Silver eyes
Hoping for paradise
I've seen it a million times,
cry~*~
"Albus? Sei tu?"
"Sono a casa!" annunciò allegro Albus, facendo risuonare le chiavi nel piattino all'ingresso.
Si prese il suo tempo per entrare in salotto, dove Harry e Ginny sedevano attorno al tavolo. Albus si avvicinò con un mezzo sorriso, e allungò un foglio in mezzo a loro.
"E questo cos'è?" chiese sua madre, lanciandogli un'occhiata. "Un certificato?"
"Ha il timbro del notaio del Ministero." fece Harry, prendendolo in mano e accigliandosi. "Che cosa hai fatto?"
"Ho cambiato legalmente il mio nome." iniziò Albus, un po' nervoso, stringendosi le mani. "Non vi preoccupate, non è un grande cambiamento. So di non essere maggiorenne, ma Teddy ha messo una buona parola per me."
"Albus Regulus Potter." lesse Harry, alzando finalmente il suo sguardo su di lui. Sembrava sorpreso, ma non arrabbiato. "Oh, Al... Perché l'hai-"
"Io... Penso solo che si adatti meglio a me, papà, tutto qui."
Harry fece per dire qualcosa, ma uno sguardo con Ginny gli fece cambiare idea. Lei sorrise quietamente ad Albus, e fece per alzarsi, dandogli un bacio sulla fronte. "Ti aspetto fuori, Harry."
"Già, arrivo." iniziò Harry, mentre lei salutava Albus e spariva nell'ingresso, richiudendosi la porta alle spalle. Albus rimase in attesa, sentendo suo padre fremere dalla voglia di dirgli qualcosa.
Harry esitò, alzandosi e schiarendosi la gola. "Non abbiamo... Non abbiamo potuto parlare molto, dopo la fine del processo. Mi dispiace. Non voglio che tu torni ad Hogwarts pensando che io non abbia fatto tutto il possibile per salvarlo."
"Ma si è salvato." obiettò Albus, inclinando la testa. "L'hanno assolto."
"L'hanno assolto." ripeté quietamente Harry, con un'espressione tormentata sul viso. "Ma, Al..."
"Papà, so perché il signor Malfoy è stato assolto." iniziò Albus, improvvisamente comprendendo cosa voleva dire suo padre. E trovò incredibile che Harry sembrasse così colpevole, nonostante lo avessero assolto, perché sentiva che fosse una sua responsabilità - e ovviamente non poteva accettare che Malfoy avesse dovuto corrompere i giudici. "Non è importante."
"Suppongo di no." concesse Harry, suo malgrado. "Ma ti avevo detto che Scorpius non sarebbe stato coinvolto, e non è stato così. E non succederà più, hai la mia parola. Mi sono promesso tanto tempo fa che... Che voi ragazzi non avreste dovuto essere coinvolti. Non è la vostra battaglia."
Albus esitò, ma suo padre accennò un sorriso, allargando le braccia. "Farò meglio a raggiungere tua madre fuori, o si arrabbierà con me. Oh, Albus?" disse ancora, voltandosi appena quando ormai era quasi giunto alla porta. Sorrise appena. "Sai cosa? Forse hai ragione. É davvero più adatto a te."
E Albus si ritrovò a sorridere, guardandolo uscire fuori dalla porta, ripetendosi ciò che aveva promesso quando aveva deciso di portare il nome di Regulus: che fosse un monito per ricordarsi non chi era, ma chi poteva essere. Per ricordarsi che, adesso, stava vivendo anche per lui. E avrebbe fatto di tutto per sistemare le cose.
~*~
Harry e Ginny arrivarono al Ministero quando ormai il sole di fine agosto stava tramontando su Londra. Una decina di giorni più tardi i ragazzi sarebbero andati ad Hogwarts, e loro si sarebbero ritrovati ad affrontare la casa vuota di nuovo, per l'ennesima volta. Lo sapevano entrambi, ma entrambi facevano del loro meglio per nasconderlo.
Si separarono al primo piano. Ginny doveva consegnare qualche documento all'ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, ed Harry aveva ricevuto una strana lettera da parte di Shacklebolt che lo invitava con una certa urgenza a presentarsi nel suo ufficio Auror. Harry trovava strano che qualcuno lo invitasse in una conferenza nel suo ufficio, ma dal processo - ovvero da quando Harry aveva ignorato più o meno tutti i suoi doveri da Auror - aveva adottato un profilo piuttosto basso, cercando di sottostare, nei limiti del ragionevole, alle richieste del Ministro.
Quando entrò nel suo ufficio, fu stupito di vedere solo quattro persone: Ron, Hermione, un segretario degli Auror, e Shacklebolt stesso. Dopo averli salutati tutti, si accigliò quando finalmente si rese conto di ciò che si trovava sulla sua scrivania.
"No," iniziò con aria grave. "Quella non sarà..."
"Una profezia." confermò Shacklebolt, più cupo del solito. "Ci è stata recapitata questa mattina. Le sue condizioni di enunciazione non sono ancora del tutto chiare."
"Non sappiamo chi l'ha pronunciata." tradusse Ron, alzando un sopracciglio. "Nemmeno dove, e non sappiamo chi oltre noi l'abbia sentita."
"Welby, faccia sentire la profezia al signor Potter." fece Shacklebolt, allontanatosi dalla scrivania e incitando il segretario con un veloce gesto della mano. "Io non ne posso più."
Harry si avvicinò mentre Shacklebolt usciva dalla stanza, in tempo per vedere la sfera di cristallo tingersi di una cupa sfumatura di verde salmastro. Una sensazione sgradevole di déja-vu si impossessò di lui. Una voce dolce, quasi infantile, riempì la stanza e spezzò il caldo di agosto.
Apri la mente, ascolta con attenzione
la tragedia che si ripete ad ogni generazione:
un potere fuori dal comune si nasconde
negli mani di chi ha imparato a nuotare nelle acque più profonde.
E mentre la guerra copre il rumore
di chi è cresciuto nel dolore
guarderà oltre alla luce abbagliante dell'oro,
metterà fine ai lamenti, troverà il suo tesoro.
Risuona ancora la melodia
dell'eroe che ha smarrito via
ricorda, rifletti, osserva
solo a chi ha la forza di scegliere, grandi cose il fato riserva."A cosa stai pensando, Harry?" chiese Hermione con delicatezza, pochi secondi dopo.
Harry rimase in silenzio, teso e nervoso, e Ron sospirò. "Come pensavamo, significa che questo processo era solo l'inizio di qualcosa di più grande."
"La profezia sembra parlare di un nuovo Prescelto." notò Hermione, lanciando un cauto sguardo ad Harry. "Una persona con un potere fuori dal comune che dovrà cambiare le sorti di una guerra, una ribellione. Dobbiamo iniziare a capire chi possa essere, prendere delle precauzioni, individuare i ragazzi e le ragazze che potrebbero -"
"Lo farò io." ringhiò Harry, alzando furente lo sguardo su di loro.
Ron ed Hermione si lanciarono uno sguardo preoccupato, ma Harry scosse la testa con rabbia. "Non mi interessa di cosa succederà. Lo farò io. Io scelgo la profezia." disse, stringendo con forza il bordo della scrivania. E quando alzò lo sguardo su di loro, il fiero sguardo verde di Harry non lasciò alcun margine di esitazione. "L'ho fatto una volta, e lo farò di nuovo. Non permetterò che nessuno si metta in pericolo, questa volta." Harry esitò, pensando allo sguardo di Albus e alla sua promessa. "Non più."
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Stardust. ||Regulus Black ff
FanfictionSono passati anni dalla fine della guerra. È ormai solo una cicatrice per chi l'ha vissuta, e un'idea dai contorni sbiaditi per chi l'ha solo sentita raccontare. Ma è davvero così? Quei sentimenti di odio, di sprezzo e discriminazione, forse non si...