Prologo.

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There was a boy
with the world in the palm of his hands

bright like a star, but he burned everything
that he had

~*~

Estate 2020, fine del Quarto Anno di Albus.

"Muoviti, Scorpius!"

Una risata riecheggiò tra le scale impolverate di Grimmauld Place, che scricchiolarono infelicemente quando i due ragazzi arrivarono finalmente all'ultimo gradino. Albus si voltò a guardare il suo amico, ansimante ma dietro di lui, e fece un mezzo sorriso.

"Sicuro che possiamo stare qui?" chiese Scorpius, guardando dubbioso Albus che si addentrava nel corridoio buio. "Tuo padre..."

"Senti, è stato Sirius a dare in eredità questo posto a mio padre. E io, in quanto suo figlio, avrò pur qualche diritto in merito, no?" fece il ragazzo, voltandosi a guardarlo con un sopracciglio alzato. "In più, tu sei un Black. Nessuno ha più diritto di noi di essere qui."

"Io non sono..." iniziò ragionevolmente Scorpius, prima di perdersi ad osservare il ritratto di una donna con un gufo appollaiato sulla spalla. Una sua antenata, probabilmente. Scosse la testa, riportando la sua attenzione sull'amico. "E l'elfo domestico si è comportato in modo strano. Kreacher, vero? Quando ti ha visto, sembrava come se... Come se ti conoscesse. Ti ha chiamato-"

"Regulus." finì per lui Albus, fermo alla fine del corridoio. Scorpius fece qualche passo avanti, e quando arrivò accanto a lui si ritrovò a fissare il bellissimo ritratto a sua volta. Quando gli occhi grigi del ragazzo incontrarono il suo sguardo, si trovò inspiegabilmente a trattenere il fiato. "Mi ha chiamato Regulus."

"Non è che non mi vada di stare qui," disse Scorpius, mantenendo bassa la voce. "È che mio padre non parla mai di questa parte della sua famiglia. È come se..."

"Come se ci fosse qualcosa da nascondere." concluse Albus, con una luce più incuriosita che spaventata negli occhi verdi. "Un motivo in più per indagare, no?"

Albus ripensò tante volte a quel giorno, al buio di Grimmauld Place e a quell'aria antica, decadente ed elegante che emanava l'edificio. I mobili impolverati di finitura perfetta, le stanze infinite, i tappeti scuri e le alte, altissime finestre - c'era qualcosa di quella casa che la faceva sembrare una fortezza, una fortezza nera e oscura come le persone che l'avevano abitata.

Ma gli occhi grigi e malinconici di Regulus non lo avevano abbandonato per lunghi mesi. Aveva l'aria di essere fermo, immobile nel tempo e nello spazio, un libro impolverato da aprire che prometteva segreti.

Passarono il pomeriggio intero a rovistare tra le stanze di Grimmauld Place, prima di tornare a casa - ma Albus sapeva già nel profondo che lì ci sarebbero tornati. Che quel posto, in qualche modo, era più importante di quello che credevano.

Quello che non sapeva, però, era che da quel momento la sua storia si sarebbe complicata, intrecciata con quella di tanti altri e aggrovigliata, come un enigma da risolvere. Ed era una storia che iniziava da lì, dal ritratto del ragazzo che era morto senza fare rumore, cambiando le sorti di una guerra.


~*~

Spazio Autrice

Non mi sono mai piaciuti troppo gli eroi.
Quelli nella loro armatura dorata e scintillante, che da un giorno all'altro decidono di cambiare il mondo. Sono attraenti, è vero - è bello pensare che per gli esseri umani sia facile, spontaneo e naturale tendere verso il bene, un bene che possono creare e costruire dal nulla.
La verità è che non è così. Il mondo non è fatto di idealisti, come Harry e James - il mondo è fatto di ombre, di sfumature, di gesti che rimangono incompresi.
E voglio che questa storia sia per tutti loro. Per le persone come Albus, che non sentono di appartenere a quel bene lucente che gli viene proposto con tanta urgenza e forza. Alle persone che non si sentono veramente a loro agio da nessuna parte, che sono talmente abituate ad adattarsi da essersi dimenticati com'è essere se' stessi, senza filtri. E per le persone come Regulus, che disprezzerebbero chiunque li chiamasse eroi. Le persone che hanno scelto la loro strada in silenzio, guidati dall'amore per qualcuno. Che non hanno chiesto una redenzione perché non avrebbero potuto accettarla, e che hanno sacrificato tutto quello che avevano in nome di una scelta.
Ho inserito in questa storia molti discorsi che mi toccano molto, come il rapporto tra fratelli e tutto ciò che ruota attorno al personaggio di Piton. Non siete obbligati ad essere d'accordo con me, naturalmente, e qualsiasi critica costruttiva sarà bene accetta. Sono contenta di parlare di quello che volete, anche se non vi è piaciuto.
Non è una drarry, ma spero che sarete in grado di apprezzarla comunque. E non è propriamente un seguito di Golden, quanto piuttosto l'altra faccia della medaglia: Golden é l'universo parallelo, perfetto e dorato, la storia di Harry come io l'avrei voluta. Questa, invece, é la realtà dei fatti, quel diciannove anni dopo della saga originale secondo la mia personale interpretazione - ma è una storia che valeva comunque la pena di raccontare.
Grazie dell'ascolto, fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona lettura,
l'autrice

Stardust. ||Regulus Black ffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora