano, in pigiama, le gambe erano rannicchiate sotto la sua copertina di flanella mentre cambiava continuamente canale in cerca di qualche programma interessante. La sua testa era altrove, Ludovico le aveva spiegato che Gianluca stava per lasciargli la pasticceria, con l'intenzione di non lavorarci più, con la speranza che lui portasse la pasticceria in un mondo più moderno e meno antiquato di vivere i dolci, le aveva detto che Gianluca era stufo di quella vita, era stanco di quella quotidianità e che un giorno, qualche mese prima, lo aveva chiamato, chiedendogli di fare un affare con lui.  E ad ogni parola che lui le diceva, Ginevra lo guardava stupefatta, sussurrando ripetutamente un 'non ci credo' , quella notizia l'aveva immobilizzata. Incredula tornò a casa pensando e ripensando all'immagine che si era fatta di Gianluca. Svanì nel suo immaginario la credenza che il suo più puro amore fosse la pasticceria, che si sarebbe portato fino alla tomba le sue ricette migliori, distruggendo la convinzione che le passioni non bruciavano mai, che non si trasformavano in cenere, o almeno distruggendo la convinzione che la passione di Gianluca non si sarebbe mai spenta. Iniziò a farsi mille domande mentre alla tv non trovava nulla che le fermasse i pensieri. Decise di spegnerla ed andare a dormire. Pensò a Ludovico prima di addormentarsi, a come le aveva stretto la mano tre volte.

-Gianluca ti posso parlare un'attimo?- disse Ginevra entrando nel laboratorio dell'uomo.
-certo! ho cinque minuti per una sigaretta-
La pasticceria era vuota, era ancora troppo presto perché qualcuno si facesse vivo. 
L'aria era ancora fredda e profumava di notte fonda e di nebbia.
Gianluca accese la sigaretta a Ginevra mentre lei cercava di elaborare un modo per potergli chiedere delle spiegazioni, ma riuscì soltanto ad essere diretta e sincera.
-Ludovico mi ha detto che lasci la pasticceria a lui..perché non ce ne hai parlato?-
Gianluca alzò le braccia, come se avesse dovuto capire fin dall'inizio perché la ragazza voleva parlargli.
-che sciocco! Gli avevo esplicitamente chiesto di non dirvelo, beh ormai lo sai e immagino tu lo abbia già detto a Marta -
-no non le ho detto nulla-
-allora ascoltami Ginni, sono molto stanco di starmene qua, sono stanco di queste vie, sono stanco di Milano e dei milanesi, sono stanco di svegliarmi alle tre di notte o di non dormire proprio, sono solo molto stanco e l'amore che provo per i dolci non è più abbastanza, capisci?-
Ginevra lo fissò in volto, fu come se improvvisamente qualcuno gli avesse scolpito le rughe sul viso, scavato le occhiaie ed ingrigito i capelli. Lo vide più anziano del giorno precedente, quelle parole, la sua stanchezza si appoggiarono sui suoi occhi e ne invasero i lineamenti, dandogli un senso -..vedi, io vi voglio molto bene, e lo sai, ho sempre cercato di creare un rapporto con voi e l'ho fatto perché non ho mai avuto figli miei, perche in tutti questi anni ho pensato solo a questo..- si girò indicando il negozio -..non ho mai trovato il tempo per l'amore, per farmi una famiglia, e non ci ho mai pensato, mi dicevo di essere giovane anche quando non ero più giovane, ed ora...ora è come se la vecchiaia fosse arrivata tutta d'un colpo,come una bufera, e io non so dove nascondermi per evitare di morire di freddo, mi capisci?-
Ginevra lo fissò intensamente, le sue parole erano forti ed intense, lui era di una tristezza estremamente sincera, cosi veritiera che Ginevra era quasi spaventata da quell'ondata di dolore. Era la solitudine che sentiva che lo aveva portato a quel punto.
-Ludovico non saprà mai occuparsi di questo posto come hai fatto tu-
-questo lo possiamo sapere, ma mi affido a lui, è un bravo ragazzo-
Per tutto il resto della giornata Ginevra sentì un nodo in gola, era malinconia di un momento che non era ancora avvenuto. Pensava a quando Gianluca avrebbe smesso di lavorare, a quando se ne sarebbe andato, pensava a come non avrebbe avuto senso per lei continuare a lavorare in pasticceria. Osservarlo lavorare era una delle cose più belle a cui lei pensava di aver assistito nella vita.
La sera quando tornò a casa, i piedi si erano fatti pesanti, le scale per arrivare al suo appartamento sembravano essersi duplicate nel corso del pomeriggio e le chiavi si erano incastrate in un strappo della sacca interna della sua vecchia borsa. E cosi prima di arrivare al suo ultimo gradino fece rovesciare tutto per sbaglio.
Mascara, portafoglio, monetine, accendini che non funzionavano, scontrini vecchi, rossetti mai usati, assorbenti, tutto che cadeva sulle scale.
-MERDA- imprecò per poi cercare di recuperare le cose ed inserirle nella borsa.
Quando finalmente riuscì a prendere le chiavi ed arrivare davanti al portone del suo appartamento, vide un mazzo di fiori appoggiato sullo zerbino.
Non c'era nessun biglietto, soltanto un cartoncino dove c'era scritto -Dahlia Brown Sugar-
Ginevra entrò in casa, prese una bottiglia d'acqua vuota, tagliò la parte superiore e la riempì d'acqua per poi immergere i fiori.
Gli guardò qualche istante per poi prendere il cellulare e digitare la scritta su google. Comparvero le immagini di quello stesso fiore.
Era convinta fosse Guido.

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⏰ Last updated: Nov 27, 2021 ⏰

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